I grillini trombati dal Conte bis che dovranno lasciare il governo

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-09-04

Ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare: ho visto un concentratissimo Toninelli balenare nel buio del tunnel del Brennero, l’umanità della ministra Trenta lampeggiare a intermittenza sul Mediterraneo sulle teste dei migranti che annegavano, le promesse non mantenute di Barbara Lezzi incendiare le campagne pugliesi bruciate dalla Xylella e l’obbligo flessibile di Giulia Grillo aprire le porte delle scuole ai freevax. E tutti quei momenti andranno perduti, come click su Rousseau. È tempo di discontinuità

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Serviva la discontinuità ed eccola servita: cadono le teste di quasi tutti i ministri del MoVimento 5 Stelle del Governo del Cambiamento. Il Presidente del Consiglio dei Ministri incaricato Giuseppe Conte ha letto la lista dei ministri del suo nuovo governo. Gli unici confermati nel ruolo che avevano nel governo precedente sono il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il Ministro dell’Ambiente Sergi Costa.

Fuori Toninelli “il concentrato” e l’umanissima Trenta: è l’inizio della fine per i #portichiusi?

Luigi Di Maio, come ampiamente previsto, andrà al Ministero degli Esteri (e lascerà i dicasteri del Lavoro e dello Sviluppo Economico) mentre Riccardo Fraccaro passerà dal dicastero per i rapporti con il Parlamento al ruolo di Sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri. Tutti gli altri ministri del MoVimento 5 Stelle che hanno governato in questi ultimi 14 mesi dovranno lasciare il proprio posto.

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L’ultima foto ricordo del Governo del Cambiamento (parte M5S)

Salutano i loro uffici (e tornano in Parlamento alla Camera o al Senato) ministri imprescindibili come Danilo Toninelli (sarà sostituito dalla Dem Paola De Micheli) del quale in questi mesi abbiamo imparato ad apprezzare le gaffe, la massima concentrazione, il via libera a colate di cemento e condoni (ma col pugnetto chiuso) e l’appiattimento sulla linea di Salvini dei porti chiusi contro le Ong.

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Se ne va anche un’altra protagonista della stagione del cambiamento: la ministra della Difesa Elisabetta Trenta (al suo posto Lorenzo Guerini del PD). Di lei ricorderemo due cose: l’umanità intermittente che a volte le impediva di firmare i divieti di sbarco per i migranti e a volte invece la metteva in rotta di collisione con Salvini e le spericolate acrobazie aeree sull’acquisto degli F-35, i caccia di nuova generazione che il MoVimento non ha mai particolarmente amato (ma che alla fine ha acquistato). Ai grillini più oltranzisti non è sfuggito il suo immobilismo sulla questione del MUOS di Niscemi. Non essendo stata eletta alle politiche del 2018 (era candidata nelle liste del collegio Lazio 02) probabilmente tornerà alla carriera di docente (alla Link Campus University).

Addio a Barbara Lezzi e a Giulia Grillo

Tornano rispettivamente sui banchi di Palazzo Madama e di Montecitorio le ex ministre Barbara Lezzi e Giulia Grillo. La Lezzi detiene il non poco invidiabile primato di essere la ministra del Sud probabilmente meno amata nel Mezzogiorno. Grazie alla clamorosa retromarcia del MoVimento 5 Stelle che in campagna elettorale aveva promesso di chiudere l’Ilva di Taranto e che dopo una patetica sceneggiata dell’ex ministro dello Sviluppo Economico Di Maio ha dato il via libera all’acquisto da parte di Arcelor-Mittal.

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Ma sulla Lezzi pesa anche quello che gli attivisti pugliesi hanno percepito come un vero e proprio voltafaccia: il mancato stop al TAP. Proprio la Lezzi provò a spiegare che il M5S non poteva fermare il gasdotto, senza dire che il suo partito sapeva benissimo che i trattati internazionali vincolanti erano stati già firmati (proprio durante la scorsa legislatura). Niente in confronto a quando provò a spiegare la vicenda in televisione parlando di asciugamani.

barbara lezzi giulia grillo

Giulia Grillo ha dovuto affrontare un compito ancora più difficile. Conciliare le istanze free-vax ben presenti all’interno del MoVimento (anche se qualcuno ha provato a spazzarle sotto il tappeto) e le promesse di abrogare la legge Lorenzin sui vaccini obbligatori fatte alle associazioni free-vax da alcuni esponenti del partito con la necessità di tutelare la salute pubblica, specie di quei bambini che non possono vaccinarsi. Fu così che all’inizio dello scorso anno scolastico la ministra se ne uscì con la storia dell’obbligo flessibile detto anche obbligo intelligente che ha consentito agli antivaccinisti di aggirare la legge anche per l’anno scolastico 2018/2019. Non si può dire che abbia fatto poi molto per fermare gli antivax, che hanno continuato ad essere ricevuti nei ministeri mentre in Parlamento il M5S faceva casino sull’obbligo vaccinale. Negli ultimi giorni del suo mandato la Grillo riuscì anche a far arrabbiare i ricercatori dell’Università di Torino e di Parma per la vicenda dei documenti consegnati alla LAVLast but not least lascia anche il ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli (che però non tornerà in Parlamento perché alle elezioni fu sconfitto da Tabacci) anche di lui ci piacerebbe poter dire qualcosa, ma oltre all’ennesima riforma dei Musei non è che abbia fatto molto per farsi notare (e per fortuna, visto l’andazzo dei suoi colleghi). E chissà quali sorprese ci attendono con la nomina di viceministri e sottosegretari.

Leggi sull’argomento: Il Conte-bis scatena la paranoia comunista tra i giornali di destra

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