Orbán e Seehofer: “gli amici sovranisti” contro le sparate di Salvini su deficit e il debito

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-05-31

Quello che secondo la propaganda leghista è il Leader dell’Europa dei Popoli non sembra riscuotere molti consensi a Bruxelles dove gli ungheresi di Fidesz e il ministro dell’Interno tedesco lo hanno già scaricato. E pensare che Salvini vorrebbe riformare i trattati europei dove non basta la maggioranza dei voti, serve l’unanimità. Forse in Europa hanno capito che allearsi con quelli che fino a ieri dicevano peste e corna della UE non è una scelta intelligente

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La politica è fatta di alleanze, se non prendi abbastanza voti di devi alleare con qualcuno che i voti che ti mancano li ha. È successo al MoVimento 5 Stelle, è successo al PD. Succederà anche alla Lega? Da giorni Salvinicon la complicità di certi telegiornali pagati coi soldi pubblici – ci racconta della grande vittoria dei sovranisti in Europa. E magari qualche intesa la si potrà raggiungere, ma ultimamente a nessuno dei grandi amici europei di Salvini piace l’idea di farsi vedere assieme agli eurodeputati della Lega.

Che fine ha fatto il leader dell’Europa dei Popoli Matteo Salvini

Ma oltre la propaganda di Morisi sul nuovo leader dell’Europa dei Popoli la verità è che il gruppo dei sovranisti europei non ha i numeri per fare altro che stare all’opposizione. Altro che magnifiche sorti e riforme progressive dell’Unione Europea. Anche questa volta gli eurodeputati leghisti andranno in Europa (se ci andranno, visto l’esempio del capo leader) per scaldare la seggiola. O al più per lanciare vibranti accuse contro l’Europa dei banchieri e dei burocrati, ad uso e consumo dei talk nostrani.

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Salvini lunedì parlava di un gruppo da 100-150 membri, ovviamente non si tratta solo degli eletti all’interno di ENL ma anche dei 29 seggi di Farage più altri euroscettici sparsi all’interno dei gruppo parlamentari più importanti. Ma la prima doccia fredda arriva proprio dal brexiter che ha annunciato di non voler abbandonare l’EFDD, il gruppo nel quale fino alla scorsa legislatura militavano anche gli eurodeputati pentastellati.

La figura da peracottari di Lega e MoVimento 5 Stelle

Restano però altri “amici” di Salvini. Ad esempio i tredici parlamentari europei eletti da Fidesz, partito del primo ministro ungherese Viktor Orbán. Ed è proprio lui – l’amico Viktor – a gelare le speranze di Salvini. Il premier magiaro ha detto che rimarrà nel PPE (dove però in teoria il partito è sospeso per dei problemucci circa lo stato di diritto in Ungheria). Ieri il capo dello staff di Orbán, Gergely Gulyás, ha detto durante una conferenza stampa di non vedere «molte possibilità di collaborazione tra Fidesz la Lega» né a livello di partito né all’interno di un gruppo parlamentare comune. Al tempo stesso come gesto di buona volontà nei confronti del PPE l’Ungheria ha deciso di rinviare indefinitamente il programma di riforma del sistema giudiziario che era stata la causa degli attriti con Bruxelles e che avevano portato alla sospensione di Fidesz dal gruppo dei Popolari Europei.

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Anche il ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer volta le spalle a Salvini. Proprio lui che nel luglio del 2018 assieme al nostro ministro dell’Interno e all’austriaco Herbert Kickl aveva dato vita al cosiddetto “asse dei volenterosi” che voleva cambiare le politiche europee nella gestione dei flussi migratori. In un’intervista rilasciata alla DPA Seehofer ha detto che «dopo l’incontro di Salvini con l’Afd e con Marine Le Pen per me non erano più possibili intese politiche. Almeno non oltre quella che è l’usuale collaborazione tra Stati». Insomma il fatto che Salvini voglia costruire una cosa nera europea con un partito come Alternativ für Deutschland non è piaciuto ad uno dei possibili alleati della Lega in Europa. Il ministro dell’Interno tedesco è netto: «con Matteo Salvini “una base di fiducia praticamente non è più possibile». Ora qualcuno dovrebbe raccontarci in che modo il leader dell’Europa dei Popoli può essere leader se i popoli europei gli voltano le spalle. Ma sono dettagli. Forse gli ungheresi non hanno gradito la proposta di Salvini di far pagare il debito italiano alla BCE? Strano!

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Nel frattempo anche l’altro partito di governo – il MoVimento 5 Stelle – potrebbe avere qualche problema di posizionamento. Grazie alla lungimirante strategia di Di Maio che in Europa si è alleato con neofascisti polacchi e partiti senza alcuna possibilità di entrare in Parlamento (magari sperando di avere la quota maggiore dei deputati del gruppo per condizionarne l’azione politica) il M5S è al momento senza un gruppo. Al momento infatti l’alleanza promossa da Di Maio conta sui 14 deputati eletti dal M5S e l’unico deputato eletto dai croati di Zivi Zivid. Per formare un gruppo parlamentare servono almeno 25 deputati provenienti da sette paesi. L’ALDE di Verhofstadt ha già chiuso la porta in faccia ai grillini durante la scorsa legislatura e ha già ribadito il concetto. I Verdi lo fanno oggi: «abbiamo un capitale politico da difendere, immaginarsi come appariremmo se li prendessimo a bordo», ha chiarito il co-presidente Philippe Lamberts, accusando il MoVimento di essere “un’autocrazia”. «Dovrei prendermi a bordo 14 europarlamentari la cui posizione è decisa da qualcuno a Milano? No, grazie» ha concluso Lamberts. Come biasimarlo.

Leggi sull’argomento: La flat tax in deficit e altre amenità gialloverdi

 

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