Tutti i nuovi guai giudiziari di Matteo Salvini

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-02-03

Gregoretti, Open Arms, Sea Watch 3 sono solo la punta dell’iceberg. Lui non molla. Ma se fossero gli italiani a mollare lui?

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Dopo il caso Gregoretti Matteo Salvini rischia un altro processo con l’accusa di sequestro di persona: quello per il diniego di sbarco per la Open Arms. Al solito il leader della Lega ed ex ministro dell’Interno ha subito messo in chiaro che lui non molla e non mollerà mai. Perché in realtà lui non ha fatto nulla di male. Lui ha solo difeso i confini dell’Italia. E lo rifarebbe anche domani, se necessario.

Tutti i processi che aspettano Salvini

Processatemi pure, è il mantra di Salvini, che chiede al suo popolo di fargli sentire tutto il suo calore e tutta la sua vicinanza. Teme, ha detto qualche tempo fa, che qualcuno voglia farlo fuori “per via giudiziaria”. Come il Berlusconi dei tempi d’oro. Ma su Open Arms il nostro non può nemmeno tirare in ballo il Governo. La decisione di bloccare la ONG infatti è avvenuta in completa autonomia a fine agosto 2019, con l’esecutivo ormai allo sbando e senza consultazioni con Conte. Con il ministro dei trasporti Toninelli che dopo aver proposto di portare i migranti in Spagna via mare assieme alla ministra della Difesa Trenta  si rifiutò di cofirmare il decreto che vietava alla Open Arms di entrare in acque italiane dicendo che se l’Europa di voltava le spalle era tutta colpa di Salvini. Da una parte la descrizione plastica dell’uomo solo al comando della chiusura dei porti, dall’altra quelli dell’umanità ad intermittenza che di lì a poco avrebbero addirittura rivendicato un ruolo decisivo nell’aver frenato l’ex titolare del Viminale.

 

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Ma non è finita qui. Oltre alla già citata vicenda di nave Gregoretti, sulla quale si dovrà esprimere il Senato nel merito della richiesta di rinvio a giudizio per rimanere in tema ad aprile 2019 l’allora ministro dell’Interno è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di sequestro di persona per la vicenda della Sea Watch 3. I fatti sono quelli che riguardano il divieto di sbarco dei migranti, costretti a bordo della nave della ONG dal 24 al 30 gennaio 2019. A settembre gli atti dell’inchiesta sono stati trasferiti a Roma. Sempre per quanto riguarda la Sea Watch 3 Salvini c’è anche la questione della querela per diffamazione presentata dagli avvocati della comandante Carola Rackete. Ma qualora la querela non venisse archiviata il Capitano potrebbe rifugiarsi dietro l’insindacabilità come hanno fatto già molti suoi colleghi e scappare dal processo. Attualmente poi Salvini è processo a Torino per vilipendio. È quel processo per cui un gruppo di ferventi cattolici si è trovato davanti al Tribunale per recitare un rosario e alle cui udienze Salvini non si è presentato, invocando il legittimo impedimento. Anche se non è coinvolto direttamente rimangono in sospeso due vicende che hanno a che vedere con Salvini e la sua attività di propaganda: una è quella della moto d’acqua e dei poliziotti della scorta accusati di aver minacciato il cronista di Repubblica Lo Muzio e quelli che hanno fatto fare un giro al figlio del leader della Lega. L’altra è l’indagine sul maresciallo dei Carabinieri del Pilastro che avrebbe contattato la signora Biagini per conto dello staff di Salvini durante la campagna elettorale per le regionali in Emilia-Romagna.

 

I guai dei leghisti amici di Salvini: da Siri al Russiagate di Savoini

Ci sono poi vicende che rischiano di travolgere il partito. Al momento sono quasi una quarantina le inchieste aperte a a vario titolo a carico di amministratori ed esponenti del Carroccio. Non c’è solo la vicenda dei 49 milioni della Lega. I magistrati sono ancora alla ricerca dei soldi e stanno puntando l’attenzione verso il Lussemburgo dove potrebbero essere spariti tre milioni di euro. Di particolare interesse saranno gli sviluppi dell’indagine aperta dalla Procura di Genova sulle rivelazioni di Report. Il programma di Rai 3 ha infatti scoperto che nel maggio del 2018 la Lega ha pagato 480 mila euro (di soldi pubblici) per incarichi di comunicazione politica alla Vadolive Srl, una società la cui titolare è una barista di Clusone che incidentalmente è anche la cognata di uno dei collaboratori del tesoriere della Lega Giulio Centemero. E non sarebbe la sola transazione sospetta: all’attenzione delle procure è giunta anche quella del pagamento da un milione di euro in favore di Francesco Barachetti, ex consigliere del comune di Casnigo nel Bergamasco, 43 anni, è titolare di una società (Barachetti Service srl) che si occupa di impiantistica elettrica e idraulica, lattonerie, cartongessi e ristrutturazioni edile.

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Sono tutte inchieste che non riguardano direttamente Salvini ma che vedono come protagonisti uomini a lui vicini. Come quella che riguarda l’ex viceministro Armando Siri, coinvolto nel caso Arata per i presunti favori al re del mini eolico Vito Nicastri e indagato dalla procura di Milano per autoriciclaggio. Siri è tra le altre cose il direttore della scuola politica della Lega. Ancora tutta da scrivere è la storia del Russiagate e della conversazione con cui l’ex braccio destro di Salvini Gianluca Savoini parlava della possibilità di ottenere finanziamenti russi per la campagna elettorale per le europee 2019. Sul presunto tentativo di corruzione internazionale è stata aperta un’indagine. Un’inchiesta sulla quale Salvini non ha mai voluto parlare “per rispetto della magistratura” rifiutandosi di chiarire ai giornalisti la natura dei suoi rapporti con il suo ex portavoce e dei legami tra la Lega e l’associazione di Savoini.

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