Fact checking
Come gli amici di Visegrad di Salvini hanno fregato Conte sui migranti
Giovanni Drogo 16/07/2018
I paesi del gruppo di Visegrad si sono rifiutati di accogliere alcuni dei 450 migranti sbarcati a Pozzallo. Il premier della Repubblica Ceca ha spiegato che non c’è alcun obbligo, gli ungheresi non vogliono “l’invasione”. Nel governo il sottosegretario Di Stefano critica le posizioni degli amici di Salvini. Quello che sfugge è che i loro interessi sono contro quelli dell’Italia
Sono tutti sbarcati a Pozzallo i migranti giunti a bordo delle navi Monte Sperone (209 persone) e Protector (184 persone). Ora gli uomini della Prefettura e della Questura sono al lavoro per attivar le procedure di ricollocamento nei gli altri paesi europei, come chiesto dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte che nei giorni scorsi aveva inviato una lettera agli altri capi di governo della UE per chiedere che si facessero carico di una quota dei migranti in arrivo in Italia.
Visegrad continua a non rispettare gli obblighi europei sui rifugiati
I migranti in questione sono i 450 che nei giorni scorsi si trovavano a bordo di un barcone proveniente dalla Libia che i ministri Salvini e Toninelli avrebbero voluto dirottare su Malta. Fortunatamente per i migranti Germania, Spagna e Portogallo hanno acconsentito ad accogliere 50 persone a testa. Anche Belgio e Svezia sono orientate a dare il loro assenso per il ricollocamento di migranti e richiedenti asilo. Per il ministro dell’Interno Matteo Salvini si tratta di un «grande successo politico», ma la realtà delle cose è ben diversa. Gli “amici” del Segretario della Lega, i capi di Stato e di governo dei paesi del gruppo di Visegrad hanno infatti fatto sapere che non si faranno carico dei migranti sbarcati a Pozzallo.
Non è una novità, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia hanno sempre rifiutato di accogliere i rifugiati sbarcati in Italia. Sono 12.725 i migranti cui è stato riconosciuto lo status di rifugiato che sono già stati trasferiti verso altri paesi europei, come da accordi tra i governi UE. La metà di questi è stata ricollocata in Germania, Svezia e Paesi Bassi. I paesi del gruppo di Visegrad invece hanno ermeticamente chiuso le frontiere anche a coloro che hanno visto riconosciuto il diritto all’asilo politico. Si tratta di “veri profughi”, persone che scappano dalla guerra o da persecuzioni religiose che anche secondo Salvini (ministro e papà) hanno diritto ad essere accolti in Italia e in Europa.
Praga spiega che sui richiedenti asilo il principio guida è quello dell’adesione volontaria
Ad esempio tra coloro che sono sbarcati oggi a Pozzallo c’è un ragazzino eritreo di 15 anni partito assieme al padre per arrivare in Europa. Il papà però è morto nel deserto e lui è arrivato da solo diventando così suo malgrado “minore non accompagnato” che quindi non potrà essere rimandato indietro e avrà diritto quantomeno alla protezione umanitaria (senza dimenticare che tra Etiopia ed Eritrea c’è la guerra).
Conte ha convinto alcuni colleghi europei a farsi carico delle loro responsabilità. Matteo Salvini invece non è riuscito a far cambiare idea ai suoi “amici”. Il primo ministro della Repubblica Ceca Andrej Babiš ha scritto su Twitter: «Ho ricevuto la lettera del premier italiano Giuseppe Conte in cui chiede all’Ue di occuparsi di una parte delle 451 persone ora in mare. Un tale approccio è la strada per l’inferno». In un tweet successivo Babiš ha ribadito che in ossequio al principio sancito all’ultimo Consiglio Europeo (quello dove Conte aveva “imposto” la linea italiana) il suo paese si sarebbe attenuto strettamente al principio della “volontarietà” riguardo l’accoglimento dei richiedenti asilo (invece per quanto riguarda i rifugiati c’è un obbligo a livello europeo ad accogliere una quota di quelli “processati” in Italia). Secondo Praga «l’unica soluzione alla crisi è il modello australiano, cioè non fare sbarcare i migranti in Europa»; l’Australia ha allestito dei centri di detenzione per i migranti su alcune isole in paesi stranieri (Manus Island in Papua Nuova Guinea e Nauru a Nauru) dove i migranti sono tenuti in condizioni brutali in un limbo senza fine e senza senso. Questa sembrerebbe anche l’idea di Salvini quando ha proposto la costruzione di centri “ai confini Sud della Libia”.
Anche l’ungherse Istvan Hollik, portavoce di Fidesz, il partito di Viktor Orban non vuole i migranti: «L’Ungheria non accoglie nessuno. Gli elettori ungheresi si sono espressi chiaramente alle ultime elezioni: non vogliono vivere in un Paese di immigrati». Hollik spiega che «gli ungheresi rifiutano il piano Soros». Perché per il governo magiaro le navi delle Ong sono tutte finanziate da Soros con l’obiettivo di sostituire i popoli europei con migranti africani.
Il gruppo di Visegrad spacca il governo gialloverde
Una teoria sposata anche da Salvini che però non riesce ad essere così efficace quanto gli amici di Visegrad. Il sottosegretario agli Esteri, il pentastellato Manlio Di Stefano se la prende con il premier della Repubblica Ceca, pur ammettendo che la strada da percorrere sul lungo periodo sia quella indicata da Babis. Di Stefano però chiede ai paesi di Visegrad di fare la loro parte, oppure di ammettere di aver sbagliato l’Unione a cui hanno aderito. Di diverso avviso è il suo collega, il sottosegretario agli esteri Guglielmo Picchi (Lega) che invece approva in toto la linea dei paesi del gruppo di Visegrad (anche se critica i toni di Babis).
In realtà sui migranti sbarcati a Pozzallo ha ragione Praga perché l’accordo firmato da Conte al Consiglio Europeo prevede che il trasferimento delle persone salvate in mare possa avvenire solo su base volontaria senza alcun pregiudizio sulla riforma del regolamento di Dublino. Riforma che, è bene ricordarlo, prevedeva l’obbligo per gli stati membri di farsi carico dei richiedenti asilo (e non dei rifugiati) in base ad un sistema automatico di ripartizione delle quote. La proposta però è stata bocciata dal MoVimento 5 Stelle (il partito di Salvini invece si è astenuto).
Foto copertina via Facebook.com