Economia
ILVA, le soluzioni Di Maio-Calenda a confronto
neXtQuotidiano 07/09/2018
La chiusura dell’accordo in attesa del referendum dei lavoratori e il confronto con il piano precedente
Subito 10700 assunti, niente esuberi dopo il 2025, resta l’articolo 18 per chi era stato assunto prima del varo del Jobs Act: la soluzione per ILVA che ieri è stata annunciata dal ministro dello Sviluppo e del Lavoro Luigi Di Maio cambia qualche carta in tavola rispetto all’accordo siglato con il predecessore Carlo Calenda. I proprietari delle acciaierie assumeranno subito 10.700 dei 13.522 lavoratori oggi alle dipendenze dell’Ilva. Gli altri 2.822 resteranno nella società in amministrazione straordinaria e saranno impiegati nelle bonifiche fino alla fine del piano industriale; intanto potranno accettare un incentivo per licenziarsi volontariamente o aspettare la riassunzione che Arcelor Mittal garantisce entro il 2025. Repubblica e Fatto riepilogano oggi in due infografiche le differenze tra le due soluzioni:
Il verbale firmato ieri prevede 10.700 assunzioni da parte di ArcelorMittal (contro le 10mila della proposta Calenda, alle quali però si aggiungevano 1.500 assunzioni in società pubbliche per le esternalizzazioni); 250 milioni per le uscite incentivate contro i 200 della precedente ipotesi (in entrambi i casi 100mila euro a persona); la garanzia che ArcelorMittal assumerà gli eventuali esuberi a fine piano (nel lodo Calenda erano sempre le società pubbliche a farsene carico); il mantenimento dei livelli salariali e dei contratti pre-Jobs Act, articolo 18 compreso; l’anticipazione al 2019 del 50% degli interventi ambientali, mentre il completamento resta fissato al 2020 come nella precedente impostazione; un tetto alla produzione fissato a 6 milioni di tonnellate annue (lo stesso già previsto) ma vincolando eventuali, successivi aumenti al mantenimento del livello delle emissioni; sempre sul fronte ambientale, confermata infine l’immunità penale per azienda e commissari.