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Le fregnacce di Salvini sull’Europa a favore dei porti chiusi grazie a lui

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-02-18

Ieri il leader della Lega ha raccontato una storia secondo la quale francesi, tedeschi, spagnoli, ungheresi, austriaci e addirittura gli svedesi hanno apprezzato “quello con le palle” che ha chiuso i porti. Ma oltre al fatto che i porti non sono mai stati chiusi bisogna ricordare a Salvini di quella volta che il suo omologo tedesco disse: «Matteo, che senso ha mettere sempre in atto la stessa procedura se finisce sempre che i migranti scendono a terra?». Pure all’estero hanno capito che era un bluff

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«Quando ero ministro dell’Interno sul tema immigrazione sono arrivati tutti sulle posizioni italiane dai francesi ai tedeschi agli spagnoli agli ungheresi agli austriaci agli svedesi. Tutti a dire “bravo Salvini, brava l’Italia finalmente avete controllato gli sbarchi avete chiuso i porti. Finalmente è arrivato uno con le palle perché non ne potevamo più”». A dirlo ieri a Stasera Italia è stato Matteo Salvini, che ha raccontato così non solo di essere il politico più amato dagli italiani ma anche quello più apprezzato sullo scenario internazionale.

Quando la Germania scriveva a Salvini per dirgli di smetterla coi porti chiusi

E se da un lato non abbiamo motivo di dubitare che agli ungheresi i porti chiusi potessero piacere (del resto sono pur sempre quelli che hanno rifiutato sistematicamente qualsiasi ripartizione dei migranti) dall’altro pare francamente assurdo che altrove la politica salviniana del non entra nessuno sia piaciuta. Perché è vero che ad un certo punto sembrava essere stato raggiunto un accordo con Germania e Austria sul respingimento dei migranti. Ma è anche vero che quell’accordo rimase lettera morta. Anzi fu proprio il ministro dell’Interno tedesco Seehofer a scrivere una lettera al suo collega italiano nella quale chiedeva a Salvini «di riconsiderare la sua posizione di rifiutare l’apertura dei porti italiani».

Che la cosa dei porti chiusi fosse una farsa, una trovata propagandistica era ben chiaro al ministro tedesco che rivolgendosi a Salvini durante il caso Gregoretti disse: «Matteo, che senso ha mettere sempre in atto la stessa procedura se finisce sempre che i migranti scendono a terra?». Non proprio le parole di apprezzamento di cui parlava Salvini ieri sera. Anche perché mentre il titolare del Viminale si baloccava coi porti chiusi per le ONG la Germania cosa faceva? Ci rimandava i migranti in Italia. Il tutto con il benestare della Lega, visto che queste “restituzioni” sono proseguite senza problemi durante il governo Conte 1. E che dire allora dei francesi, che hanno apprezzato così tanto l’innovativa politica di Salvini da rimandarci i migranti al confine di Ventimiglia direttamente con la Gendarmerie? Delle due l’una: o Salvini sta mentendo oppure non è che fosse così tanto stimato dai suoi colleghi.

Perché Salvini sta raccontando una balla

All’estero insomma era cosa nota che i porti chiusi fossero una balla. E lo sapevano certamente i colleghi europei di Salvini. Quelli che secondo il leader della Lega hanno molto apprezzato la sua azione di governo. Non si sa bene quando abbiano espresso tale apprezzamento, visto che il nostro ai vertici europei sul tema non ci è andato quasi mai, disertandone sei su otto e visto che la Lega non ha mai votato per la riforma del Regolamento di Dublino. Ma, si dirà, è poco importante che Salvini fosse ammirato o meno.

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Fonte: ISPI/Matteo Villa via Twitter.com

Ed è vero: perché il vero problema di questo racconto da osteria di Salvini è che il controllo dei flussi migratori e la difesa dei confini esterni della UE sono due materie di competenza esclusiva dei singoli stati. Quindi nella migliore delle ipotesi agli altri stati membri, che in passato hanno aiutato (e molto) l’Italia nella gestione dell’immigrazione, di quello che faceva Salvini interessava poco.

Anche perché i famosi accordi di ripartizione stipulati – a suo dire – da Salvini si sono conclusi spesso con i migranti che venivano fatti sbarcare in Italia e qui ci restavano tant’è che durante la gloriosa stagione  dei “porti chiusi” solo il 3,7% dei migranti è stato ricollocato altrove. «Con le 24 “crisi in mare” della gestione Salvini – scriveva il ricercatore dell’ISPI Matteo Villa – sono sbarcate 1.359 persone in Italia, di cui 598 (il 44%) sono state ricollocate». Onestamente è difficile parlare di un successo. Ed è ancora più difficile che questa situazione sia piaciuta in Europa. Povero Salvini che si è fidato di quelli che gli facevano i complimenti (ma agli ungheresi mica l’ha chiesto mai di prendersi le proprie quote). Ma non finisce qui, perché dopo aver raccontato di questo sensazionale successo Salvini spiega che proprio per questo «stiamo provando a fare in Economia quello che abbiamo fatto sull’immigrazione». Insomma, Salvini sembra convinto che grazie al fatto che in Europa dicono di lui (chi? i governanti? i sovranisti?) che c’ha “due palle così” ora potrà dimostrare di averle anche dal punto di vista economico (con gli apprezzatissimi minibot o con l’uscita dall’euro?). Al senatore della Lega occorre però ricordare il sonoro SDENG di Orbán e Seehofer sulle ricette economiche (quali?) della Lega al punto che sempre il ministro dell’Interno tedesco (quello che lo stimava tantissimo) dichiarò dopo le elezioni europee: «con Matteo Salvini “una base di fiducia praticamente non è più possibile». E non sono stati gli unici perché anche gli austriaci avevano fatto sapere che l’Austria non aveva alcuna intenzione di accollarsi i problemi italiani. Come del resto quelli di AfD andavano in giro a raccontare che il MES serviva per salvare gli italiani.

Tanto che qualche tempo dopo, in Senato: “I porti chiusi condannano a morte migliaia di persone”: il lapsus di Salvini in Senato

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