Le ideone della Lega sul Coronavirus che hanno fatto solo danni

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-02-27

Dai porti chiusi alle quarantene obbligatorie, dai test del tampone bloccati alla circolare copiata dall’Emilia Romagna fino all’ormai mitica mascherina di Fontana: come imparai a non preoccuparmi dei proclami e degli allarmi della Lega sul coronavirus

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Facciamo un esercizio di fantasia. Immaginiamo per un attimo, lo spazio di questo articolo, che negli ultimi due mesi il Governo abbia seguito tutti i consigli della Lega e di Matteo Salvini in materia di prevenzione per evitare l’arrivo e la diffusione del coronavirus. In che situazione saremmo ora? Avremmo meno contagiati o addirittura nessun caso di Covid-19? La risposta è: quasi sicuramente no. Ma vediamo nel dettaglio cosa hanno proposto i leghisti.

Primo: chiudere i porti

La prima reazione della Lega è stata quella di chiedere “porti chiusi” per impedire lo sbarco di eventuali migranti infetti a bordo dei “barconi”. Sappiamo bene che i “porti chiusi” di Salvini non hanno mai fermato gli sbarchi dei migranti che riuscivano ad arrivare in Italia sui barconi. Perché i porti erano chiusi (per finta) solo per le navi delle ONG o al massimo per quelle della Guardia Costiera. Ma anche in quei casi alla fine i migranti a bordo venivano fatti sbarcare, magari dopo essere stati tenuti a mollo per qualche settimana.

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Quello che è successo lo sappiamo: i primi casi sono stati quelli di due turisti cinesi arrivati in Italia il 21 gennaio e ricoverati allo Spallanzani. I casi di trasmsissione locale (non importati) si sono manifestati invece in Lombardia. Una regione che come è noto non ha alcun accesso al mare e nella quale non possono approdare quelli che arrivano sui barconi. Le frontiere a quanto pare sono assai permeabili agli agenti patogeni, che evidentemente sfuggono ai controlli e non si fanno intimorire dai proclami sulla “chiusura dei porti”. Non che i migranti si siano mai preoccupati del Decreto Sicurezza, più del decreto ne fermò la sedicente Guardia Costiera libica. Ironia della sorte: a portare il coronavirus in Algeria è stato un italiano, tecnico dell’ENI e non viceversa.

Due: quarantena per gli studenti cinesi

Ad un certo punto, dopo che il Governo aveva deciso di sospendere i voli diretti con la Cina. Di fatto la prima nazione occidentale a farlo e ancora una delle poche in Europa ad aver messo uno stop ai voli. Il problema è che è stato fatto troppo tardi, quando ormai il coronavirus si era diffuso in Cina e i viaggiatori – di qualsiasi nazionalità – erano già arrivati nel nostro Paese. Il 3 febbraio è il turno dei presidenti di Veneto (Luca Zaia), Lombardia (Attilio Fontana), Friuli-Venezia Giulia (Massimiliano Fedriga) e Trentino (Maurizio Fugatti) che chiesero al governo che i bambini di qualsiasi nazionalità in arrivo dalla Cina siano tenuti fuori dalle scuole per un periodo di osservazione di 14 giorni anche se in età dell’obbligo, in modo da scongiurare l’eventualità di diffusione del Coronavirus «in ambienti confinati come sono quelli delle scuole».

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Due giorni prima Zaia aveva invece dichiarato che  «tutte le persone tornate dalla Cina che non abbiano sintomi possono frequentare le nostre scuole o i nostri posti di lavoro» esattamente come riportato  nella circolare diramata dal Ministero della Salute agli Uffici Scolastici Regionali al fine di uniformare la gestione nell’ambito degli istituti di istruzione di ogni ordine e grado. Se da un lato era comprensibile la necessità di mettere in quarantena volontaria gli alunni dall’altra non si capisce però come mai il provvedimento doveva essere limitato alle scuole. Il primo caso di coronavirus in Veneto è stato quello di un pensionato, che le scuole dell’obbligo le aveva finite da un pezzo. In Lombardia invece il “paziente uno” è un 38 enne che pare abbia avuto contatti con un cittadino italiano tornato dalla Cina (ma ch eè risultato negativo ai test). Quindi un’eventuale “quarantena scolastica” non sarebbe servita a nulla, o quasi. Di più: in Veneto Zaia aveva pure abolito l’obbligo di presentare il certificato medico oltre i cinque giorni di assenza da scuola, una formalità burocratica. Obbligo che è stato ripristinato invece dal governo (è chiaro a questo punto che se uno studente è stato assente più di cinque giorni ci si voglia sincerare che non sia stato a causa di Covid-19).

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Non finisce qui: prima dell’esplosione dell’epidemia il Veneto ha anche bloccato i test sui viaggiatori cinesi che rientravano nella Regione. In una lettera del 12 febbraio il direttore generale dell’Area sanità e sociale della Regione Veneto Domenico Mantoan chiedeva ai ricercatori che volevano estendere i test ai viaggiatori asintomatici provenienti dalla Cina «sulla base di quali indicazioni ministeriali, o internazionali, si sia ipotizzata tale scelta di sanità pubblica» facendo notare anche che la spesa «non rientra tra le prestazioni coperte dal fondo del SSN». Oggi il Veneto è impegnato a testare gli oltre 4.000 abitanti di Vò Euganeo, tra cui moltissimi asintomatici. Mantoan è anche lo stesso che il 24 febbraio ha firmato una circolare “copiata” da una analoga della Regione Emilia-Romagna. Dulcis in fundo: la decisione di fermare il Carnevale di Venezia, arrivata fuori tempo massimo.

Tre: lo show di Fontana in mascherina

Mentre fuori dall’Italia cominciano a trattare gli italiani come degli appestati (la Turchia ad esempio si rifiuta di far entrare gli italiani per paura del coronavirus) ieri abbiamo assistito allo show in diretta del presidente della Lombardia. Fontana, nell’annunciare che una sua collaboratrice era risultata positiva al coronavirus per tranquillizzare i suoi concittadini ha deciso di indossare platealmente una mascherina chirurgica mentre spiegava che si sarebbe messo volontariamente in quarantena.

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Ora, al di là del fatto che in quel momento – Fontana era da solo e parlava davanti a un computer – la mascherina era completamente inutile cosa pensate che abbiano capito all’estero? Che il coronavirus è fuori controllo perché pure il Presidente della Regione si mette in quarantena e si presenta in video con la mascherina. In tutto questo Matteo Salvini, che pure aveva avuto contatti con Fontana e quindi a titolo precauzionale dovrebbe auto-isolarsi, oggi era alla Camera per una conferenza stampa. Niente di strano. In fondo il 23 febbraio mentre la Regione Liguria emanava un’ordinanza con la quale veniva disposta la chiusura di scuole e musei fino al primo marzo, la sospensione dei viaggi di istruzione e dei concorsi pubblici nonché la sospensione delle manifestazioni pubbliche o aperte al pubblico cosa faceva Salvini? Partecipava ad una cena con 1.500 persone, a Genova.

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