Vadolive: come la Lega ha dato 480mila euro di soldi pubblici alla società di una barista

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-06-11

Report racconta i curiosi giri di soldi del gruppo della Lega al Senato: pagano una società appena aperta che fa capo a una barista la quale poi ne gira una parte al Casaleggio di Salvini, ovvero Luca Morisi. La barista è anche cognata del direttore amministrativo del gruppo

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Quel bollettino sinistro di Report ieri ha raccontato la storia dei 480mila euro della Lega (ovvero soldi pubblici, finanziamenti del gruppo al Senato) finiti a una barista di Clusone. Dimostrandoci che i soldi della Lega sono come la patonza di Berlusconi: devono girare.

Come la Lega ha dato 480mila euro di soldi pubblici alla società di una barista

Il racconto comincia con il racconto di un testimone in una ricostruzione: il 2 maggio 2018, a due mesi dalle elezioni, la cognata di Alberto Di Rubba, Vanessa Servalli, apre una società: la Vadolive srl. Di Rubba, con Andrea Manzoni, è uno dei due collaboratori di Giulio Centemero, tesoriere della Lega indagato a Bergamo per finanziamento illecito. Il gruppo della Lega di Salvini al Senato sottoscrive con questa società un contratto da 480mila euro per comunicare le attività della Lega sui social network, ovvero fare il mestiere di Luca Morisi. La cognata di Di Rubba ha un bar a Clusone in provincia di Bergamo.

Subito dopo la scena si sposta su Vanessa Servalli, che viene intercettata nel suo bar dove il giornalista le chiede come mai lei abbia aperto una società che ha ricevuto i 480mila euro della Lega. “Lei non sa nulla e l’hanno messa lì per qualcun altro?”, le chiede. Il contratto è stato interrotto dopo qualche mese ma una parte dei soldi sono arrivati ai membri dello staff di Salvini che avevano già un contratto fiduciario con il ministero dell’Interno (che ci costa un migliaio di euro al giorno): si parla di 87mila euro.

vanessa servalli vadolive

Subito dopo Report ascolta il senatore e capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo, a cui chiede perché hanno sottoscritto il contratto da 480mila euro con la società Vadolive. Il parlamentare, intercettato in strada mentre sta andando a votare sul decreto Sbloccacantieri, non ha tanta voglia di rispondere. Sigfrido Ranucci spiega che il contratto stipulato con la Vadolive, fondata otto giorni prima e di proprietà della barista che è cognata del direttore amministrativo del gruppo: “E’ legale tutto questo?”, si chiede il conduttore, “Sì, è legale perché la legge permette che si possano affidare i soldi pubblici a chi dicono loro purché siano spesi e rendicontati per le attività istituzionali del gruppo“.

La Vadolive e i soldi della Lega

La Vadolive, che è una società di capitali a responsabilità limitata con sede a Brescia: su Google non sembra essere indicizzato nessun sito internet intestato alla società, il che è molto curioso per l’attività per cui sono stati spesi i soldi, ovvero la comunicazione social. Nella sua ragione sociale c’è la produzione, radiofonica, televisiva, cinematografica e la relativa distribuzione, la fornitura di servizi di media, di “edizione di films” (sic!) e persino la produzione di Cd-Rom, ovvero una cosa che non si fa più dagli anni Novanta.

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Una parte di questo denaro è rientrato nelle tasche di Salvini. “Visto che si tratta di professionisti in gamba, perché non pagare direttamente loro?”, continua Ranucci. Centemero, Manzoni e Di Rubba decidono di porre la sede legale della Lega presso lo studio del commercialista Scillieri. Chi è costui? Di lui si parlò quando il Corriere della Sera scoprì che da una pubblicazione della Gazzetta Ufficiale del 14 dicembre scorso si scopriva che Roberto Calderoli era formalmente uscito dalla Lega Nord e ha fondato un nuovo partito che si chiama «Lega per Salvini Premier». Lo statuto di questa nuova formazione era di fatto identico a quello del partito originario. Il simbolo era diverso: via il guerriero di Legnano, ecco una scritta bianca su uno sfondo blu. La sede ufficiale poi viene stabilita in via delle Stelline, nella zona ovest di Milano. C’è però un problema, però:

Sta di fatto che lo studio al piano terra del palazzo,citato nella Gazzetta ufficiale e nello statuto del partito di Salvini, è rimasto, fino a quando è stato possibile, nell’ombra. Pacchi e raccomandate, ad esempio, venivano rimandate indietro. Perché?

I custodi non spiegano, ma dai cassetti spunta l’elenco delle società registrate presso il commercialista Michele Scillieri: una ventina di sigle senza che compaiano nomi di società apertamente collegate al partito di Salvini. «L’amministratore di condominio ci ha detto di rispedire al mittente tutta la posta indirizzata alla Lega e così abbiamo fatto, le rimandiamo indietro», si lasciano sfuggire.

La carta che accusa Salvini e Maroni (La Repubblica, 4 luglio 2018)

Ma Di Rubba e Scillieri sono conosciuti anche per altro: sono soci della Lombardia Film Commission, ente pubblico che comprò una sede da un cliente dello stesso Scillieri per 800mila euro.

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Di questi 800mila euro, 178mila vanno a finire alla società di una signora costituita grazie al finanziamento di Di Rubba stesso, e questo, spiega Ranucci, fa pensare che la società sia nella disponibilità di Di Rubba. Altri 480mila euro vanno a finire alla Eco SRL, di proprietà del geometra Maffeis che poi gira 390mila euro a Baracchetti, vicino di casa di Di Rubba e punto di riferimento della Lega che negli ultimi anni ha portato a casa dall’universo Lega 1,5 milioni di euro di commesse: 480mila di questi sono stati girati a Di Rubba.

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“Probabilmente è tutto legale, ma smettiamola di parlare di concorrenza”, conclude Ranucci. Di Rubba è stato nominato da Centinaio capo del SIN, il sistema che distribuisce fondi agli agricoltori e agli allevatori. E in effetti, visto il racconto, chi meglio di lui?

EDIT: Giulio Centemero, tesoriere della Lega, rilascia questa nota:

 “Nella serata di ieri, in una breve pausa dai lavori sul Ddl Crescita, ho avuto la riprova che alcune cose in Italia non cambieranno mai. I primi a non riuscire a cambiare, a crescere direi, sono i cronisti, questa volta della trasmissione “Report”, che raccontano a modo loro fatti gia’ noti, mistificando la realta’. La solita narrativa fatta di omissioni, imprecisioni e pure invenzioni, salvo poi specificare che probabilmente ‘e’ tutto legale’. Il servizio non fa altro che riportare le medesime stupidate raccontate dai giornalisti de L’Espresso nei confronti dei quali ho gia’ depositato denuncia per diffamazione”. Cosi’ Giulio Centemero, tesoriere della Lega. “Mi bastera’ cambiare intestazione e data e per il resto la denuncia sara’ la medesima. La cosa davvero fastidiosa e’ che il racconto e’ rimasto fermo a mesi fa. Riescono anche a trovare il coraggio di criticare la mia poca trasparenza per non aver dato risposte! Ma sono mesi che ho dato pubblicamente risposte, punto a punto, alle solite fesserie. Si vadano a vedere il mio blog; io non ho tempo di rispondere a chi non ha alcuna intenzione di ascoltare. Per cui non mi resta che ringraziare chi, ogni settimana e in maniera cosi’ puntualmente, mi da’ la possibilita’ di raccontare nuovamente fatti e vicende oramai note. I 49 milioni non sono mai stati sottratti ai cittadini dalla Lega Nord – prosegue Centemero -. Sono stati proprio gli italiani che con il loro voto hanno contribuito ad assegnare questi fondi al partito. La legge in vigore prevedeva, infatti, che i partiti fossero finanziati con 5 euro a voto sulla base delle precedenti tornate elettorali. E’ un’assurdita’, dunque, parlare di soldi sottratti come fossero dei rimborsi richiesti e ottenuti a fronte di documentazione di spesa fasulla. (I giudici di Genova questo lo spiegano molto bene nella sentenza di primo e secondo grado, nella quale si afferma che “l’uso del temine rimborso elettorale non significa in nessun modo che i fondi fossero legati a spese sostenute dal partito”. In sintesi, i giudici affermano che i rendiconti delle Lega per effetto di alcune appropriazioni di denaro commesse a danno del partito stesso, sarebbero inattendibili. Gli stessi affermano inoltre che l’irregolarita’ dei rendiconti inciderebbe sulla legittimita’ della Lega a ricevere i fondi.) In sintesi, e come piu’ volte ribadito, la Lega subisce due volte: prima l’appropriazione di parte dei suoi fondi e in piu’ perderebbe, secondo i giudici, il diritto ad ottenere cio’ che gli spettava per legge e per volonta’ elettorale. La cosa piu’ assurda e’ che di tutto questo ne deve rispondere oggi, l’attuale Lega Nord che, come ribadito, non ha avuto nulla a che fare con le precedenti gestioni. Non e’ vero, infatti, che i 49 milioni sono stati ottenuti dalla Lega quando Salvini ne era il Segretario. E’ un dato oggettivo che viene falsificato. Questo e’ inaccettabile. Viene da domandarsi per quale fine”

non sembra che Report abbia parlato di ciò che dice Centemero.

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