La psicosi dei sovranisti che vogliono i porti chiusi per paura del coronavirus

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-01-28

I bravi patrioti hanno paura che il virus “cinese” possa arrivare dall’Africa grazie ai migranti e per questo chiedono a gran voce porti chiusi e blocco navale. Ma si sono accorti che ci sono già casi in Europa, USA e Australia?

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Il coronavirus 2019-nCoV  non preoccupa solo le autorità sanitarie o le persone che si trovano nella città di Wuhan ma anche i sovranisti. I disinteressati difensori dei confini nazionali temono che il virus possa penetrare sul suolo italico e infettarci tutti (o Dio sa cos’altro, magari trasformarci in cinesi). Situazioni così disperate necessitano soluzioni per tempi disperati. E i patrioti conoscono solo una soluzione: i porti chiusi.

Blocco navale e porti chiusi contro l’invasione “africana” di coronavirus

Tutto nasce dalla notizia – non confermata dai test di laboratorio – di un possibile caso di coronavirus in Africa, precisamente in Costa d’Avorio. L’Africa è molto grande, ancora più grande della Cina – dove fino ad ora è stata registrata la maggior parte dei casi – ma per alcune persone è come se fosse un paese piccolissimo e quindi il rischio che quella studentessa di rientro dalla Cina possa infettarci tutti è reale. Assai più reale del fatto che in Europa (in Francia e in Germania) siano già stati identificati quattro casi di infezione da coronavirus. Cinque casi di coronavirus 2019-nCoV sono stati registrati negli Stati Uniti e altri 5 in Australia. Ma a preoccupare è il caso – la persona è già in isolamento – in Costa d’Avorio.

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Ma nessuno ha chiesto di “sospendere Shenghen” o altre cose per evitare che il virus “europeo” arrivi in Italia. Ci si limita invece a invocare i porti chiusi. Dimenticando che le persone potenzialmente infette possono arrivare anche in aereo. Ma forse non è una svista: molti italiani vanno in Africa per trasferte di lavoro o in vacanza, potrebbero tornare “infettati” ma fortunatamente non sono migranti. Ecco infatti che Patrizia Rametta – già fondatrice del gruppo “Lega per la Sovranità”, blogger, twittarola e responsabile della Lega donne in provincia di Siracusa – ci tiene ad attaccare il ministro dell’Interno Lamorgese per non aver chiuso i porti in caso di epidemia: «siete la distruzione dell’Italia!».

Altri patrioti con la bandierina come Massimo si interrogano se la priorità del governo sia il business del clandestini o la salute dei cittadini italiani. Ma dal momento che il numero maggiore di casi si sta verificando in Cina che c’entra l’Africa?

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Una tizia che ha addirittura due bandierine e una manina tesa invece chiede “subito blocco navale” (infatti condivide “La voce del Patriota”, il giornale di Fratelli d’Italia). Ma non specifica verso quale paese (vi ricordate quella cosa che l’Africa è grande?) e forse ignora che la Costa d’Avorio non si affaccia direttamente sul Mediterraneo.  Così come non sembra rendersi conto che il blocco navale è un atto di guerra. Vogliamo dichiarare guerra a tutti i paesi del Nord Africa?

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Barbara invece ha le idee chiarissime: i migranti non sono più solo scrocconi ma anche untori (una storia che avevano sentito quando si parlava di TBC, meningite o di Ebola). E “ce ne stanno mandando” (chi?) giusto un  migliaio. Inutile qui far notare un semplice dato dei flussi migratori: le persone che arrivano oggi in Italia via mare non sono partite ieri e nemmeno l’altro ieri. Certi viaggi durano mesi se non anni (ammesso e non concesso che riescano a sopravvivere). Allo stesso tempo il virus non si propaga in maniera fulminea (qui una mappa in tempo reale per il coronavirus). Non è perché una persona starnutisce oggi in Congo che domani un ipotetico migrante che si sta imbarcando dalla Libia è infetto dal coronavirus.

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Il dato di realtà al di là di questo strisciante odio per i migranti africani è che non c’è alcuna epidemia in corso in Africa quindi non c’è alcun motivo per le autorità sanitarie di imporre una quarantena o di “chiudere i porti” a titolo precauzionale. I sovranisti stanno solo tentando di usare il coronavirus per alimentare un’ingiustificata paura nei confronti dei migranti e degli stranieri. Senza dimenticare che quando sbarcano i migranti vengono sottoposti a visite mediche e che quindi isolare eventuali ipotetici e per ora remoti casi è più facile di quello che si possa pensare.

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