La versione di Centemero sui soldi della Lega in Lussemburgo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-06-14

Il tesoriere del Carroccio smentisce che denari riferibili al Carroccio siano transitati fuori dall’Italia e di recente rientrati. I magistrati indagano, i giornalisti vengono interrogati

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Ci sono tre milioni di buone ragioni per cercare i soldi della Lega a Bolzano. Ne sono fermamente convinti i magistrati di Genova che vogliono sequestrare 48 milioni di euro per la truffa dei rimborsi elettorali e che hanno puntato la Sparkasse a causa di due operazioni. Una che risale a un paio di anni fa e una che è recente.

I soldi della Lega dal Lussemburgo a Bolzano?

Nel 2016 dieci milioni partono da un conto di “transito” della banca Sparkasse di Bolzano in direzione del Lussemburgo per approdare sul conto di Pharus Management, fondo di investimento collettivo con sede nel granducato. Poco meno di due anni dopo, nel gennaio del 2018, tre di quei milioni compiono il percorso inverso per rientrare nei depositi della banca. Secondo Gerhard Brandstaetter, presidente di Sparkasse: «Quei milioni erano parte del portafoglio della banca, non appartenevano a nessun cliente ed erano regolarmente investiti dal nostro tesoriere, anzi con ottimi risultati dal punto di vista degli interessi».

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Gli inquirenti sono invece convinti che quel denaro appartenga al Carroccio: per questo ieri òa Guardia di finanza di Genova, su input della procura del capoluogo ligure, ha fatto acquisizioni di documenti alla banca Sparkasse di Bolzano e in una filiale di Milano per capire se quei soldi sono parte del cosiddetto ‘tesoro’ del Carroccio: 48 milioni di rimborsi elettorali dal 2008 al 2010, non dovuti, per i quali sono stati condannati in primo grado per truffa, nel luglio dello scorso anno, Umberto Bossi e l’ex tesoriere Francesco Belsito e per i quali è in corso l’appello.

La banca Sparkasse e i soldi della Lega

Le fiamme gialle hanno sequestrato documenti cartacei e file informatici al presidente dell’istituto di credito altoatesino, Gerhard Brandstaetter, e ad altri dirigenti oltre che dipendenti a Bolzano e Milano. Dati informatici sono stati acquisiti dalla sede del server della banca a Collecchio (Parma). Dopo la condanna di Bossi e Belsito, i magistrati e la guardia di finanza hanno cercato di rintracciare i 48 milioni, per chiederne la confisca in caso di condanna definitiva. Ma solo 2 milioni sono stati trovati, il resto, secondo i vertici della Lega non ci sarebbe più, perché speso negli anni passati per attività politiche.

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Le principali fondazioni legate alla politica (Corriere della Sera, 7 marzo 2017)

Ne era nato un braccio di ferro tra la procura e gli avvocati della Lega: la prima chiedeva il sequestro delle cifre che sarebbero arrivate successivamente nelle casse del partito, i secondi che i magistrati si dovessero fermare. Nei mesi scorsi la Cassazione aveva dato ragione ai pm genovesi. Nel frattempo, a dicembre 2017 l’ex revisore contabile Stefano Aldovisi, uno dei condannati insieme a Bossi e Belsito, aveva presentato un esposto dove segnalava che i soldi erano forse stati “dirottati” verso la Sparkasse e da qui fatti sparire all’estero. Ne era nata una indagine per riciclaggio che nei giorni scorsi ha avuto una accelerazione dopo la segnalazione fatta a Bankitalia dal Lussemburgo sui 3 milioni.

Ma Centemero smentisce tutto

In un’intervista rilasciata oggi a La Stampa però il tesoriere della Lega Giulio Centemero smentisce questa lettura: «La tempistica della segnalazione dal Lussemburgo non è casuale, subito dopo il voto…E sono sorpreso perché i nostri bilanci sono sottoposti a una doppia certificazione che conferma come non ci siano stati investimenti del partito all’estero. Io chiusi l’ultimo rapporto con Sparkasse nel 2014, era poco presente sul territorio fuori dall’Alto Adige e questa transazione sospetta sarebbe avvenuta nel 2016».

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Belsito e Bossi

Intanto ieri Ferruccio Sansa del Fatto Quotidiano, Matteo Indice della Stampa e Marco Preve di Repubblica, sono stati a lungo sentiti senza avvocato dalla Guardia di Finanza, a Bolzano, su quanto scritto nelle edizioni del 13 giugno 2018 riguardo la vicenda.

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