Come Barbara Lezzi e gli altri “ribelli” del M5S fingono di non ricordare chi ha ridotto così il MoVimento

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-10-28

La sconfitta elettorale del M5S in Umbria diventa il pretesto per andare all’attacco del Capo Politico e dei ministri del governo Conte 2. Curiosamente i principali detrattori sono quelli che nei 14 mesi del Conte One non hanno mosso un dito o detto una parola quando il MoVimento tradiva i suoi valori.

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Rebel Without a Cause è il titolo originale del film di Nicholas Ray del 1955 con James Dean che in Italia è noto come Gioventù Bruciata. Come il protagonista anche alcuni parlamentari del M5S ultimamente hanno tanta voglia di ribellarsi, ma non si capisce bene né per cosa né contro chi. Chi sono questi ribelli senza causa? Ad esempio quelli di cui parlava sabato Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: ex ministri, e soprattutto ex ministre, del governo gialloverde che da quando il M5S si è alleato con il Partito Democratico hanno scoperto un’irresistibile voglia di denunciare quello che non funziona e che non va nel MoVimento.

Perché Barbara Lezzi improvvisamente ha riscoperto il valore dell’attivismo?

Su tutte spicca l’ex ministra del Sud Barbara Lezzi, giubilata senza troppi complimenti dal Conte Bis. Questa mattina alla luce della sconfitta in Umbria e del pessimo risultato del M5S la senatrice Lezzi va all’attacco proprio di Travaglio ricordando di «essersi opposta al ripristino dell’immunità agli affittuari dell’ex-Ilva» e che oggi chiede di convocare addirittura «un’assemblea del MoVimento 5 Stelle». E non una di quelle solite assemblee dei gruppi parlamentari o degli utenti su Rousseau. Un’assemblea vera: «tutto il Movimento e non solo degli eletti». Ed è quello che chiedono da anni gli attivisti che venivano espulsi dal partito senza troppi complimenti senza che la Lezzi dicesse nulla a proposito.

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L’ex ministra passa poi all’analisi della sconfitta, che si risolve così: «in Umbria non siamo stati alternativa. Non siamo stati il Cambiamento di cui c’è ancora estrema necessità» e si conclude con un appello per il ritorno ai valori fondanti, quell’uno vale uno che è stato rapidamente messo in soffitta quando il M5S è andato al governo, a giugno del 2018: «il Movimento merita e ha bisogno, ora più che mai, della voce di tutti coloro che ci hanno sempre creduto».

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E la Lezzi non è l’unica che oggi va all’attacco del direttore del Fatto. Ci pensa anche il senatore Mario Michele Giarrusso che su Facebook scrive «ogni volta che un attivista vede uno Spatafora, un Buffagni o una Castelli, viene colto da conati di vomito e fugge via disgustato. Dobbiamo dire basta a questi frutti avvelenati ed a chi li ha coltivati, sostenuti e difesi». Inutile dire che si usa il pretesto di attaccare Travaglio per puntare al bersaglio grosso: Luigi Di Maio. E sicuramente il Capo Politico del M5S è responsabile di tutti i disastri elettorali del M5S dell’ultimo anno e mezzo, ma dov’erano i nostri rebels without a cause? Come mai si svegliano solo ora dopo un letargo durato 14 mesi (roba che nemmeno gli orsi polari).

Ma Lezzi, Giarrusso&co. che cosa hanno fatto per il M5S?

Ed è curioso che proprio oggi personaggi del calibro di Lezzi e Giarrusso (ma anche l’europarlamentare Dino Giarrusso) scoprano che il M5S perde perché non fa abbastanza il “MoVimento”. Innanzitutto perché il M5S ha perso, e brutalmente, anche quando la Lezzi era ministra. Ha perso in Sardegna, ha perso in Abruzzo, ha perso in Basilicata e ha perso alle elezioni europee. In secondo luogo vale la pena ricordare ai senatori Lezzi e Giarrusso che il MoVimento non faceva “il movimento” nemmeno quando c’erano loro. Ad esempio Barbara Lezzi è quella che dopo aver promesso che il TAP non si sarebbe fatto mai e poi mai e aver raccontato del problema degli asciugamani in spiaggia sopra il metanodotto ha fatto una clamorosa marcia indietro che ha fatto infuriare gli attivisti pugliesi facendo finta di non sapere che era già tutto autorizzato. Lo stesso dicasi per l’ILVA dove il M5S non aveva promesso di togliere l’immunità penale: aveva promesso di chiudere l’acciaieria di Taranto. Salvo poi accodarsi al piano Calenda. E come il TAP e l’Ilva ci sono stati il TAV, il Muos, l’alleanza con la Lega e tante altre belle cose fatte grazie anche a Barbara Lezzi e ai “ribelli”.

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E che dire di quando il M5S andò a Taranto ad incontrare le associazioni e i cittadini, dov’era la Lezzi quando Luigi Di Maio raccontava supercazzole ai tarantini su quanto fosse migliorata la situazione ora che al governo c’erano loro? Riguardo Mario Michele Giarrusso, che si lamenta che «questo non è il Movimento 5 Stelle per cui abbiamo lavorato tanti anni e con tanta fatica» ci limitiamo a ricordare che il senatore è membro di quella Giunta per le immunità dove il M5S votò contro la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Salvini per il caso Diciotti, che è l’esatto contrario di quello che ha sempre sostenuto il M5S. Ed inoltre dal sito “Ti Rendiconto” del M5S risulta che proprio Giarrusso sia alquanto indietro con le restituzioni visto che l’ultimo rimborso certificato sul sito risale al dicembre 2018, quasi un anno fa. Non va meglio per la senatrice Lezzi, che si è fermata a maggio 2019, mentre l’altra “ribelle” – l’ex ministra Giulia Grillo – risulta aver effettuato l’ultimo versamento a marzo 2019. Una curiosa coincidenza, certamente, ma è una coincidenza che alla luce delle roboanti dichiarazioni di alcuni M5S circa la necessità di tornare ai valori di una volta fa piuttosto sorridere.

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