Silvia Sardone e il complotto del Nutri Score per avvantaggiare i prodotti francesi

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-12-19

Dopo Salvini anche una deputata della Lega del Parlamento Europeo ha scoperto che l’Europa sta aiutando i francesi a vendere il loro cibo (in Francia) penalizzando le eccellenze italiane. Ma non è vero

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«Sono andata in 3 supermercati in Francia dove prosciutto di Parma e mozzarella italiana sono considerati prodotti non sani mentre prodotti industriali e vere e proprie schifezze hanno il bollino verde!», l’eurodeputata leghista (e già consigliera regionale di Forza Italia in Lombardia) Silvia Sardone ha deciso di combattere il Nutri-Score dall’interno, per dimostrare l’esistenza di un vero e proprio complotto ai danni del made in Italy.

Silvia Sardone poteva fare il suo scoop comodamente seduta al computer

«Incredbile, è una vera vergogna!», tuona su Facebook l’onorevole della Lega dopo una visita in alcuni supermercati francesi. Cosa ha scoperto? Che “l’Europa” utilizza il sistema di marchiatura a semaforo con lettere colorate per spingere i consumatori a comprare prodotti francesi invece che prodotti italiani. La ragione? I prodotti italiani selezionati dall’eurodeputata leghista hanno un indice Nutri-Score più alto rispetto ad altri prodotti francesi. Ma come è possibile, si chiede l’onorevole Sardone reggendo in mano una confezione di Prosciutto di Parma, i prodotti italiani sono rinomati in tutto il mondo per la loro qualità e per essere buoni. Come fanno ad avere uno score negativo rispetto a certo junk food?

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Innanzitutto vogliamo dare una buona notizia all’onorevole Sardone: non è necessario girare per i supermarket francesi. Perché i prodotti sono già catalogati e il database è facilmente consultabile su Internet. Come abbiamo spiegato – e come ha spiegato l’inventore del sistema – non ha nulla a che fare con l’Unione Europea, visto è che un sistema di etichettatura inventato da un gruppo di ricerca indipendente che è stato adottato in maniera autonoma in diversi paesi europei (senza alcun obbligo o direttiva). Infine la “classifica” è stilata in base alle informazioni dichiarate in etichetta dal produttore. Vale a dire che a saper leggere l’etichetta (le varie percentuali di grassi, proteine, sale, zuccheri o calorie) si arriva più o meno alla stessa conclusione.

Le balle di Silvia Sardone sul Nutri Score

Il Nutri-Score non giudica la qualità di un prodotto (ad esempio non valuta in maniera positiva un prodotto artigianale rispetto ad uno industriale) ma solo le proprietà nutritive. Ad esempio riguardo al prosciutto di Parma, un’eccellenza della nostra produzione agroalimentare, viene catalogato nella categoria D a causa dell’elevata percentuale di sale e di grassi saturi. Inoltre va ricordato che per l’OMS il consumo eccessivo di carni rosse lavorate rappresentano un rischio per la salute. Nutri Score non “punisce” certo solo i prosciutti italiani, ma questo l’onorevole Sardone non lo dice, perché dopo aver mostrato la confezione di prosciutto ne mostra una di polpettone con le verdure, prodotta in Francia. Il problema è che se si consulta il database si scopre che la stragrande maggioranza dei prosciutti, siano essi francesi, spagnoli o italiani, ricade nella categoria D. Se davvero Nutri-Score volesse penalizzare i prodotti italiani allora dovrebbe dare uno score migliore ad un prodotto equivalente ma fatto in Francia. Lo stesso si dica per i formaggi, la Sardone mostra quelli made in Italy ma non quelli francesi. E c’è di più: quando mostra la ricotta ad esempio si tratta di prodotti made in Italy ma marchiati Auchan (o altre catene francesi). Di fatto a vendere quel formaggio è una ditta francese, che senso avrebbe auto-penalizzarsi?

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La Sardone quindi non paragona mai direttamente due prodotti della stessa categoria. Eppure è così che si dovrebbe fare un confronto sulle proprietà nutritive ed un’eventuale (inesistente) penalizzazione. Ad esempio ad un certo punto sta “analizzando” lo scaffale della pasta e spiega che la «tutta la pasta francese pasta alsaziana con tanto di bandiera ha tutta quanta la lettera A e il bollino verde come se fosse di grande qualità». Ed è vero, la pasta in questione (qui la scheda) ha il bollino verde. Ma curiosamente l’onorevole Sardone non mostra lo score della pasta Barilla (un marchio italiano) che si trova poco più in là sullo scaffale (è che è posizionato alla stessa altezza di quella francese). Non lo mostra perché è identico, anche la pasta italiana, quella che dovrebbe essere penalizzata dal Nutri-Score ha la sua bella letterina A con bollino verde. La prova della malafede dell’onorevole leghista, e della bufala del complotto del Nutri-Score ai danni dell’Italia. Allo stesso modo gli oli d’oliva italiani (e stendiamo un velo pietoso sul fatto che siano davvero italiani) sono quelli che tra gli oli di origine vegetale hanno il punteggio migliore, anche se è C. Pretendere che tutti i prodotti che hanno la bandierina italiana abbiano il bollino verde e la A è assurdo, e nega le stesse differenze tra un alimento e l’altro. Ma se volete potete mangiare prosciutto crudo tutti i giorni e vedere un po’ cosa succede alle vostre analisi del sangue. Il fatto che un prodotto sia di qualità non significa che lo si possa mangiare in quantità. Il senso del Nutri-Score è tutto qui.

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