La storia di Lucia Borgonzoni che vuole “azzerare” l’addizionale regionale Irpef “come in Veneto”

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-11-22

La candidata Borgonzoni ha eletto a suo modello il Veneto e promette di fare dell’Emilia-Romagna una regione “no tax” azzerando l’addizionale regionale Irpef come ha fatto Zaia. Il problema è che in Veneto le cose non funzionano così, e le tasse non sono affatto azzerate

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Altro che “Prima l’Emilia-Romagna”: lo slogan della campagna elettorale di Lucia Borgonzoni dovrebbe essere “Come il Veneto”. Dopo la promessa di tenere aperti gli ospedali anche di notte come fa la regione governata da Luca Zaia la candidata della Lega in Emilia Romagna promette di «azzerare l’addizionale regionale Irpef». Indovinate come? La Borgonzoni non si trattiene: «c’è riuscito il Veneto, governato dalla Lega, mi piacerebbe poterlo fare anche nella nostra Regione».

Non è vero che il Veneto ha “azzerato” l’addizionale regionale Irpef

La promessa generale è sempre quella del meno tasse per tutti, che in questo caso diventa “una regione no tax”. E visto che quando era al governo la Lega non è riuscita a fare la flat tax (perché non c’erano i soldi) perché un elettore dovrebbe fidarsi di una candidata che promette di fare una cosa che non è nei poteri della giunta regionale? Perché l’aliquota base dell’addizionale regionale è fissata da una legge dello Stato, motivo per cui non può essere azzerata da una decisioni del governo regionale. Borgonzoni sta promettendo qualcosa che non può mantenere.

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In un altro post la Borgonzoni corregge il tiro e dice che il Veneto “non applica l’addizionale regionale Irpef” e che è sua intenzione fare altrettanto perché «quella che Bonaccini sbandiera come qualità dei servizi è oggi pagata a caro prezzo dai cittadini emiliano romagnoli» e promette di riuscire a fare meglio (aumentare l’offerta banalmente si traduce in un aumento della spesa) con meno (perché abbassare l’aliquota dell’addizionale regionale significa che ci saranno meno risorse a disposizione). Le due questioni sono collegate perché il gettito dell’addizionale regionale all’IRPEF concorre, nella misura e nelle forme stabilite dalla legge, al finanziamento del Servizio sanitario nazionale

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Sempre secondo la Borgonzoni Zaia «non mette le mani nelle tasche dei veneti». La sorprenderà scoprire che anche in Veneto (così come dovunque) si paga l’addizionale regionale Irpef la cui aliquota base è fissata all’1,23%.

I dati sull’addizionale regionale in Veneto

Cosa ha deciso di fare il Veneto? La regione di Zaia ha scelto di applicare una sola aliquota dell’addizionale regionale Irpef a tutti i contribuenti, quella pari all’1,23%. A prescindere dal reddito tutti i veneti versano l’aliquota base alla quale la Regione ha rinunciato ad aggiungere un’ulteriore addizionale (come invece fanno tutte le regioni italiane, anche quelle governate dalla Lega da decenni come la Lombardia). Quindi che in Veneto un contribuente dichiari un reddito fino a 15 mila euro l’anno (l’estremo più basso)  o che ne dichiari oltre 75 mila (l’estremo più alto) pagherà sempre un’addizionale Irpef pari al 1,23%.

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Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze

Inutile dire che quei soldi che Zaia secondo la Borgonzoni “non prende dalle tasche dei veneti” finiscono nelle casse della regione. L’addizionale regionale all’IRPEF è infatti un “tributo proprio derivato”, vale a dire un tributo istituito e regolato dalla legge dello Stato, il cui gettito è attribuito alle regioni che devono, pertanto, esercitare la propria autonomia impositiva entro i limiti stabiliti dalla legge statale. Non è certo difficile capire che in questo modo chi ha un reddito più alto ottiene uno sconto maggiore sulle tasse mentre i contribuenti che hanno redditi bassi in sostanza pagano molto di più in rapporto a chi invece ottiene uno sconto maggiore.

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Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze

Chi legge il post della Borgonzoni è indotto a pensare che in Veneto l’addizionale regionale sia “azzerata”, cioè pari a zero. Ma non è così, e sarebbe interessante sapere come mai una regione a tradizione leghista come la Lombardia non abbia fatto altrettanto. Secondo il Rapporto sulle addizionali Irpef di Confprofessioni «la Lombardia è la regione che determina il maggiore ammontare di addizionale: nel 2016 circa 2,26 miliardi, ovvero il 18,90% dell’imposta raccolta su tutto il territorio nazionale».

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Fonte: Rapporto Confprofessioni

In Veneto inoltre nonostante il cosiddetto “azzeramento” dell’addizionale Irpef da parte di Zaia si è registrato un aumento dell’imposta regionale media. Per qualche “strana” ragione i cittadini della “regione no tax” che la Borgonzoni indica a modello pagano più tasse. Questo non è dovuto unicamente all’aumento della ricchezza prodotta in Veneto. Non esiste infatti solo l’addizionale regionale (che può essere fissata ad un massimo del 3,33%) ma anche quella comunale (il cui massimo è lo 0,8%).  Anche qui la classifica di Confprofessioni è di facile lettura: «la Lombardia è la regione che determina il maggiore ammontare di addizionale: nel 2016 circa 952 milioni di euro, ovvero il 20,05% dell’imposta raccolta su tutto il territorio nazionale. A seguire troviamo il Lazio con circa 621 milioni (13,08%), il Veneto con circa 456 milioni (9,60%) e l’Emilia Romagna con circa 420 milioni (8,85%)». Se nel periodo tra il  2008 e il 2016 i redditi dei residenti in Veneto sono aumentati di circa il 10% l’addizionale regionale complessiva (quella “non applicata”) è aumentata di più del 20%. Nel periodo tra il 2012 e il 2016 il prelievo medio dell’addizionale comunale in Veneto è aumentato del 20,70%, in Emilia Romagna del 19,57%, in Lombardia del 46%.

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Fonte

Da qualche parte i soldi per i servizi li si devono prendere. E sempre il rapporto di Confprofessioni mostra che in Veneto l’imposta media pro capite delle addizionali regionali è aumentata tra il 2012 e il 2016 del 5,26%. In confronto l’Emilia-Romagna, dove le aliquote sono a scaglioni di reddito la differenza è stata del 5,82%, appena lo 0,56 in più a fronte di nessun “azzeramento” dell’addizionale Irpef. Questi sono i dati e i numeri del prelievo nella regione che secondo la Borgonzoni sarebbe “No Tax” confrontati con quella di quella che vorrebbe equiparare al modello veneto. Ma è solo un gioco delle tre carte. Anche perché la Borgonzoni non dice un’altra cosa interessante: il governo gialloverde, quello di cui faceva parte in quanto sottosegretario, aveva deciso di togliere il blocco all’aumento dell’addizionale Irpef consentendo a regioni e comuni di alzare l’addizionale fino ai livelli massimi. Altro che “no tax”.

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