Barbara Lezzi spiega che il TAP lo dovevano bloccare i governi precedenti

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-10-29

Qualche giorno fa Barbara Lezzi cadeva dalle nuvole sul condono ad Ischia dicendo di non saperne nulla. Sul TAP invece è molto più preparata: la colpa è dei governi precedenti e non è colpa sua se il MoVimento 5 Stelle ha promesso di bloccarlo e non l’ha fatto. Chi doveva farlo? Quelli che c’erano prima. Ma allora a cosa serve il M5S?

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La Mininistra del Sud Barbara Lezzi non ci sta a passare per quella che ha tradito le promesse elettorali. Qualcuno si ricorderà di quando i candidati e gli onorevoli del M5S spiegavano in campagna elettorale che il TAP sarebbe stato fermato. Qualcuno si ricorderà di quando l’allora deputato Alessandro Di Battista prometteva che con il M5S al governo il TAP sarebbe stato fermato in due settimane. Il TAP si farà, il governo del cambiamento non ha potuto fermarlo. Ma come sempre la colpa e le responsabilità sono di altri.

Barbara Lezzi e la questione TAP

Di chi? La lista dei colpevoli identificati da Barbara Lezzi è lunga. Si parte ovviamente dal Partito Democratico e dal precedente governo per arrivare ai movimenti No Tap passando per il sindaco di Melendugno, Forza Italia, LeU, SEL e Nichi Vendola. Nessuno escluso, o meglio tutti colpevoli tranne il MoVimento 5 Stelle e Barbara Lezzi. La ministra lo dice chiaro e tondo fin da subito il «MoVimento 5 Stelle non ha dato nessuna autorizzazione al TAP, mai». Cosa è successo quindi? Il governo si trova ora nella condizione di non poterlo fermare «di non poter fermare una procedura che è stata già chiusa, avviata e svolta dal governo precedente».

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Non sembrava così quando appena insediata la Lezzi diceva che il TAP «noi lo vogliamo chiudere, anche rapidamente». Qualche giorno dopo quella dichiarazione la solerte Ministra per il Sud però avrebbe scoperto quello che tutti sapevano: il TAP era già stato autorizzato e non poteva essere fermato. Eppure a luglio ad In Onda l’onorevole Lezzi insisteva a spiegare che «noi stiamo lavorando per bloccare l’opera, non siamo per il meno peggio. Abbiamo sempre sostenuto che TAP non è un’opera strategica per il nostro Paese. Molte questioni ambientali sono collegate anche alla cabina di depressurizzazione e noi abbiamo detto no anche ad altri approdi». Insomma non solo il TAP non si poteva far arrivare a San Foca perché altrimenti i bagnanti avrebbero avuto paura a stendere gli asciugamani in spiaggia (come disse proprio la Lezzi): non si doveva fare da nessuna parte.

 

Da leggere: TAP: nessuna penale e il M5S lo sapeva

 

Non è possibile bloccare il TAP, e il M5S lo sapeva

Ci sono pochi dubbi che in campagna elettorale il M5S abbia fatto balenare l’ipotesi che il TAP si potesse fermare. Non solo: una volta al governo la ministra Lezzi ha continuato a dire che il M5S avrebbe lavorato per bloccare un’opera. Opera che – spiega nel video pubblicato su Facebookera già stata autorizzata prima dell’insediamento del governo Conte e quindi non poteva essere fermata nemmeno volendolo. Questo non da ieri, non dal 9 marzo 2018, ma dal maggio del 2015 quando il MISE firmò l’Autorizzazione Unica per l’opera. Due giorni fa la svolta definitiva: dopo aver a lungo studiato le carte Luigi Di Maio (che ad inizio settembre ancora prometteva che il governo avrebbe affrontato il problema) ha detto che non si può fermare il TAP perché le penali costerebbero troppo. Peccato che le penali non esistano. E curiosamente nel suo video la ministra Lezzi non ne fa cenno.

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Secondo la versione della Lezzi il governo ha fatto tutto il possibile per fermare il TAP. Ma non essendoci nulla di realmente possibile da fare non è chiaro cosa davvero abbia fatto il governo. La tarantella del TAP è terribilmente simile al balletto messo in scena per mesi sull’ILVA di Taranto. Anche in quel caso il MoVimento 5 Stelle e gli eletti pugliesi si erano impegnati a chiudere l’acciaieria, a mettere in discussione gli accordi firmati da Calenda con Arcelor Mittal, a riaprire la gara e quant’altro. Il risultato è che anche in quel caso il M5S non ha fatto altro che ratificare le decisioni prese dal precedente governo. Non prima di aver raccontato la favoletta del “delitto perfetto” quando il ministro dello Sviluppo Economico se ne uscì con la storia che «secondo noi c’è stato eccesso di potere e l’atto è illegittimo» spiegando però che «per l’annullamento deve esserci illegittimità dell’atto».

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Il tracciato completo del TAP, in arancione tratteggiato il microtunnel d’approdo Fonte

Anche sulla procedura di autorizzazione al TAP il M5S aveva sollevato sospetti riguardo ai profili di legittimità dell’iter: ma alla prova dei fatti (e dei tribunali) è risultato essere tutto legittimo. «Io mi ritrovo adesso a decidere se bloccare facendo ricadere dei costi esorbitanti sul Paese» dice la Lezzi lasciando intendere che può bloccare l’opera facendo quello che è stato promesso e ammettendo che era una promessa irrealizzabile. Barbara Lezzi però ci dice che lei non si vuole dimettere e spiega che chi chiede le sue dimissioni non chiede nuove elezioni perché ha paura di perdere. Conclude dicendo «noi abbiamo sì preso i voti anche per TAP, ma non solo per TAP, noi abbiamo sbaragliato in tutto il Sud dappertutto e non solo per TAP, usciamo da questa logica che noi siamo votati solo per TAP». Ed è vero: probabilmente chi ha votato M5S fuori dalla Puglia non l’ha fatto per il TAP. Ma non c’è dubbio che a Melendugno e in Puglia il No al TAP – un no che non aveva alcun valore come sapevano i candidati del MoVimento – è stato uno dei fattori determinanti. Come lo è stato il no all’accordo di Calenda sull’Ilva e le promesse di chiudere l’impianto. Due importanti promesse che il M5S non ha mantenuto. Ma allora dove sta il cambiamento?

 

Leggi sull’argomento: Barbara Lezzi non sa cosa c’è scritto nel Decreto Genova sui condoni a Ischia

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