Le balle di Travaglio su Salvini, Raggi e le demolizioni delle ville dei Casamonica

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-11-23

Il direttore del Fatto si lamenta che qualcuno abbia criticato la Raggi, Salvini e Conte per le passerelle a bordo delle ruspe e scrive che improvvisamente sui giornaloni i Casamonica sono diventati quasi simpatici (perché sono contro la Raggi). Ma la storia è leggermente diversa. E andrebbe raccontata tutta

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Tre giorni fa seicento uomini della Polizia Locale in tenuta antisommossa hanno circondato il complesso di abitazioni abusive al Quadraro appartenenti ai membri della famiglia Casamonica. L’operazione è poi proseguita con lo sgombero di otto villini, l’abbattimento proseguirà nei prossimi giorni. Noti ai più per il pacchiano funerale con lancio di rose dall’elicottero dell’estate del 2015 i Casamonica sono una famiglia di etnia sinti dedita ad attività criminali come usura ed estorsione. Oggi sul Fatto Quotidiano Marco Travaglio si lamenta di come, proprio a causa delle ruspe «volute dalla Raggi», i Casamonica siano diventati simpatici perché «i giornaloni la menano sulla “passerella”, lo “spot”, il “défilé” di Raggi, Conte e Salvini».

Il senso di Travaglio per le ruspe

Ora è chiaro anche a un cretino che far notare come l’operazione sia stata anche una grande mossa di propaganda da parte di un’amministrazione comunale bollita non significa stare dalla parte dei Casamonica o degli abusivi.  A meno ovviamente che non sia un reato (lesa maestà?) quello di criticare la regina di Roma che regna tra monnezza agli angoli della strada e autobus flambé, quando passano. Soprattutto alla luce del fatto che Conte e Salvini, i due che hanno gioito per le ruspe in diretta televisiva – perché la buona notizia è stata costruita con maestria – hanno appena fatto passare un provvedimento (il Decreto Genova) che di condoni edilizi per gli abusivi ne contiene ben due (uno per Ischia e uno per i terremotati del Centro Italia). Questo giusto per mettere le cose in prospettiva.

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Riguardo alla storia della Raggi che lotta per restituire la città ai cittadini onesti, però Travaglio dimentica che poco più di un mese fa è venuto fuori che il Comune di Roma ha “dimenticato” di costituirsi parte civile nel processo a tre dei quattro accusati del raid al Roxy Bar. Gli imputati sono tutti legati al clan Casamonica. Non si spiega quindi perché – secondo il Direttore del Fatto Quotidiano – non si possa al tempo stesso raccontare la cronaca dello sgombero e criticare la passerella della Raggi. Lo si è fatto ogniqualvolta un politico ha utilizzato operazioni del genere per fare propaganda.

Dal funerale show alla ruspa-show

C’è poi qualcos’altro che Travaglio dimentica di raccontare. Ad esempio la “gara” tra Salvini e Raggi a chi avrebbe guidato la ruspa. Era il 21 giugno 2018 quando il ministro dell’Interno si presentò davanti alla villa confiscata nel 2009 al clan dei Casamonica alla Romanina (il loro feudo) assieme alla prefetta di Roma Paola Basilone e al presidente del Lazio Nicola Zingaretti per annunciarne l’abbattimento. Il titolare del Viminale avrebbe voluto essere il primo a mettere in moto le ruspe. In una diretta dell’11 ottobre aveva infatti dichiarato «È questione di giorni. Entro ottobre guiderò personalmente la ruspa che abbatterà la villa abusiva dei Casamonica a Roma». Quella villa – sequestrata dalla Regione in collaborazione collaborazione con l’Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati (ANBSC) – sarà abbattuta il 26 novembre e Salvini questa volta riuscirà ad esserci. La ruspa tira insomma: a destra a sinistra e anche “né a destra né a sinistra”.

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Travaglio – probabilmente per non annoiare il lettore – non racconta nemmeno degli abbattimenti fatti nel corso negli anni. Perché è vero che le contestazioni di abusivismo riguardo a quel complesso di villette risalgono addirittura al 1994 (anno del condono Berlusconi). L’ordine di abbattimento risale invece al 19997. Ma non è vero che nel corso degli anni non sono state abbattute ville costruite abusivamente e appartenenti ai Casamonica. Nel 2010 ad esempio a Frascati (non nel comune di Roma) vennero abbattuti tre villini appartenenti al clan. Altri abbattimenti vennero eseguiti – senza troppo clamore – anche durante le amministrazioni precedenti. Francesco Rutelli ha ricordato che nel dicembre del 1993 fece abbattere alcune costruzioni abusive sulla Casilina e che nel quadrienno 1993-1997 vennero eseguiti 300 ordini di abbattimento. Un’altra villa sequestrata – affidata alla Regione – sarà invece ristrutturata e verrà messa a disposizione di un’associazione benefica. Quelle otto villette, che senza dubbio non sono comparse dalla sera alla mattina, invece sono sempre rimaste lì negli ultimi vent’anni. Nonostante il sequestro e gli ordini di sgombero.

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Anche Chiara Appendino ha capito il potenziale mediatico delle ruspe

Perché? Lo ha spiegato ieri ai microfoni di Radio Cusano Campus l’ex assessore alla Legalità della giunta Marino Alfonso Sabella. Le demolizioni infatti costano soldi. In teoria a pagare dovrebbe essere chi ha commesso gli illeciti, ma questo non avviene quasi mai. Motivo per cui le amministrazioni comunali preferiscono dirottare le risorse altrove. E questo ovviamente è un problema perché si dà agli abusivi un senso di impunità. Di ordini di abbattimento fermi nei cassetti – ha detto Sabella – ce ne sono tanti. E non in tutti i casi c’è l’opportunità politica perché «salvo non riguardino gruppi invisi alla popolazione come i Casamonica, fanno perdere consensi». E si torna qui alla questione delle passerelle a bordo delle ruspe.

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