Tutte le balle della campagna elettorale di Lucia Borgonzoni in Emilia-Romagna

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-01-24

Da Bibbiano allo “spacciatore tunisino” del Pilastro a Bologna passando per gli ospedali aperti anche di notte, l’Irpef da azzerare come in Veneto e la bambola trans che arriverà sui banchi di scuola se vince Bonaccini. Il meglio del peggio di questa campagna elettorale all’ultimo sangue

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Si chiude oggi la campagna elettorale per le elezioni regionali in Emilia-Romagna. Da domani scatteranno le canoniche quarantott’ore di silenzio elettorale, una farsa nel tempo dei social network. Ma almeno la produzione di bufale e fake news dovrebbe subire un rallentamento. Perché durante la campagna elettorale per la conquista della regione rossa per eccellenza ne sono state dette tante di balle.

Tutto inizia e finisce con Bibbiano

Iniziamo dalla fine, che al tempo stesso è l’inizio della narrazione con cui la Lega ha preparato il terreno per la conquista dell’Emilia-Romagna: il caso Bibbiano. Il piccolo paese in provincia di Reggio Emilia che è stato scosso dall’indagine della Procura sui casi di presunti abusi negli affidi di alcuni minori. Ieri Matteo Salvini e Lucia Borgonzoni sono tornati sul luogo del delitto per la chiusura della campagna elettorale. Un grande cartellone rosso con la scritta a caratteri cubitali “giù le mani dai bambini”. Sul palco un calderone di emozioni che nulla hanno a che fare con Bibbiano: la mamma della bambina “rapita” dagli assistenti sociali (ma non sono quelli di Bibbiano) quella piccolo Tommaso Onofri, che è stato barbaramente ucciso nel 2006 a 17 mesi da tre persone che cono i servizi sociali, gli psicologi o il PD non avevano nulla a che vedere.

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Da mesi la Lega e Lucia Borgonzoni raccontano dell’esistenza di un “sistema Bibbiano”. Che però non esiste. Addirittura la senatrice leghista, quella che in Aula al Senato sfoggiò una maglietta con scritto “parlateci di Bibbiano” arrivò ad inventare dell’esistenza di bambini “schedati” in un altro paesino dell’Emilia-Romagna: era una balla. I giudici non hanno ancora scritto una riga del processo, che deve ancora iniziare ma la Lega già da giugno ha capito che Bibbiano poteva essere un elemento fondamentale per attaccare il PD. Ed infatti l’eurodeputata leghista Isabella Tovaglieri arrivò a dire che il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti era indagato per «favoreggiamento o una collaborazione» con gli indagati. Ma non era vero.

Tutte le balle di Lucia Borgonzoni

Senza dubbio Bibbiano è stato il filo rosso con il quale la Lega ha iniziato a tessere le maglie della rete con cui raccoglierà migliaia di voti in Emilia-Romagna. Quando non sapeva cosa dire la Borgonzoni tirava fuori il caso Bibbiano. Ma non è che quando sapeva cosa dire le cose andavano meglio. Il giorno della sua incoronazione a candidata del centrodestra, quel 14 novembre al Paladozza (data che verrà ricordata per la nascita del movimento delle Sardine), la Borgonzoni promise di tenere aperti gli ospedali anche di notte e nei weekend «come fanno in Veneto». Ma gli ospedali in Emilia-Romagna sono già aperti nei festivi, di notte e nei weekend, sono sempre aperti.

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Il Veneto è il modello cui si ispira la Lega. La Borgonzoni promette di “azzerare” l’addizionale regionale Irpef “come in Veneto”, lasciando intendere che nella regione governata da Zaia non si paghi (ma non è così). Nel programma di Lucia Borgonzoni è scritto proprio così: «ZERO Irpef come in Veneto». Anche il segretario regionale della Lega per l’Emilia-Romagna, l’onorevole Gianluca Vinci, qualche giorno fa è tornato a dire che si azzererà l’Irpef senza tagliare i servizi. Salvo aggiungere poi che il modello della Sanità è quello della Lombardia, dove per il 50% è gestita dai privati (e l’Irpef non è azzerata nemmeno lì).

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In un’altra occasione la Borgonzoni ha voluto difendere le eccellenze del “made in Emilia-Romagna” dal presunto complotto degli eurocrati che bollano i prodotti DOC e DOP come “nocivi”. Non sono eurocrati, Nutri Score non dice il prosciutto è “nocivo” (nel senso che fa male alla salute) e nessuno in ogni caso vuole impedire ai consumatori di mangiare Parmigiano Reggiano. Poi fa ridere se pensate che ora la Lega vuole difendere il Parmigiano Reggiano ma qualche mese fa si opponeva al CETA. C’è stata poi la volta in cui ha raccontato che Bonaccini riempie l’Emilia-Romagna di rifiuti oppure quella in cui ha tentato di sciacallare sull’emergenza maltempo, dimenticando che era il governo di cui faceva parte a dover stanziare i fondi. La candidata della Lega si è poi lamentata dell’assenza di un assessorato al turismo (che c’è), di una legge a tutela delle manifestazioni storiche come il carnevale (che c’è) e nella stessa giornata ha fatto visita ad un’azienda che produce dispositivi medici dicendo che sarà penalizzata dalla Plasti Tax, che però esclude proprio le aziende del comparto biomedicale. Seguono: il fondo per aiutare le vittime di violenze e la proposta di un referendum sull’Autonomia (che l’Emilia-Romagna ha già chiesto).

La gogna contro lo spacciatore tunisino (che è un minorenne italiano)

Non poteva poi mancare lo spauracchio sul Gender e la terribile bambola trans che secondo una candidata potrebbe arrivare nelle scuole e negli asili se vincesse Bonaccini. Per altri cattolici devoti (al leader della Lega) invece la legge regionale contro l’omotransfobia emanata lo scorso agosto introduce e legalizza addirittura la discriminazione nei confronti degli eterosessuali.

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Si arriva così alla sceneggiata della citofonata durante la passeggiata al Pilastro a Bologna. Salvini che chiede ad un perfetto sconosciuto “lei spaccia?” e che fa il nome e cognome del “tunisino spacciatore” solo perché glielo ha detto una residente del quartiere. Il ragazzo però non è tunisino, ma italiano. È minorenne e non è uno spacciatore. Per Salvini sono dettagli. Oggi ha detto che il ragazzo avrà le sue scuse SE non è uno spacciatore, perché lui con chi spaccia non è garantista (con tutti gli altri, specie se del suo partito, sì).

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A chi gli faceva notare che è facile andare a suonare a casa di un ragazzino per fare la scenetta alla Brumotti Salvini invece ha risposto che è stato minacciato di morte dai Casamonica perché ha fatto abbattere la loro villa. Ma in realtà lui con la villetta dei Casamonica abbattuta a Roma lo scorso anno non c’entra nulla. Lo stabile era stato sequestrato nel 2009 e la decisione di demolirlo venne dalla Regione Lazio.

 

Leggi anche: Parlateci di come le Sardine hanno stracciato Salvini a Bibbiano

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