Che paese siamo se c’è bisogno di spiegare che le minacce a Liliana Segre NON sono come quelle a Salvini?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-11-07

Qualcuno sta tentando di far passare per odio politico il razzismo e l’antisemitismo. E lo fa per poter dire di essere vittima di “razzismo” da parte della sinistra e negare per assurdo l’esistenza del problema. Ma il problema c’è, il razzismo c’è e i neofascisti pure. E indovinate dove stanno?

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«Anche io ricevo minacce, ogni giorno. Le minacce contro la Segre, contro Salvini, contro chiunque sono gravissime» così oggi Matteo Salvini ha commentato la decisione di assegnare la scorta a Liliana Segre a margine della manifestazione di Coldiretti a Montecitorio. Ma cosa hanno in comune Matteo Salvini e Liliana Segre? Se ci limitiamo ad un paio di semplici fatti: sono entrambi senatori della Repubblica ed entrambi sono oggetto di minacce di morte più o meno velate.  Queste minacce costituiscono un fatto grave? Senza dubbio, come lo sono le minacce nei confronti di chiunque. Sono lo stesso genere di minacce, hanno lo stesso segno, la stessa carica? No. Perché Matteo Salvini e Liliana Segre sono due persone molto diverse con un passato molto diverso.

C’è differenza tra odio politico e razzismo? Sì

C’è chi quando è stato il momento di votare sulla Commissione speciale sull’odio del Senato ha motivato la sua astensione dicendo che era perché non si parlava di cristianofobia (un fenomeno che in Italia non esiste, al contrario di razzismo e xenofobia) per dimostrare la volontà di puntare il dito contro una sola parte politica (e perché mai, se tutti negano di essere razzisti?). In queste ore c’è chi ritiene utile paragonare le minacce a Salvini con quelle nei confronti della senatrice Segre, per dimostrare che l’odio è bipartisan e non ha colore politico.

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Anzi, che così come a destra anche a sinistra sanno odiare. Ma l’odio contro la Segre non è “semplice” odio politico visto che al contrario di Salvini non è politicamente schierata, non fa campagna contro qualcuno e soprattutto a differenza di Salvini è ebrea ed è stata internata in un campo di sterminio. Nei confronti di Salvini (o di Fontana, o della Meloni, o della Boschi, o di Renzi, o della Boldrini) c’è odio politico. E qualcuno potrà dire che fa parte del “gioco”, soprattutto se lo si gioca come fa Salvini. Nei confronti della senatrice Segre quell’odio ha un nome diverso: antisemitismo.

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Ed è innegabile. Ma a meno di non sostenere le assurde teorie del razzismo contro i bianchi o altre amenità è evidente che quello nei confronti della Segre è un caso da manuale di antisemitismo. Che non è, come ha detto ieri SalviniFuori dal coro, «negare lo sterminio degli ebrei». L’antisemitismo è l’odio contro gli ebrei (tant’è che c’era anche prima che esistessero i negazionisti della Shoah) così come il razzismo è un’ideologia che presuppone l’esistenza di “razze” superiori e inferiori e la xenofobia l’odio nei confronti degli stranieri. Ora è fuor di dubbio che Salvini si accompagni a personaggi discutibili che non hanno certo nascosto il loro essere fascisti (il fascismo fu un regime razzista) come CasaPound o neonazisti, come Gianluca Savoini. Così come è fuor di dubbio che dietro le sparate sulla sostituzione di popolo, sul piano Kalergi e sull’invasione organizzata dall’ebreo Soros una punta di razzismo e di antisemitismo ci sia. Magari Salvini non è consapevole, ma visto che è stato scritto ovunque negli ultimi cinque anni questa notizia dovrebbe ormai essere arrivata anche alle sue orecchie.

La Lega ha un problema con il razzismo? Sì

Ma per Salvini in Italia non ci sono né razzisti, né antisemiti (anzi se ci fossero sarebbero dei cretini) né fascisti. Ci sono solo “italiani che amano le tradizioni e la cultura del nostro Paese”. Il giochino è quello di accomunare sotto la definizione (della sinistra) di “fascisti” persone che non c’entrano nulla per proteggere invece chi dal fascismo non prende le distanze. È come usare il rosario, un simbolo religioso ma non politico, per appropriarsi politicamente di chi si raccomanda alla Madonna e dire “tutti quelli che recitano il Rosario sono con me”. Tutti sanno che non è così. Salvini tenta di far passare l’equivalenza “fascisti = italiani che sono legati alle tradizioni”. Quando in realtà fascisti, o neofascisti, sono quelli che ad esempio odiano i Rom, gli stranieri,  e negano i diritti degli omosessuali oppure minacciano una reduce di Auschwitz.

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Non tutti i milioni di italiani che “difendono le tradizioni” sono fascisti. Ma c’è una buona probabilità che tra coloro che se a prendono con Rom, stranieri, la Senatrice Segre oppure gli omosessuali (tanto per citare alcune categorie) ci siano persone che si ispirano al Fascismo o che – come ha fatto Gianluca Iannone qualche anno fa in occasione di una manifestazione a Roma assieme alla Lega – si dichiarano apertamente fascisti o non hanno alcuna remora a fare il saluto romano. Ora che di fascisti e razzisti in Italia ce ne siano è un dato di fatto che nemmeno Salvini può negare. Ed anche se leghisti come Lorenzo Fontana fanno finta di non vedere che i tifosi dell’Hellas (giusto per fare un esempio d’attualità) sono neonazisti e razzisti la realtà dei fatti dice il contrario.

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Lorenzo Fontana con Luca Castellini di Forza Nuova

E ci dice anche altro. Ad esempio una certa contiguità della Lega con Luca Castellini, il dirigente di Forza Nuova e il capo ultras del Verona che inneggia ad Hitler e che andava in manifestazione assieme a Fontana. Oppure delle foto di Salvini quando era ministro dell’Interno con la maglietta “Offence best defence”, che secondo Repubblica è un brand commercializzato da Francesco Guglielmo Mancini, veronese, militante vicino al Veneto Fronte Skinhead. A differenza di Salvini Liliana Segre non è a capo di un partito con un passato xenofobo mai rinnegato e al cui interno ci sono elementi che nutrono più di qualche simpatia con gli aguzzini della senatrice a vita. Ed è tutto qui il problema. Liliana Segre vede il razzismo in Italia. Salvini sposta l’argomento sul “chi difende le tradizioni non è fascista”.

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