Matteo Salvini a processo per vilipendio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-03-23

Rischia la condanna al pagamento di una multa da mille a 5 mila euro. L’autorizzazione a procedere data da Bonafede, “dimenticata” da Andrea Orlando

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Si aprirà il 19 giugno il processo a Torino per il leader leghista, Matteo Salvini, accusato di vilipendio all’ordine giudiziario. Il vicepremier e ministro dell’Interno nel febbraio 2016, durante un comizio a Collegno, aveva pronunciato frasi ritenute offensive nei confronti della magistratura italiana. L’udienza è stata fissata alle ore 13.30 nell’aula 85: il pm titolare dell’inchiesta, Emilio Gatti, ha ottenuto dal tribunale la data per l’udienza preliminare.

Matteo Salvini a processo per vilipendio

La storia dell’indagine nei confronti di Matteo Salvini va raccontata: l’allora procuratore di Torino Armando Spataro aveva chiesto a gran voce l’autorizzazione a procedere che serve per questo tipo di reati al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, dopo aver rivelato di averla sollecitata anche al suo predecessore Andrea Orlando che però non aveva mai risposto alle richieste.

Bonafede aveva dato l’ok ai procedimenti nei confronti di Salvini e di Vittorio Di Battista, padre di Alessandro. Nei confronti di Salvini si parla delle frasi pronunciate dal segretario della Lega Nord nel febbraio 2016: «Qualcuno usa gli stronzi che mal amministrano la giustizia. Se so che qualcuno, nella Lega, sbaglia sono il primo a prenderlo a calci nel c… e a sbatterlo fuori – aveva detto Salvini -. Ma Edoardo Rixi è un fratello e lo difenderò fino all’ultimo da quella schifezza che è la magistratura italiana che è un cancro da estirpare. Si preoccupi piuttosto della mafia e della camorra, che sono arrivate fino al Nord”.

Vilipendio: un nuovo processo per Matteo Salvini

Salvini si riferiva all’indagine sulla Rimborsopoli ligure che vedeva l’allora l’assessore del Carroccio, che oggi è sottosegretario ai Trasporti, tra i rinviati a giudizio. Il reato è previsto dall’articolo 290 del codice penale. Il reato è punito con una multa che varia tra i mille e i 5mila euro. Il PM Emilio Gatti ha notificato qualche mese fa a Salvini l’avviso di conclusione indagini, che di solito prelude alla richiesta di rinvio a giudizio.

Spiegò all’epoca  La Stampa che  per la citazione diretta in giudizio c’era bisogno dell’autorizzazione rilasciata dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede comunicata agli uffici giudiziari di Torino il 9 ottobre 2018 in ossequio all’articolo 313 del codice penale, senza la quale le accuse sarebbero andate incontro a un’inevitabile – nel senso di obbligatoria – archiviazione. A questo proposito c’è da ricordare che il precedente ministro della Giustizia, Andrea Orlando, nonostante tre sollecitazioni, non abbia mai risposto ad Armando Spataro. Nel frattempo sono passati due anni.

Salvini rischia ora la condanna al pagamento di una multa da mille a 5 mila euro.  Alla citazione diretta in giudizio che la procura dovrebbe emettere a breve potrebbe seguire la fissazione di udienza in Sesta Sezione Penale.

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