Come Salvini prova a difendere il carabiniere del citofono (e invece rischia di metterlo nei guai)

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-01-29

Durante la sua diretta Facebook di oggi pomeriggio il senatore della Lega ha fatto uno “strano” riferimento a quelli che invece che prendere gli spacciatori si preoccupano “di inseguire i carabinieri che segnalano gli spacciatori”. Di cosa sta parlando? E soprattutto di quale carabiniere e quale presunto spacciatore?

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«Se c’è uno che spaccia droga me la prendo con chi spaccia droga anche se vedo che c’è qualcuno in Italia che invece di inseguire gli spacciatori va a caccia dei carabinieri che inseguono gli spacciatori», così oggi Matteo Salvini durante una diretta su Facebook. Di cosa sta parlando il capo della Lega? Di quello che è successo dopo la sua visita al quartiere Pilastro di Bologna con annessa citofonata ad un presunto spacciatore “tunisino” che in realtà un minorenne italiano incensurato.

Di cosa sta parlando Salvini e perché non è stato più esplicito?

Da qualche giorno infatti l’Arma dei Carabinieri sta cercando di ricostruire la genesi del blitz di Salvini culminato con la famosa scena del citofono. La signora Biagini, la donna che ha accompagnato il leader del Carroccio, ha dichiarato in un’intervista di essere stata contattata da un carabiniere per conto dello staff di Salvini: «martedì ho ricevuto una telefonata dal maresciallo dei Carabinieri che mi ha detto che sarei stata avvisata del suo arrivo da un collaboratore di Salvini. Si fidava ciecamente di me perché sapeva che ho tutto in mano sulla situazione dello spaccio in quartiere, foto e prove».


Durante la visita al quartiere la signora Biagini – sarà lei a indicare il citofono e a dire che in quell’appartamento vive “uno dei più grossi spacciatori del Pilastro” – spiega a Salvini che «segnalo al Maresciallo cosa mi capita, lo spaccio dalla mattina alle otto fino alla sera». Alle spalle della signora Biagini un uomo, probabilmente dello staff della Lega, dà indicazioni alla donna su dove posizionarsi (“passi in avanti”) per farsi sentire bene da Salvini e dalla telecamera che stava trasmettendo in diretta su Facebook tutto l’evento. Il giorno dopo il “blitz” però Matteo Salvini aveva negato di aver chiamato la signora Biagini dichiarando «non so chi l’ha chiamata» dicendo «non ho tempo onestamente di chiamare a casa le persone». Oggi però su Repubblica Bologna si scrive che il carabiniere è stato identificato: si tratta di un maresciallo e su di lui partirà un’inchiesta. Non è chiaro se si tratta dello stesso militare il cui cognome viene fatto dalla signora Biagini ma si sa che il carabiniere è già stato sospeso dal servizio per altre vicende: è indagato con un collega per stalking nei confronti di un avvocato e per depistaggio.

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Matteo Salvini al Pilastro con la signora Biagini

Appare evidente quindi la ragione per cui Salvini ha fatto quel riferimento a quelli che “vanno a caccia di carabinieri che inseguono gli spacciatori” invece che occuparsi di combattere lo spaccio di droga. Si tratta del classico “messaggio” che il leader della Lega è solito inviare a chi indaga su cose che a suo avviso non sono affatto importanti. Ma come sempre – è successo anche con la famosa scena della moto d’acqua – Salvini se ne lava le mani e nei guai (per ora solo ipotetici) ci rimangono gli uomini delle forze dell’ordine. Il tutto senza nemmeno dire di cosa stava parlando davvero. Perché se Salvini avesse detto che tutto nasce dalla vicenda della citofonata sarebbero immediatamente evidenti due fatti. Il primo: il cosiddetto “più grosso spacciatore del Pilastro” è a piede libero nonostante tutti in quartiere – a detta della signora Biagini – sappiano chi è e soprattutto – sempre secondo la signora Biagini – i carabinieri ne siano informati grazie alle sue segnalazioni. Il secondo: dal momento che dall’altro capo del citofono non c’erano spacciatori ma un ragazzino di 17 anni incensurato il discorso sui “carabinieri che inseguono gli spacciatori” non avrebbe alcun senso. Delle due l’una caro Salvini: o al Pilastro c’era un pericoloso spacciatore inspiegabilmente in libertà oppure non c’era. In entrambi i casi il carabiniere in questione non è in una bella posizione. E Salvini si dimostra essere uno che lancia il sasso, annuncia denunce e poi nasconde la mano.

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