Fact checking
Perché Salvini vuole cacciare dal governo Trenta e Toninelli
Alessandro D'Amato 20/07/2019
Il ministro dell’Interno tenta di fare fuori due grillini per portarsi a casa almeno il ministero delle Infrastrutture. Ma vuole anche un governo a trazione Lega. Il M5S si farà fregare anche stavolta?
Matteo Salvini vuole cacciare dal governo Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli. E spartirsi con il MoVimento 5 Stelle le due poltrone che diventerebbero vacanti, ovvero la Difesa e le Infrastrutture: tenendo per il Carroccio quest’ultimo ministero, dal quale hanno dovuto sloggiare qualche tempo fa per indagini e condanne Armando Siri ed Edoardo Rixi, i due golden boy del Capitano.
Come Salvini vuole cacciare dal governo Trenta e Toninelli
Il piano di Salvini è trasparente: il responsabile delle Infrastrutture e dei Trasporti è considerato il capro espiatorio dei cantieri bloccati e le ultime decisioni prese dal ministro sulla Gronda di Genova non fanno che confermarlo. La ministra della Difesa non fornisce la collaborazione attiva e fattiva che si aspetta il ministero dell’Interno nella guerra alle Organizzazioni Non Governative che il Viminale ha ingaggiato. E quindi anche lei deve sloggiare perché il Capitano si è stufato dei “no”, qualunque cosa ciò voglia dire. Scrive Repubblica:
«Di Maio è persona corretta e per bene – sostiene il primo – ma c’è un evidente e totale blocco sulle proposte e le opere da parte alcuni ministri 5S che fa male all’Italia», e cita esplicitamente i ministri delle Infrastrutture e della Difesa. «Io sono soddisfatto della mia squadra e i ministri li difendo contro tutti», replica poco dopo il premier, facendo infuriare via Bellerio.
In privato, il capo del governo assicura che nel vertice a due dopo le Europee Salvini escluse l’ipotesi rimpasto. E che per «correttezza istituzionale» non si può ragionare di cambi nella squadra «sui giornali», ma con un confronto serio: «Se qualcuno ha delle osservazioni da fare, segua un binario istituzionale. Sono aperto sempre al confronto».
Il punto è che Conte e Di Maio pretendono che sia Salvini a esporsi per chiedere altri dicasteri, mentre il leghista ufficialmente continua a ripetere che il suo partito «lavora ai progetti, non alle poltrone». E se anche a sera il Movimento frena sul rimpasto – «se devono lasciare Toninelli e Trenta, allora via Gianmarco Centinaio dall’Agricoltura e Marco Bussetti dall’Istruzione» – la realtà è che si tratta soltanto di una mossa in chiave negoziale.
Toninelli capro espiatorio
Il nome più a rischio è quello di Toninelli, vero capro espiatorio della situazione. Anche perché le altre soluzioni sembrano difficilmente praticabili:
Difficile affidare alla Lega lo snodo della Difesa nel pieno di Moscopoli (anche se escono fuori – forse per bruciarli – i nomi dei leghisti Volpi e Molteni per sostituirla). Le altre caselle in gioco sono quelle di Giulia Grillo alla Sanità e Alberto Bonisoli ai Beni Culturali. Ma potrebbe essere la poltrona di commissario europeo a smuovere le altre: Giovanni Tria per un portafoglio economico, oppure l’attuale ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Anche Trenta fa trapelare che l’unica strada per una sostituzione è quella che la porta fino a Bruxelles.
Salvini vuole un governo a trazione Lega, dove sia lui a dare le direttive su uomini e agenda. Un’aspirazione che costringe Conte a fare la sua mossa, anche perché, come sostiene con i suoi collaboratori, un mese fa, dopo la famosa conferenza stampa in cui bacchettò i suoi vice, Salvini gli aveva assicurato di non pensare a un cambio di ministri. Ma all’epoca non era il momento di scoprire le carte. Ora sì.
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