Rom, Sinti e Caminanti: tutte le balle di Salvini sul censimento

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-06-19

Il ministro dell’Interno propone di espellere i rom non italiani e propone un incostituzionale censimento su base etnica. Ecco come 26mila persone (tanti sono i rom che vivono nei campi) sono diventati il problema del giorno per Salvini. Con uno sguardo al passato, quando Maroni finanziava l’apertura dei campi rom a suon di milioni di euro

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Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha deciso di ricordare gli 80 anni dalla promulgazione delle leggi razziali fasciste (18 settembre 1938) annunciando la “schedatura” delle persone Rom e Sinti che vivono all’interno dei campi. Dopo aver brillantemente risolto il problema dell’immigrazione e quello del riso cambogiano che invade le nostre tavole il ministro aveva del tempo libero e ha pensato di mettere mano ad una vecchia questione che da sempre lo affascina – in primo luogo “da papà”  ma anche in quanto Ruspa: gli “zingari”.

Il censimento su base etnica di Salvini è illegale

Salvini ha dichiarato a TeleLombardia che si sta «facendo preparare un dossier sulla questione rom in Italia, perché dopo l’intervento di Maroni nessuno ha fatto più nulla ed è il caos. Dobbiamo fare una ricognizione sui rom in Italia per vedere chi, come, quanti». L’idea di Salvini è di rifare quello che all’epoca fu definito un censimento, un’anagrafe. Non una vera e propria schedatura su base etnica, ha precisato successivamente il Viminale che ha rassicurato che non saranno prese le impronte digitali di nessuno. Anche perché nel frattempo il ministro del Lavoro Di Maio aveva detto che «qualsiasi ipotesi di schedatura e censimento degli immigrati è incostituzionale, non si può fare».

Salvini ha aggiunto che «i rom italiani purtroppo ce li dobbiamo tenere in Italia perché non li puoi espellere» lasciando intendere che tra le varie ipotesi c’è anche quella di provvedimenti di espulsione per i rom che non sono cittadini italiani (e qualcosa di simile sta cercando di fare il Comune di Roma con la proposta di rimpatrio assistito dei residenti del Camping River). In verità anche i rom non italiani non possono essere espulsi, ad esempio quelli che sono cittadini comunitari (ad esempio che provengono da Romania o Bulgaria) non possono essere espulsi. Ci sono poi quelli che sono originari della ex Jugoslavia (Bosnia, Serbia, Montenegro) arrivati in Italia scappando dalla guerra (quindi in teoria sarebbero anche stati rifugiati) e che in quanto apolidi non possono essere espulsi. Purtroppo per Salvini il ministro dovrà tenere la ruspa in garage.

Quanti sono i rom in Italia che possono essere espulsi?

Come sempre da qualche tempo Salvini ha poi corretto il tiro ricordando di essere un papà e precisando che lui sta pensando ai bambini (così come pensava a quelli dell’Aquarius, anche quello nato a bordo della nave): «Non vogliamo schedare, tuteliamo i bambini». È lo stile governativo di Salvini: promettere la linea dura contro una particolare categoria di persona facendo però sapere che lui “sta dalla parte dei bambini”; un po’ come Trump quando separa madri e figli al confine con il Messico.

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Ma quali sono i veri numeri della popolazione di origine rom e sinti?I dati in Italia oscilla tra le 120mila e le 180mila persone che si identificano come Rom, Sinti o Caminanti. Numeri molto simili a quelli dell’invasione dei migranti raccontata da Salvini in Senato (secondo Salvini 170mila persone). Solo una minoranza della popolazione dei cosiddetti nomadi stimata in 26mila persone, vive in baraccopoli autorizzate o «tollerate». In 148 baraccopoli «formali» vivono 16.400 persone, di cui il 43% è italiano. La città preferita dai rom e dai sinti è Roma con 17 campi autorizzati e 300 insediamenti.

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Censimento: i rom in Italia (Corriere della Sera, 19 giugno 2018)

Salvini, che è bravo ad agitare paure nei confronti delle minoranze (con l’aiuto dei mass media) ha deciso che dopo i migranti era il turno dei rom. La soluzione del ministro la conosceremo probabilmente a breve e non sarà certo la chiusura dei porti. Il problema spinoso di cui dovrà occuparsi il ministro del governo del cambiamento sarà quello di seguire le orme del suo predecessore e compagno di partito Roberto Maroni, il quale ha fatto sapere che «Ho già seguito questa strada, non sui rom ma sui campi nomadi. Tra il 2008 e il 2009 avevamo avviato questo censimento per garantire la sicurezza di chi viveva in quei luoghi, con particolare riferimento ai bambini. Per questo ritengo giusta l’iniziativa di Salvini, che sta facendo bene il suo lavoro di ministro: sono un po’ preoccupato solo perché temo che farà meglio di me».

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Senza volerlo Maroni ha risposto anche al social media manager della Lega che oggi rilancia di quando il PD “faceva il censimento dei Rom” e se ne vantava pure. Il punto è che il censimento fatto in Emilia Romagna era un censimento sulla popolazione residente dei campi e non – come ha proposto Salvini prima di correggere il tiro – un censimento sulla popolazione di etnia Rom, Sinti e Caminanti.

Quando la Lega e Maroni finanziavano i campi rom della Capitale

E fa bene Maroni a ribadire la differenza tra le due cose, perché quella che l’ex ministro dell’Interno fece tra il 2009 e il 2011 fu una vera e propria schedatura su base etnica. Una delle vittime di quel censimento, Elviz Salkanovic, fece causa allo Stato italiano perché quel “censimento” violava l’articolo 43 del testo unico sull’immigrazione e l’articolo 2 comma 1 del decreto legislativo del 2003. Lo Stato fu costretto a risarcire Salkanovic. Il censimento invece non servi a nulla, perché i campi rom continuano ad esistere.

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Fonte: La Stampa del 06/12/2014

Ma è importante che Salvini abbia deciso di mettere mano alla questione dei campi. Un po’ perché così si scoprirà – nonostante quello che ha dichiarato ieri Alfonso Bonafede a Otto e Mezzo – che a Roma la strategia della sindaca sui campi è fallimentare. E poi tornerà a galla la vicenda che ha visto come protagonista proprio il leghista Maroni. Correva l’anno 2008, Gianni Alemanno era diventato sindaco di Roma, al Governo c’era Berlusconi e Maroni era al Viminale. Alemanno annuncia la sua “rivoluzione copernicana” per quanto riguarda la gestione dei campi nomadi e delle presenze dei rom nella Capitale: sgombero dei campi abusivi, “riduzione” della popolazione nomade residente da 7200 a 6000 persone. Per risolvere il problema e dare una mano al sindaco il Governo emana il decreto “emergenza nomadi” che dà speciali poteri al prefetto della città di Roma. Ma questo non basta al sindaco: Alemanno infatti chiede ed ottiene da Maroni un finanziamento di 30 milioni di euro per poter affrontare “l’emergenza”. Nel 2011 il governo stanziò altri 60 milioni di euro per fronteggiare “l’emergenza” in 5 regioni (Lazio, Campania, Lombardia, Piemonte e Veneto); di quei 60 milioni un terzo finirà in Lazio. E proprio all’interno di quel Piano Nomadi venne avanzata la proposta del PD di censire i rom nei campi milanesi. Successivamente il Consiglio di Stato infatti avrebbe giudicato incostituzionale il ricorso alla legge 225 del 1992 per dichiarare lo stato d’emergenza per la “questione nomadi”.

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Due screenshot del 2014 di Salvini che attacca il malaffare di Mafia Capitale sui campi rom

Ma la parte più interessante è la fine che fecero quei soldi. Perché proprio nel 2014 il MoVimento 5 Stelle (proprio quello alleato con la Lega) ricordava come l’inchiesta su Mafia Capitale avesse portato a galla il business milionario sulla gestione dei campi Rom. Business finanziato dai soldi elargiti dal ministro leghista al sindaco Alemanno. Alessandro Di Battista spiegava quattro anni fa a Bersaglio Mobile che la Lega vuole “lucrare sulla disperazione della gente, i rom, gli immigrati, gli italiani che non ce la fanno più”. Oggi il M5S è felicemente al governo con la Lega e Salvini può proporre censimenti su base etnica.

Leggi sull’argomento: Tutto quello che il ministro Bonafede non ha capito dell’inchiesta sullo stadio della Roma

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