Luca Zaia: dai bambini non vaccinati in classe ai bambini dalla Cina fuori dalle scuole

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-02-04

La proposta del Veneto di tenere in isolamento gli alunni tornati dalla Cina prima della sospensione dei collegamenti diretti con Pechino suscita numerose perplessità. Anche perché qualche anno fa Zaia era quello che combatteva per la “libertà di scelta” in campo vaccinale chiedendo di fare entrare a scuola i figli dei free-vax assieme agli alunni immunodepressi

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Il Presidente del Veneto Luca Zaia è fatto così: tre giorni fa assicurava che «tutte le persone tornate dalla Cina che non abbiano sintomi possono frequentare le nostre scuole o i nostri posti di lavoro», ieri ha annunciato di aver scritto una lettera al ministro della Salute assieme ai presidenti di Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e provincia di Trento per chiedere che gli alunni tornati dalla Cina venissero tenuti fuori dalle scuole per 14 giorni per paura di un eventuale contagio da coronavirus 2019-nCoV.

Quando Zaia difendeva il diritto di fare entrare i figli dei free-vax in classe

Fino a qui niente di eccezionale. Il Ministero della Salute in una circolare diramata nei giorni scorsi agli uffici scolastici regionali ha fatto sapere che non c’è alcuna necessità di mettere “in quarantena” gli studenti che sono rientrati dalla Cina. Anche perché ad un mese dalla fine delle vacanze di Natale ormai dovrebbero essere ritornati tutti sui banchi di scuola. Il caso singolare è che lo Zaia che parla di forme di isolamento per gli studenti delle scuole dell’obbligo, ribadendo pure che lui non li vuole “ghettizzare” è lo stesso Zaia che tre anni fa guidava il fronte dei contrari alla cosiddetta legge Lorenzin che istituiva l’obbligo vaccinale per l’accesso alla scuola per l’infanzia.

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Quando Zaia era per la libertà di scelta

La Regione Veneto infatti, che dal 2008 era stata la prima e l’unica regione italiana ad abolire completamente l’obbligo delle vaccinazioni in età pediatrica, prima provò a disapplicare la legge con un provvedimento che poi ha ritirato prima che il Consiglio di Stato lo seppellisse nel parere che lo stesso Veneto aveva chiesto poi tentò la strada del ricorso alla Corte Costituzionale, che però lo rigettò spiegando che “la scelta del legislatore statale” di introdurre l’obbligo per 10 vaccinazioni “non può essere censurata sul piano della ragionevolezza per aver indebitamente e sproporzionatamente sacrificato la libera autodeterminazione individuale in vista della tutela degli altri beni costituzionali coinvolti“.

La grande confusione della Lega sul coronavirus 2019-nCoV

È quindi curioso che una regione nella quale si voleva lasciare che entrassero in classe bambini non vaccinati contro malattie sicuramente più trasmissibili e in alcuni casi potenzialmente più mortali del nuovo coronavirus 2019-nCoV oggi chieda di escludere quelli che sono stati in Cina non si sa quanti giorni fa. Purtroppo per in nuovo coronavirus un vaccino non c’è ancora, ma questo non significa certo che tutti i vaccini siano inutili oppure che il legislatore non debba fare nessuno sforzo per assicurarsi la massima copertura vaccinale possibile. Il Veneto all’epoca la pensava diversamente. E lo faceva senza scrivere lettere al Ministero per chiedere che i bambini non vaccinati (che rappresentano un bel rischio per coloro che il vaccino non lo possono fare) venissero tenuti fuori da scuola o iscritti in classi speciali.

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Per i piccoli alunni cinesi invece il discorso è esattamente l’opposto. Trattati come potenziali untori come nemmeno i figli dei free/no/boh-vax. Ma Zaia non è l’unico ad essere confuso, anche Matteo Salvini è uno di quelli che era contro i vaccini obbligatori e difende oggi la richiesta dei presidenti di regione della Lega spiegando che «quando c’è di mezzo la salute dei cittadini, che abbiano 3 anni o 80 anni, mi sembrano cautele assolutamente ovvie. Che chi ritorna da una zone contagiata da quella che l’Oms definisce un’epidemia a livello planetario debba avere qualche giorno di osservazione medica è come dire che oggi è martedì, mi sembra una banalità». Il punto è che al momento è assai improbabile che qualcuno possa arrivare dalla Cina, visto che i voli sono sospesi.

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via Twitter.com

Ma per Salvini la questione è molto più semplice: «se io torno da una zona di guerra per la salute pubblica di chi mi circonda e mia stessa avere qualche giorno di osservazione medica mi sembra banale. Non vedo nulla di eccezionale, tranne che per chi vuole fare polemica ogni giorno». Il leader della Lega paragona le zone dove ci sono i focolai epidemici del nuovo coronavirus con quelle dove ci sono conflitti armati, forse perché pensa che la guerra sia contagiosa oppure perché non ha ben capito di cosa sta parlando. Del resto non risulta che quando da ministro dell’Interno è andato in Libia (una zona di guerra appunto) sia stato messo in isolamento al suo ritorno. E visto che la Lega ha così tanta paura dei migranti che portano le malattie segnaliamo che quando Salvini è andato a dormire al Cara di Mineo non ha adottato particolari precauzioni medico-sanitarie.

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