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Laura Castelli commissario alla spending review: “questo lo dice lei” ci seppellirà

Giovanni Drogo 19/04/2019

Cosa sarebbe il governo senza Laura Castelli? Ma per fortuna c’è! E in onore della promozione sul campo a commissario che dovrà occuparsi di trovare i soldi per la Flat Tax, per evitare l’aumento dell’IVA e per le tante promesse fatte da Salvinie e Di Maio ecco il meglio del meglio del viceministro dell’Economia. Perché Laura Castelli è così: se non ci fosse bisognerebbe inventarla

Tempo di promozioni per Laura Castelli, prima quella a viceministro dell’Economia con la quale sono arrivate le tanto agognate deleghe, poi la nomina a Commissario straordinario per la spending review. Non si tratta di un compito semplice perché a quanto pare – ma è davvero impossibile farsi un’idea precisa – il governo punta tutto sulla revisione della spesa per scongiurare l’aumento dell’Iva per il 2020 (sono necessari almeno 23 miliardi di euro) e per portare a casa la Flat Tax. In totale il governo Conte deve trovare una cifra che varia tra i 35 e i 47 miliardi di euro.

Trenta miliardi dalla spending review? Questo lo dice lei

Farà piacere agli italiani sapere che parte del lavoro per recuperare quei soldi sarà affidato a Laura Castelli. I problemi sono tanti ma siamo sicuri che la viceministro e ora anche Commissario straordinario saprà farsi valere. Sulla carta è tutto facile, basta solo fare quello che Luigi Di Maio ha promesso poco più di un anno fa  ovvero tagliare 30 miliardi di sprechi e privilegi. Curiosamente in quasi un anno di governo ai 5 Stelle non è mai venuto in mente di andare a caccia di quei trenta miliardi (che in campagna elettorale erano addirittura 50). Anzi, per il 2020 i tagli alla spesa reali saranno di circa 2 o 3 miliardi di euro, un ventesimo di quello che servirebbe in realtà.

castelli spending review commissario - 1

Il punto principale è che questa promozione sul campo rischia di far diventare il nostro viceministro preferito il perfetto capro espiatorio per eventuali insuccessi del governo. Cosa succederà se l’onorevole Castelli non riuscirà a tagliare il tagliabile? Risponderà «questo lo dice lei» durante un dibattito con l’ex Commissario alla spending review Carlo Cottarelli? Oppure si inventerà di fantomantiche sanzioni europee come quando le è stato chiesto come mai il governo Conte non ha ridotto l’Iva sugli assorbenti? Il problema della Castelli sono però le cifre. Nel 2017 arrivò ad accusare il Governo Gentiloni di aver fatto diminuire la natalità  quando gli stessi dati utilizzati dalla Castelli dimostrvano che la crisi demografica ha radici ben più profonde (e distante nel tempo)

Laura Castelli alla spendign review: cosa può andare storto

Laura Castelli è – al pari di Toninelli – uno dei membri più imbarazzanti del governo Conte. Certo, adesso tutti passano in secondo piano per i guai giudiziari del sottosegretario Siri (uno che oggi è amareggiato per la decisione di Toninelli di levargli le deleghe e che qualche mese fa non sapeva nemmeno che il ministro dei trasporti era Toninelli). Però come dimenticare di alcuni epici exploit della viceministra dell’Economia? Partiamo ad esempio da quando era ancora una semplice deputata. Una sera ad Otto e Mezzo ammise candidamente di non avere alcuna idea su come votare in caso di referendum di uscita dall’euro. Questo, fate attenzione, non perché non lo sappia davvero, ma perché sulla questione il parere del M5S è cambiato così tante volte che è difficile starci dietro.

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Qualche tempo prima la Castelli ci aveva regalato un’altra fantastica confessione: quella di aver esercitato la professione di commercialista pur non essendo iscritta all’Albo. Il bello è che l’ha fatto davanti alla platea degli iscritti all’Ordine dei Commercialisti. Nessuna sanzione per lei, che qualche tempo dopo avrebbe spiegato la differenza tra condono e pace fiscale (spoiler: non c’è) dicendo che lo stato avrebbe fatto delle indagini su chi usufruiva della Pace Fiscale. Perfettamente inserita nel meccanismo diabolico della politica degli annunci la viceministro poi ci rivelò che 5  o 6 milioni di tessere per il Reddito di Cittadinanza erano già in stampa in una tipografia che preferiva non rivelare. Prima ancora che venisse approvata la legge sul RdC e che venissero aperte le domande per il sussidio. Chissà che fine hanno fatto tutte le tessere avanzate visto che le domande arrivate sono poco più di 800mila. Tutto è relativo per la Castelli, non solo i numeri ma anche le statistiche dell’Istat.

ecotassa ecobonus

Ci sono però alcune certezze, ferme, salde. La prima: è sempre colpa dell’Europa, così cattiva che “ci chiede un rene” ed è “invidiosa” perché in Italia hanno vinto i sovranisti «a Bruxelles dà fastidio che ci sia un governo che è stato votato da oltre il 50% delle persone che sono andate a votare che dice che va smontata la Legge Fornero. Quando la volontà popolare è quella di tornare indietro dalla Fornero Bruxelles può dirmi quello che vuole». La seconda: la recessione è colpa del PD. Ed infine la terza: ci sono degli invidiosi che remano contro e ce l’hanno con lei tra questi probabilmente ci soni anche i fake brutti e cattivi. Festeggiamo quindi la nomina di Laura Castelli a commissario alla spending review, sperando che non si tratti della solita manina che cerca di metterla in difficoltà. Come quella volta che se ne uscì consigliando a quelli che con l’ecotassa avrebbero pagato più per l’acquisto della macchina di comprare un’utilitaria che costava meno, ad esempio una panda mille (che per inciso costa di più). E proprio parafrasando un famoso spot della Panda verrebbe da dire: meno male che la Castelli c’è, perché se non ci fosse bisognerebbe inventarla.

Leggi sull’argomento: Le balle di Di Maio sul “record assoluto” di esportazioni italiane

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