Perché Salvini ad Helsinki sta strillando a vuoto sui migranti

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-07-18

Il ministro dell’Interno ha scoperto l’esistenza dei vertici dei ministri dell’Interno dell’Unione Europea e ha deciso di farsi una gita nella capitale finlandese. E visto che Salvini è uno che a questi vertici si vede assai di rado cosa poteva andare storto?

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Il dilemma è sempre quello di Morettiana memoria, «mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?». Questa volta eccezionalmente Matteo Salvini ha scelto di andarci al vertice dei ministri dell’Interno dell’Unione Europea. Le ragioni per cui il ministro dell’Interno ha scelto di illuminare con la presenza la riunione di Helsinki sono note: serviva una scusa per non andare in Aula a rispondere alle interrogazioni su Moscopoli.

Cosa ha proposto Salvini al vertice di Helsinki

Del resto è noto che a Salvini queste riunioni non piacciano. L’ultima volta aveva preferito comparire in televisione da Barbara D’Urso piuttosto che andare al vertice in Lussemburgo. In totale Salvini ha saltato almeno sette vertici europei con i suoi colleghi. I motivi non sono noti, spesso e volentieri il ministro dell’Interno deve partecipare ad un comizio in cui se la prende con le Ong e paventa i rischi dell’invasione dei migranti.  Il che è curioso, visto che proprio a quegli incontri i ministri dei paesi membri della UE hanno la possibilità di discutere delle strategie comuni per affrontare il problema delle migrazioni e degli sbarchi che sta tanto a cuore a Salvini.

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Questa volta Salvini ci è andato, ha fatto quello che si mette in disparte, di profilo, in controluce mentre detta comunicati alle agenzie. Ad esempio  quello in cui fonti del Viminale fanno sapere che dell’Interno Matteo Salvini ha ribadito il no dell’Italia al principio del porto più vicino per l’approdo dei migranti, appoggiato dal collega maltese. Le stesse fonti parlano di uno scontro tra l’Italia da un lato  e Francia e Germania che già dalla cena di ieri sera, insistono invece per far approvare un documento sugli sbarchi che vincoli in tal senso i paesi che affacciano sul Mediterraneo (quindi anche la Francia?).

Il facite ammuina di Matteo Salvini ad Helsinki

Come sempre sono i dettagli a fare la differenza. Ad esempio è curioso che le fonti del Ministero dell’Interno non abbiano riferito le posizioni sulla questione dei paesi del gruppo di Visegrad, vale a dire quelli che fino ad ora si sono sempre rifiutati di fare la propria parte per la redistribuzione dei migranti. Chissà, forse è perché sono i migliori alleati di Salvini e della Lega in Europa? Chi può dirlo. Anche la richiesta italiana è alquanto strana: a stabilire che le persone tratte in salvo debbano essere fatte sbarcare nel porto sicuro più vicino sono alcune convenzioni internazionali (ad esempio la SOLAS) che non sembra possano essere superate da un semplice accordo intergovernativo. Inoltre in base al programma dei lavori la sessione sul futuro delle politiche migratorie inizia alle 11:30, quindi al momento in cui scriviamo questo articolo, e in cui sono uscite le indiscrezioni sulle “tensioni” tra Italia, Francia e Germania i lavori devono ancora iniziare.

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«Le regole della ricerca e soccorso in mare (Sar) non devono più essere sfruttate»  così si legge nel documento ufficioso (non paper), che i ministri dell’Interno di Italia e Malta hanno preparato per la riunione di Helsinki. Il documento riservato, di cui l’ANSA ha preso visione, è una proposta che prende il titolo “Nuovi scenari, nuove regole per un quadro legale sulla migrazione illegale via mare e per una riforma delle strategie dell’asilo”.  C’è poi una questione più “politica”. Per mesi Salvini ha snobbato i vertici dove i governi europei decidevano che linea adottare sui migranti che tentano di arrivare in Europa. Come sa bene anche il nostro ministro dell’Interno la gestione dei flussi migratori è una materia di competenza nazionale (non riguarda cioè l’UE) dove i singoli stati mantengono ed esercitano la propria sovranità.

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Ed è interessante quindi che da un lato Salvini rivendichi maggiore sovranità e dall’altra chieda agli altri stati membri di farsi carico delle “conseguenze” della nostra sovranità. È un po’ come pretendere di avere la botte piena e la moglie ubriaca. Nello stesso documento preparato da Italia e Malta – rivela l’ANSA – si richiede anche «una complessiva revisione delle regole e delle strategie che riguardano l’immigrazione irregolare via mare, e la gestione delle richieste d’asilo, che deve anche includere il rimpatrio delle persone la cui richiesta di protezione internazionale è stata respinta». Il secondo punto chiede in sostanza di adottare una strategia comune per il rimpatrio di chi non ha diritto alla protezione internazionale. Il rimpatrio però è demandato ad accordi che vengono sottoscritti dai singoli stati con i paesi di provenienza (dopo un anno Salvini ha per caso scoperto quanto sia difficile?). Il primo invece riguarda evidentemente una revisione del Regolamento di Dublino. Peccato che in questi mesi la Lega e il Governo abbiano più volte rifiutato di mettere mano ad una riforma del trattato che regola la ripartizione dei richiedenti asilo. Come diceva Nanni Moretti «Voi mi fate: “Michele vieni di là con noi, dai”, e io: “andate, andate, vi raggiungo dopo“».

 

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