Le supercazzole di Di Maio ai cittadini di Taranto sull’ex-Ilva

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-04-26

Il ministro dello Sviluppo Economico che a settembre annunciava di aver risolto la crisi Ilva e di aver ridotto del 20% le emissioni inquinanti a pochi giorni dall’accordo con Arcelor-Mittal ha avuto un brutto risveglio l’altro giorno quando i comitati dei cittadini di Taranto gli hanno detto in faccia che le cose non stanno così. Ma Di Maio ha sempre una scusa pronta: l’accordo “segreto” che non potevano fermare e i filtri che saranno installati in futuro ma “bisogna rispettare il cronoprogramma”

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«Voglio dare una notizia a tutti: quel contratto con Mittal era già firmato dal mio predecessore, soltanto che era segreto», basta questa frase – pronunciata da Luigi Di Maio durante il tavolo con le associazioni e i comitati di cittadini a Taranto – per dare la misura delle balle che il governo continua a raccontare sull’Ilva. Dopo il deputato tarantino che ha detto che se l’è presa con gli “pseudoambientalisti” e la sceneggiata sul “delitto perfetto” ecco che il ministro dello Sviluppo Economico tira fuori la classica scusa del “è colpa di quelli di prima”.

La balla dell’accordo segreto

Di Maio cerca così di togliersi di dosso le polemiche sulle promesse fatte in campagna elettorale, quando il M5S prometteva di chiudere l’Ilva. E a Taranto con quella promessa ha fatto il pieno di voti. Eppure quel contratto non era segreto e non è stato “scoperto” dal MoVimento 5 Stelle. I termini dell’accordo – che venivano discussi da mesi dal governo, Arcelor-Mittal e sindacati – erano noti, riservati tra le parti come è giusto che sia ma non segreti. Tant’è che della bozza di accorto parlavano tutti, sui giornali e non. E quando i sindacati dissero no il predecessore di Di Maio pubblicò sul sito del MISE lo schema della bozza di accordo proposta dal Ministero. Tutto può dire Di Maio fuorché quello di non essere a conoscenza che ci fosse una gara per la cessione dell’acciaieria e che  Arcelor-Mittal l’avesse vinta. Sia perché della vicenda si era interessata – dando parere positivo – l’Antitrust europea sia perché sulla gara si era già espressa a giugno 2017 l’Avvocatura di Stato.

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A dirla tutta anzi fu Di Maio a secretare per settimane il nuovo parere dell’Avvocatura. Quello che diceva che il nuovo Ministro aveva la facoltà di annullare la gara in presenza di un «interesse pubblico concreto ed attuale, particolarmente corroborato». Questo poteva avvenire se Di Maio avesse voluto prendersi la responsabilità di farlo. Ma c’erano due problemi: il primo è che non c’era nessun altro eventuale acquirente interessato (anzi l’unico altro acquirente era una società di Cassa Depositi e Prestiti, quindi dello Stato) e il secondo è che a settembre del 2018 scadeva la proroga dell’amministrazione straordinaria di Ilva e in mancanza di una presa di posizione del Ministero Arcelor-Mittal potrà prendere possesso dell’azienda. Parlare di accordo segreto oggi è come quando i pentastellati “scoprirono” di non poter fermare il TAP perché era già stato firmato un accordo altrettanto segreto. Così segreto che venne ratificato in Parlamento, lo stesso Parlamento dove il M5S stava all’opposizione.

Cari tarantini, aspettate il cronoprogramma

Al di là dell’accordo segreto o meno c’è inoltre da ricordare che Di Maio si prese i meriti dell’accordo con Arcelor-Mittal, segno che forse non lo considerava poi una cosa così brutta.  Su quell’accordo c’è la firma di Di Maio e quindi sta a lui ora gestire il dopo. Ma cosa ha fatto in questi mesi il governo per l’ex-Ilva? Poco o nulla. Tant’è che solo due giorni fa si sono accorti che potevano stralciare la norma sulle esimenti penali (una sorta di immunità), che però erano già scadute a fine marzo, ovvero quasi un mese fa.

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Cosa ha fatto il governo allora? Ha semplicemente riscritto le norme esistenti senza abolire l’immunità come ha dichiarato il ministro. Quando Alessandro Marescotti – cittadino di Taranto e Presidente di PeaceLink – ha chiesto a Di Maio di leggere il testo della nuova norma sull’immunità il ministro si è rifiutato di farlo. Di Maio allora ha raccontato che c’è un miliardo di euro da spendere che però non si sta spendendo. Quei soldi – stanziati da Renzi nel 2015 – però sono già in parte spesi.

Ma non è solo questo che ha fatto arrabbiare i Tarantini. Ad esempio durante l’incontro Alessandro Marescotti ha ricordato al ministro di quando nel settembre del 2018 aveva annunciato un taglio delle emissioni. «Abbiamo installato tecnologie a Taranto che riducono del 20% le emissioni nocive» a pochi giorni dall’accordo in un video messaggio in cui annunciava che il M5S e il governo avevano risolto la crisi Ilva. Le emissioni però non sono diminuite, sono aumentate. PeaceLink riporta che:

In cokeria si registra un incremento del 160% per il benzene, del 140% per l’idrogeno solforato e del 195% per gli IPA totali. Sono tutti inquinanti cancerogeni e anche neurotossici.

Per quanto riguarda le polveri sottili misurate attorno alla cokeria, l’Arpa Puglia registra un incremento fra il 18% e il 23% per il PM10 (a seconda del campionatore ENV o SWAM) e del 23% per il  PM2,5.

Le tecnologie che Di Maio aveva detto che erano state installate non sono mai state installate. Di Maio spiega tecnologie non ci sono ancora perché «nel cronoprogramma [delle operazioni di bonifica che termineranno nel 2023 NdR] ancora non sono previste». Allora a settembre del 2018 perché Di Maio ha fatto credere agli italiani che i filtri fossero già stati installati?

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Qualcuno potrebbe chiedersi in che modo sia stata risolta la crisi dell’Ilva, perché il famoso cronoprogramma non detta solo i tempi del risanamento ambientale ma anche quelle delle assunzioni di coloro che al momento sono in cassa integrazione. Ma Marescotti aveva anche un’altra domanda da fare, una domanda per la ministra della Salute Grillo che durante l’incontro non ha aperto bocca. In che anno ci sarà il picco dei tumori a Taranto? Incredibilmente la ministra della Salute, che era a Taranto per parlare dell’ex-Ilva, non ha saputo rispondere perché “si deve documentare”. Ma allora cosa ha fatto in questi mesi il governo del Cambiamento, a parte fare annunci su cose che non sono vere? Forse qualcuno pensa che a Taranto si muoia e ci si ammali secondo il cronoprogramma o che si possa continuare a lungo a dare la colpa “a quelli di prima”?

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