Che governo sarebbe senza Toninelli

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-08-28

Beloved minister and living meme. Tutte le cose belle hanno una fine, e Toninelli pare proprio che non potrà fare parte del nuovo governo. Riusciremo a farne a meno? Per fortuna che lascia un buon ricordo (e tante risate)

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Si avvicina inesorabile il Conte-bis, un esecutivo che come una Miley Cyrus appollaiata su una wrecking ball si appresta a spazzare via alcuni dei ministri simbolo della stagione di governo gialloverde. Tutti danno per scontato che la discontinuità invocata dal Partito Democratico abbia come conseguenza (quantomeno) la sostituzione di Danilo Toninelli al ministero dei Trasporti.

Davvero dovremo dire addio a Danilo Toninelli?

Ma siamo pronti a dire addio al concentratissimo e palestratissimo Toninelli? Davvero questa è la discontinuità che cerchiamo? Non sarebbe la prima volta che giornalisti e opinionisti danno per spacciato il buon Toninelli, che stando a cronache e retroscena avrebbe dovuto essere rimosso in una serie di mai realizzati rimpasti di governo. Ma lui invece è rimasto lì, attaccato alla poltrona mentre attorno a lui cadevano i sottosegretari Armando Siri ed Edoardo Rixi.

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Non che non ci abbiano provato a cacciarlo. Come ha ricordato in un post su Facebook contro di lui hanno scagliato «l’intera macchina mediatica» per distruggerlo; per fortuna che il buon Toninelli ha tenuto duro «non ho mollato soltanto perché sapevo di essere nel giusto». Chissà se Toninelli stava pensando a quando li hanno criticato perché aveva denunciato “pressioni” subite dal suo predecessore oppure se invece c’è ancora qualcuno che gli ride dietro per la storia del Ponte Morandi da ricostruire con spazi commerciali e ristobar. Senza dimenticare di quando si inventò il tunnel autostradale del Brennero.

Il meglio del meglio di quattordici mesi di massima concentrazione

Sarà davvero dura fare a meno di Toninelli al governo, come faremo senza il ministro gaffeur che con la forza della sua concentrazione ha trasformato il M5S nel partito del cemento e se ne è vantato pure pubblicamente? Sembra impossibile che nel Conte-bis salti fuori un ministro alla sua altezza. Uno che – per dirne una – ha bloccato l’immatricolazione dei bus israeliani fatti arrivare a Roma dalla giunta Raggi (che è del M5S).

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Dove troveremo un ministro che esulta col pugnetto alzato dopo l’approvazione del Decreto Genova? Un decreto arrivato con un ritardo incredibile che al suo interno conteneva un bellissimo condono per Ischia e concedeva la possibilità di usare i fanghi dei depuratori come concime? Difficile dirlo. Come sarà davvero dura trovare un ministro più accondiscendente di Toninelli sulla linea dei porti chiusi di Salvini, uno che è arrivato a dire che – modestamente – se i porti sono chiusi è soprattutto merito suo. Ma uno spiraglio per Toninelli c’è ancora: in fondo è proprio mentre era al Ministero che Conte ha dato il via libera al TAV, demolendo un’altra delle granitiche certezze del M5S. Il nuovo Governo potrà magari utilizzare il famoso Air Force Renzi che Toninelli e Di Maio avevano promesso di mandare indietro. Oppure crogiolarsi al pensiero di quella volta che il buon Danilo ha alzato il passante di Bologna in faccia a Max Bugani.

Leggi sull’argomento: Salvini si sta sciogliendo come un pupazzo di neve al sole

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