Il fantastico show della ministra Lezzi che spiega il TAP parlando di asciugamani

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-07-25

Fantastico show della ministra del Sud Barbara Lezzi che ieri a in Onda ha scoperto l’arma finale per bloccare il TAP. Secondo la pentastellata infatti è pericoloso “poggiare l’asciugamano sopra un gasdotto”. Peccato che quel gasdotto passi a 10 metri di profondità e abbia già ottenuto tutte le autorizzazioni del caso

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Ieri sera la ministra per il Sud del governo del cambiamento Barbara Lezzi era ospite ad In Onda. Durante la trasmissione è stato affrontato un tema molto caro alla ministra: il gasdotto TAP. O meglio,: gli 8 chilometri finali di un gasdotto lungo 4.000 chilometri. Perché in Italia la Trans Adriatic Pipeline (TAP) sarà lungo meno di dieci chilometri. Come è noto però il MoVimento 5 Stelle, quando era all’opposizione, ha sempre detto che quell’opera non s’aveva da fare. Addirittura Alessandro Di Battista aveva promesso che con il M5S al governo il TAP sarebbe stato fermato in due settimane.

La ministra Lezzi non ha letto la Valutazione di Impatto Ambientale sul TAP

Il M5S e Barbara Lezzi sono al governo da quasi due mesi ma il TAP non è stato fermato. A deciderlo sono stati il presidente del Consiglio Conte e il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi che concordano sul fatto che il gasdotto non si può fermare. La ministra aveva detto nei giorni scorsi di voler bloccare l’opera, salvo poi accorgersi che non era possibile intervenire nell’iter del progetto perché era stato tutto già autorizzato negli anni precedenti. Qualche giorno fa ad un incontro con il presidente della Regione Puglia Emiliano (anche lui contrario al TAP) la Lezzi ha dichiarato «noi stiamo lavorando per bloccare l’opera, non siamo per il meno peggio. Abbiamo sempre sostenuto che Tap non è un’opera strategica per il nostro Paese. Molte questioni ambientali sono collegate anche alla cabina di depressurizzazione e noi abbiamo detto no anche ad altri approdi».

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Il tracciato completo del TAP, in arancione tratteggiato il microtunnel d’approdo Fonte

Ieri sera su La 7 la Lezzi è tornata proprio sul punto dell’approdo del gasdotto. Il tratto italiano del TAP parte da San Foca per arrivare a Melendugno dove è stata prevista la costruzione del Terminale di Ricezione. A scegliere tra le 15 varianti d’approdo proposte da TAP è stato il Ministero dell’Ambiente che ha stabilito che il gasdotto avrebbe dovuto partire da San Foca, sulla costa adriatica, per arrivare a Melendugno. TAP pagherà al Comune di Melendugno 500 mila euro l’anno di tasse per tutta la durata della concessione in cambio del permesso a far passare il gasdotto sul suo territorio. A sancire la legittimità della realizzazione dell’opera e il rispetto delle normative vigenti c’è la sentenza del Consiglio di Stato che ha respinto i ricorsi presentati dal Comune di Melendugno e della Regione Puglia contro la decisione della Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale. Non è vero quindi, come ha detto la Lezzi, che l’impatto ambientale deve ancora essere valutato.

Le balle della ministra Lezzi sul TAP

Ieri sera la ministra del Sud, che tra l’altro è di Lecce, ha dichiarato che «dove il Partito Democratico ha previsto l’approdo di quel gasdotto c’è molto turismo, ci sono tantissime medie imprese che lavorano». Il riferimento è all’arrivo della condotta offshore al punto d’approdo di San Foca. Durante l’iter di presentazione del progetto (tra il 2012 e il 2014)  si sono svolti oltre 160 incontri con le istituzioni locali per individuare una proposta alternativa. Ma né dai comuni interessati né dalla Regione Puglia sono arrivati soluzioni alternative. Inoltre sebbene sia stato il ministero dell’Ambiente di un governo a guida PD a dare l’ok al progetto la decisione è stata presa sulla scorta del via libera dalla Commissione Valutazione dell’Impatto Ambientale (VIA) e Valutazione Ambientale Strategica (VAS) arrivati nell’agosto del 2014.

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Come controbattere a queste argomentazioni tecniche? La ministra ha deciso di semplificare leggermente la questione, agitando il solito spauracchio senza senso (una strategia che i grillini hanno mutuato direttamente dagli spettacoli apocalittici di Grillo). La lezzi ha detto – testuali parole – «io adesso voglio sfidare chiunque a stendere un asciugamano sopra un gasdotto». Cosa hanno capito gli spettatori? Che il gasdotto è pericoloso perché passa sotto una spiaggia. Ma in realtà la Lezzi non ha idea di cosa stia parlando. In primo luogo perché il “microtunnel” di collegamento tra il gasdotto offshore e quello onshore passerà ad una profondità di 10 metri e sarà lungo 1.500 metri. Il microtunnel sbucherà a circa 700 metri alle spalle della spiaggia e giungerà in mare a circa 800 metri dalla costa, ad una profondità di oltre 25 metri.

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Fonte

Ma c’è di più, perché la ministra pugliese Lezzi non sa (o forse fa finta di non sapere) che in Puglia ci sono già 14.000 km di gasdotti. Come forse ignora che ci sono già in Italia numerosi gasdotti ospitati in spiagge lungo tutto l’Adriatico che vantano riconoscimenti quali la Bandiera Blu o il premio 5 Vele. Insomma la presenza di un punto d’approdo e di un gasdotto non sembra interferire con la vocazione turistica di un territorio (e del resto tutti i giorni nelle nostre città camminiamo sopra tubi del gas). C’è infine la questione della posidonia, la ministra teme che la posa a mare del gasdotto interferirà con le praterie di posidonia e parla di “accertamenti” che vengono effettuati per verificarlo. Anche questo è falso perché durante l’iter di autorizzazione è stata mappata la presenza della posidonia oceanica concludendo che la presenza di posidonia nelle acque antistanti la spiaggia di San Basilio è sporadica e comunque non localizzata nel percorso del gasdotto. Non è vero nemmeno che verranno espiantati 10.000 ulivi come ha detto ieri la ministra. Per fare spazio alla “pista” del tracciato verranno temporaneamente espiantati 1.900 ulivi, su un totale in tutta la Regione di circa 60 milioni (per la realizzazione dell’Acquedotto pugliese ne vennero espiantati 2.500). Non si tratta di un’operazione particolarmente complessa che è perfettamente fattibile salvaguardando la salute delle piante fino al termine dei lavori. Anche il TAR ha ribadito la legittimità e la regolarità delle procedure di espianto respingendo un ricorso della Regione Puglia. La ministra ha anche detto di non dare retta ai botanici (che dicono che gli ulivi si possono espiantare). Chissà se invece preferisce dare retta ai No Tap che invece qualche danno lo hanno già creato.

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