Salvini ammette: “Gli accordi che portavano i migranti in Italia li facevo io”

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-09-25

Oggi Salvini ha detto che era lui e non Conte a chiamare i capi di Stato e di governo per il ricollocamento dei migranti e che il premier si prendeva tutti i meriti. Ma questo però significa due cose. La prima è che se i migranti delle ONG sbarcavano e rimanevano in Italia il merito è suo. La seconda è che l’accordo del ministro Lamorgese è esattamente come quello che faceva lui e quindi non è una sola. E rimane una domanda: perché Salvini non si è preso i suoi meriti prima e faceva firmare tutto a Conte?

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Matteo Salvini continua a raccontare che l’accordo europeo raggiunto a Malta per la ripartizione dei migranti è una fregatura perché il 90% dei migranti non arrivano a bordo delle navi delle ONG ma con i barchini e i barconi degli scafisti. Questo è vero oggi così come è vero quando lui era ministro dell’Interno, quando però la guerra la faceva solo alle navi umanitarie. Ma Salvini, nella sua opera di riscrittura della realtà aggiunge anche un particolare inedito. Tutto quello che stato fatto suoi migranti è esclusivamente merito suo.

Ma davvero è tutto merito di Salvini?

Oggi a Radio Radicale il leader della Lega ha detto «vorrei ricordare al presidente del Consiglio Giuseppe Conte che i capi di governo europei ero io a contattarli per risolvere le ridistribuzioni dei migranti e non lui, lui si rivendeva solamente i risultati». In pratica secondo l’ex ministro dell’Interno lui lavorava dietro le quinte per la redistribuzione dei migranti mentre Conte semplicemente faceva il lavoro di pubbliche relazioni e si prendeva tutti i meriti. Ma è davvero così? Prendiamo ad esempio il caso di Nave Aquarius. Erano i primi giorni di giugno del 2018, il governo gialloverde aveva giurato da poco più di una settimana e in mezzo al mare c’era una nave di una Ong con 629 persone a bordo che Salvini non voleva far sbarcare. La soluzione arrivò quando la Spagna si offrì di farsi carico dei migranti dopo che il Governo aveva chiesto un generico “gesto solidarietà da parte dell’UE”. I migranti vennero appunto portati in Spagna con la scorta di due navi della nostra Guardia Costiera.

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Salvini in quell’occasione dichiarò che «con altre navi come Aquarius, adotteremo lo stesso atteggiamento» e successivamente annunciò che «Entro fine mese avrò una missione spero risolutiva in Libia». Manco a dirlo la missione libica non fu affatto risolutiva.Venne poi il caso dei 450 migranti salvati da due navi di Frontex. Era il luglio del 2018 e fu Conte a scrivere ai capi di Stato e di governo una lettera per chiedere di contribuire alla ripartizione dei migranti. La “crisi” si concluse quando Francia e Malta annunciarono la volontà di accogliere rispettivamente 400 e 50 migranti. Nell’occasione Salvini telefonò al premier per fare i «complimenti al presidente Conte per i risultati che sta ottenendo nella gestione dei 450 immigrati». Quindi è da escludere che in quel caso l’accordo sia stato promosso da Salvini. A fine giugno fu la volta di Lifeline (la nave per cui Toninelli chiese l’indagine di bandiera), alla fine i migranti sbarcarono a Malta ma l’Italia si impegnò per un accordo di ripartizione. Quindi se dovessimo dare retta a Salvini quella volta fu lui a fare arrivare i migranti.

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Ad agosto del 2018  la Commissione Europea coordinò l’intesa per un nuovo caso Aquarius, quello dei 141 migranti che vennero ripartiti tra Francia, Germania, Spagna, Portogallo e Lussemburgo. Un’altra crisi fu quella della fine settembre del 2018. Protagonista sempre la nave Aquarius questa volta con 58 migranti a bordo. Lo stallo si risolse con lo sbarco a Malta in seguito ad un accordo a quattro tra Portogallo, Spagna, Francia e Germania. In quel caso l’Italia però non ha avuto un ruolo di primo piano nelle trattative perché la soluzione arrivò su iniziativa della Francia: «Malta e Francia ancora una volta si fanno avanti per risolvere l’impasse dei migranti» dichiarò il premier maltese Muscat. Si stava forse prendendo i meriti dell’operato di Salvini?

Il problema della versione di Salvini è che allora è tutta colpa sua

Più in generale, csono, a smentire Salvini, i documenti e le dichiarazioni di Palazzo Chigi dove si parla delle interlocuzioni del Presidente del Consiglio con gli altri Capi di Stato e di Governo. Ci sono le ricostruzioni giornalistiche che mostrano come i casi di crisi spesso e volentieri siano stati risolti anche senza un impulso italiano. In più di un’occasione poi è stato il Presidente del Consiglio a risolvere lo stallo autorizzando lo sbarco. È successo alla fine del famoso “caso Diciotti” ed è successo poche settimane fa quando Conte – con una lettera – ha comunicato a Salvini la sua intenzione di autorizzare lo sbarco dei migranti a bordo di Open Arms. Per la cronaca non risulta che quando Conte si è assunto la “piena responsabilità” per quanto accaduto con la Diciotti Salvini abbia mai detto che era stata un’idea sua. Anzi tutti si sono sforzati di dire che fu una decisione collegiale del Governo, anche se mancano atti ufficiali a dimostrarlo. Tra l’altro nel caso della Diciotti i migranti finirono in Italia (a Rocca di Papa) e in Albania, che non è un paese della UE.

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Fonte: ISPI/Matteo Villa via Twitter.com

Ma Salvini è un uomo d’onore – parafrasando Marco Antonio nel Giulio Cesare – e quindi prendiamo per buona la sua versione. Ovvero che era lui a trattare con i Capi di Stato europei. Questo significa che Salvini faceva gli accordi e poi li faceva annunciare a Conte. Per quale motivo? Qual è la ratio politica dietro a questa scelta, la generosità? Eppure avrebbe potuto facilmente capitalizzare anche quel lavoro “sottotraccia” per far vedere quanto era operoso. Oppure lo faceva magari per spogliarsi della responsabilità davanti agli elettori, per non lasciare tracce visto che quegli accordi prevedevano quote anche per l’Italia?

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via Twitter.com

Ma se fosse vera la versione di Salvini allora dovremmo ammettere che è di Salvini la colpa se nella maggior parte dei casi di “crisi” in cui c’è stato un negoziato i migranti di fatto sono rimasti in Italia. Matteo Villa, ricercatore dell’ISPI ha raccolto i dati riguardanti tutte le 25 “crisi” che si sono verificate quando Salvini era al Viminale e che quindi – stando a quanto raccontato dall’ex ministro – sarebbero stare “risolte” grazie al suo intervento. Emerge così che durante il periodo dei “porti chiusi” solo il 3,7% dei migranti è stato ricollocato. Ora che c’è il nuovo accordo i ricollocamenti sono saliti all’8%. Non è moltissimo visto che la maggior parte dei migranti rimane in Italia ma in confronto alla gestione di Salvini è sicuramente un successo. «Con le 24 “crisi in mare” della gestione Salvini – scriveva Matteo Villa qualche giorno fa – sono sbarcate 1.359 persone in Italia, di cui 598 (il 44%) sono state ricollocate».

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Questa è la dimostrazione plastica che anche con i porti chiusi i migranti sbarcavano lo stesso, sia che fossero a bordo delle navi delle ONG che negli altri casi (ovvero la maggioranza). Questo significa che Salvini portava di fatto migranti in Italia e che quei leghisti che oggi criticano la “sola” di Conte e Lamorgese in realtà stanno criticando una strategia (quella dei ricollocamenti) rivendicata proprio dal leader della Lega. Non è fantastica l’era della post verità?

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