Dino Giarrusso e il “contraddittorio” solo quando a Otto e Mezzo vanno i critici del M5S

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-04-16

Dino Giarrusso, candidato alle europee per il M5S, non ha apprezzato la puntata di Otto e Mezzo dedicata a Rousseau perché non c’era il contraddittorio. Ma quando Casaleggio è andato dalla Gruber, praticamente senza contraddittorio, Giarrusso non ha trovato nulla di sbagliato. Come mai?

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Dino Giarrusso – ex Iena, ex candidato alle politiche, ex candidato al CdA Rai, ex portavoce del M5S Lazio, segretario del sottosegretario Fioramonti e candidato alle Europee con il M5S – dice no alle interviste senza contraddittorio.Giarrusso non ha gradito la puntata di Otto e Mezzo di sabato 13 aprile dove c’erano come ospiti l’ex capo della comunicazione pentastellata alla Camera Nicola Biondo, il direttore di FanPage e Manuela Perrone del Sole 24 Ore.

Dino Giarrusso e le “scelte autentiche” degli iscritti a Rousseau

Giarrusso che in diverse occasioni è stato ospite di Lilli Gruber dove ci ha regalato perle di squisita comicità ha pubblicato su Facebook un duro attacco a chi “infanga” il M5S, ovvero Nicola Biondo e Lilli Gruber. Biondo infatti è l’autore di due libri (scritti assieme a Marco Canestrari) sul MoVimento 5 Stelle e sul sistema Casaleggio. Secondo l’ex Iena quello andato in onda su La 7 non era un approfondimento, non era un dibattito o un talk-show, ma un processo alla piattaforma Rousseau, senza mezzi termini». Per la verità i toni della discussione sono stati molto pacati e Biondo si è limitato a ricordare alcuni elementi che sono già di pubblico dominio. Ad esempio il fatto che Rousseau sia un’associazione privata che riceve mensilmente 300 euro da ciascun parlamentare del MoVimento 5 Stelle. Oppure che il meccanismo delle votazioni su quello che i pentastellati chiamano “sistema operativo” ma che in realtà è un sito che funziona male e che sembra uscito dagli anni 2000 sia poco trasparente e con parecchi buchi a livello di privacy per gli utenti.

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Ora a quanto pare se queste critiche le fa uno come Marco Travaglio Dino Giarrusso non ha nulla da obiettare, se lo dice invece un “ex” allora il problema è la mancanza di contraddittorio perché «il Movimento Cinquestelle è altissima politica, democrazia diretta, scelta autentica dei candidati da parte degli iscritti». Peccato che siano delle balle visto che non si può definire altissima politica chi cambia idea in base ai sondaggi d’opinione. Anzi a dirla tutta una come Paola Taverna – celebre per la frase “nun so politico io” – potrebbe dissentire proprio sul fatto che il M5S faccia politica. Riguardo la democrazia diretta sappiamo come vanno le cose nel M5S. Ci sono gli utenti che votano più volte e quelli che non riescono a votare, ma soprattutto ci sono le domande fatte in modo furbo, per confondere gli iscritti. Riguardo poi la scelta autentica dei candidati Giarrusso dovrebbe spiegarci come mai spesso le scelte della “base” non coincidono con le decisioni dei vertici in spregio alle regole dello Statuto. Si va dalla candidatura di Marika Cassimatis alla scelta delle capilista per le europee.

Il senso del M5S per il contraddittorio

«Fatevene una ragione, voi che improvvisate processi in TV senza uno straccio di contraddittorio: noi siamo altra cosa, siamo persone per bene» conclude Giarrusso. Ma durante quella puntata nessuno ha detto che gli attivisti, gli iscritti o i parlamentari del M5S non sono persone per bene. Si è parlato invece del ruolo di Davide Casaleggio alla luce di dati, situazioni e dichiarazioni esistenti che nessuno né di Rousseau né della Casaleggio ha mai smentito. Quello che Giarrusso fa passare per un processo al M5S è stato un dibattito sul funzionamento della democrazia interna al M5S. Ma si sa che quando si tratta di certi argomenti i pentastellati fanno subito partire la caccia alle streghe. Ne sa qualcosa il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano.

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Sorprende poi che sia un pentastellato a lamentarsi delle interviste senza contraddittorio. Un po’ perché i 5 Stelle sono famosi per il “metodo Casalino” delle interviste apparecchiate. Ovvero quel sistema che è stato imposto ai conduttori dei talk-show e delle trasmissioni di approfondimento dai vertici della comunicazione a 5 Stelle per evitare che i deputati e i senatori pentastellati si trovassero a dover affrontare un contraddittorio. Quel metodo non è un’invenzione dei giornali asserviti ai poteri forti ed è stato denunciato pubblicamente da Gaia Tortora. Si dirà che Biondo non è un esponente politico ma un giornalista.

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Il senso di Giarrusso per la gogna pubblica e le liste di proscrizione

Bene, allora perché Giarrusso non si è lamentato del trattamento riservato da Lilli Gruber a Davide Casaleggio? Era il 2017 e in quell’occasione ospiti a Otto e Mezzo oltre al presidente di Rousseau c’erano il sociologo Domenico De Masi – all’epoca consulente dei 5 Stelle sul tema del lavoro – e il giornalista Gianluigi Nuzzi. Non proprio due persone ostili al M5S visto che De Masi all’epoca era consulente dei 5 Stelle sul tema del lavoro mentre la moglie di Nuzzi è a capo di VisVerbi, l’agenzia di comunicazione che organizza #Sum, la convention grillina in memoria di Gianroberto Casaleggio. E proprio riguardo ad un episodio accaduto a #Sum02 (la cacciata del cronista della Stampa Iacoboni) Nuzzi avrebbe poi preso le difese di Casaleggio. Anche da parte della Gruber poi non si può certo dire che in quell’occasione ci sia stata la volontà di mettere sulla graticola l’Erede, anzi. Ma al MoVimento 5 Stelle sono fatti così: vogliono il contraddittorio solo quando a subirlo ci sono gli altri. E anche quando c’è questo non impedisce ad uno come Giarrusso di raccontare balle (con la complicità del conduttore di turno).

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