Barbara Lezzi “scopre” che il TAP è già autorizzato

di dipocheparole

Pubblicato il 2018-06-17

Barbara Lezzi, neoministra per il Sud che – ci scommettiamo – darà parecchie soddisfazioni fino a quando rimarrà in carica, nei giorni scorsi aveva fatto sapere di voler chiudere il TAP, metanodotto che fa parte del Corridoio Meridionale del Gas – un concetto elaborato dalla Commissione Europea per identificare nuove rotte di approvvigionamento di gas – …

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Barbara Lezzi, neoministra per il Sud che – ci scommettiamo – darà parecchie soddisfazioni fino a quando rimarrà in carica, nei giorni scorsi aveva fatto sapere di voler chiudere il TAP, metanodotto che fa parte del Corridoio Meridionale del Gasun concetto elaborato dalla Commissione Europea per identificare nuove rotte di approvvigionamento di gas – e parte finale di un progetto più ampio e che complessivamente è lungo quasi 4.000 chilometri. «Noi lo vogliamo chiudere, anche rapidamente», sosteneva un paio di settimane fa. Oggi, in un’intervista al Messaggero, Barbara Lezzi scopre che c’è un trattato ratificato da cinque anni e quindi che sarà difficile chiuderlo:

Lei reputa il Tap un’opera inutile e dannosa. Che ne sarà?
«Personalmente la ritengo un’opera inutile. Ma c’è un trattato ratificato da cinque anni. Dobbiamo prenderne atto. Come promesso, faremo una valutazione attenta e responsabile che arrechi il minor danno possibile ai cittadini».

barbara lezzi pil caldo

Attenzione, però: la Lezzi ha fatto anche un’altra scoperta che riguarda ILVA:

C’è incertezza anche sul futuro dell’Ilva. Di Maio esclude soluzioni in continuità con quelle di Calenda.
«Mettere a norma l’Ilva nel rispetto degli standard Ue sarebbe troppo costoso per qualsiasi investitore. Ad ogni modo il dossier è al vaglio, Di Maio incontrerà le parti la prossima settimana. Se dovesse emergere che il piano pone massima attenzione all’impatto ambientale, troveremo una soluzione che concili occupazione e salute dei cittadini».

E qui non possono che tornare in mente le parole (divergenti) di Di Maio e di Grillo sull’acciaieria e sul suo destino. Una grande bonifica come quella immaginata da Beppe con soldi europei (che comunque non basterebbero) è un piano che sembra andato in soffitta. Nessun investitore spenderebbe per mettere a norma l’ILVA. Ma loro troveranno una soluzione che coniughi occupazione e ambiente, esattamente come prometteva il governo precedente. L’aria che tira è piuttosto chiara.

Leggi sull’argomento: Di Maio, l’ILVA e la paura di trovarsi 14mila operai sotto il ministero

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