Tutte le schifezze mai rinnegate da quel grandissimo statista di Giuseppe Conte

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-08-26

Non solo i due Decreti Sicurezza, ma anche i tanti silenzi quando Salvini calpestava lo stato di diritto e attaccava le minoranze soffiando sul fuoco della xenofobia. Metamorfosi di un premier che poco meno di un anno fa dichiarava che avrebbe difeso volentieri la Lega sulla vicenda dei 49 milioni e che sei giorni fa le ha “cantate” a Salvini sui presunti soldi russi di Savoini

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Come si chiamerà il nuovo governo? Se quello gialloverde era il governo del cambiamento quello che potrebbe nascere dall’alleanza M5S-PD cosa sarà, il governo del cambiamento del cambiamento precedente? Oppure il Governo della Discontinuità? Il segretario del PD Nicola Zingaretti ha ribadito che servono «elementi di discontinuità sia sui contenuti sia su una squadra da costruire». La speranza è che non intenda che vanno cambiati solo i ministri della Lega (ma d’altra parte è meglio augurarsi che intenda almeno quello).

Giuseppe Conte, un premier per tutte le stagioni (del cambiamento)

L’Avvocato del Popolo professor Giuseppe Conte invece sembra sempre più vicino ad un ritorno a Palazzo Chigi, anche perché il M5S non ha altre figure in grado di fare da premier. E finirà che l’unico cambiamento realmente apportato dal precedente governo sarà quello subito da Conte. Perché inutile girarci intorno, Giuseppe Conte non è quello che sei giorni fa è andato in Senato a cantargliele in faccia a Salvini. Giuseppe Conte è quello che negli ultimi 14 mesi è stato zitto. E no, non conta il fatto che abbia “rimproverato” o “ripreso” Salvini in privato. In primo luogo perché nessuno se ne è accorto, in secondo luogo perché non è servito a nulla.

 

Il ministro dell’Interno ha continuato a prendersela con i Rom, le “zingaracce“, ad attaccare le ONG in base ad accuse pretestuose (e mai dimostrate) come quelle di essere vicescafisti. Si è lasciato sfuggire quando Salvini – e i suoi deputati – prendevano di mira le ragazzine che partecipavano alle manifestazioni studentesche. Giuseppe Conte non ha detto nulla quando Salvini ha attaccato la madre di un cittadino italiano di origine africana vittima di insulti e minacce e non ha detto nulla quando il vicepremier teneva i migranti a bordo della Diciotti. Non risulta che ci siano atti pubblici o dichiarazioni in cui Conte ha richiamato all’ordine il ministro quando trascorreva il suo mandato a fare campagna elettorale invece che al Viminale oppure quando si occupava di materie che non erano di sua competenza. E Conte che ha fatto? Fino all’ultimo ha cercato di togliere le castagne dal fuoco a Salvini, ad esempio andando a riferire al posto suo in Senato in merito alla vicenda del Russiagate.

L’unico cambiamento? Quello di Giuseppe Conte

È davvero cambiato Giuseppe Conte, che da bravo Avvocato del Popolo in questi ultimi mesi non ha speso una parola sugli attacchi pretestuosi del M5S prima e della Lega poi al PD “partito di Bibbiano”. Per capire quanto è cambiato bisogna tornare a quel 5 giugno del 2018 quando il premier incaricato si presentò al Senato per chiedere la fiducia. In quell’occasione Conte rivendicò come le due forze di maggioranza fossero orgogliosamente populiste e anti sistema. Promise di promuovere una revisione del sistema delle sanzioni alla Russia (mai realizzato) e annunciò che il governo avrebbe «chiesto con forza il superamento del Regolamento di Dublino». Ma anche su questo punto il Governo non fece nulla, anzi Conte presentò una multilevel strategy per l’immigrazione affatto innovativa. E finì poi per approvare non una ma due versioni del Decreto Sicurezza, oggi fiore all’occhiello di Salvini.

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Il sottosegretario Armando Siri con il presidente del Consiglio Conte ad un incontro della scuola di formazione politica della Lega [via Facebook.com]

Conte poi, giusto per ricordarlo, è stato quello che non si oppose alla nomina a Sottosegretario di Armando Siri, il senatore leghista indagato nell’inchiesta su Paolo Arata che già aveva patteggiato una condanna per bancarotta fraudolenta. Anzi, c’è stato un momento in cui a Conte stavano così a cuore le vicende della Lega che se avesse potuto li avrebbe pure difesi.

Era l’8 settembre del 2018 e Conte durante un incontro pubblico, parlando del sequestro dei fondi della Lega (quei 49 milioni di soldi pubblici che i leghisti hanno fatto sparire) disse: «Io vi confesso, se non avessi fatto il premier mi sarei offerto alla Lega per difenderli, per mettere al loro servizio la mia esperienza professionale. Per me sarebbe stato stimolante e non lo dico per offendere i legali che se ne occupano». Il punto qui non è tanto che un avvocato voglia difendere la Lega, anzi è più che legittimo. Il punto è che il Presidente del Consiglio abbia ritenuto necessario far sapere che lo avrebbe fatto. Ma in fondo Conte, da bravo avvocato qual è, è quello che quando Salvini andò a visitare in carcere un condannato in via definitiva per tentato omicidio non ritenne di fare alcun commento pubblico. Perché all’epoca c’era da far approvare la riforma della legittima difesa, una legge inutile che però a Conte a quanto pare andava benissimo. E così si arriva ad oggi, e si scopre che quello che è cambiato (grazie all’esperienza di governo) è proprio lui: Giuseppe Conte. Qualcuno potrebbe chiedergli cosa non rifarebbe di questi 14 mesi. Ma la vera domanda è: cosa ha fatto Conte per 14 mesi?

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