Ma dov’era la moglie di Salvini quando il Capitano insultava le donne e metteva alla gogna le ragazzine?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-09-09

Abbiamo sempre difeso le donne e le ragazzine vittime dell’odio di Salvini. E difendiamo anche il diritto della figlia del senatore leghista ad avere un vita serena e tranquilla. Vorremmo però chiedere alla madre, addolorata per gli attacchi crudeli e gratuiti di un giornalista della RAI e preoccupata «perché i nostri figli hanno bisogno di guide» dov’era quando il padre di sua figlia insultava le madri e le figlie altrui

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È addolorata Giulia Martinelli, ex compagna del senatore Matteo Salvini e madre di sua figlia Mirta. E ha ragione, il post del caporedattore di Radio Uno Fabio Sanfilippo contro l’ex ministro dell’Interno dove consiglia di far seguire la figlia «da persone qualificate» in modo da darle «tempo di riprendersi» è inutilmente crudele, è squallido, è inutile. Crudele nei confronti di una bambina che, pur venendo continuamente e regolarmente strumentalizzata per fini elettorali dal padre, non ha nessuna colpa. E non deve essere coinvolta nelle beghe di quello che tempo fa si definì addirittura padre di sessanta milioni di italiani.

Da “figli di Salvini” (e fratelli di Mirta) ci permettiamo di far notare una cosa

E proprio perché Salvini ha deciso che è il papà di tutti noi ci sentiamo fratelli di Mirta. Ed oltre a difenderla, come abbiamo sempre fatto, ci permettiamo di ricordare a sua mamma, capo segreteria del Presidente della Lombardia Attilio Fontana e già nello staff dell’ex assessora al Welfare (e ora senatrice) Maria Cristina Cantù, tutte le volte che il padre della figlia ha insultato le donne e messo alla gogna ragazzine di poco più grandi di Mirta.

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Lo facciamo non tanto per benaltismo quanto perché nella sua lettera a Libero Giulia Martinelli parla di «quel mondo che deve insegnare rispetto, lealtà e valori, ovvero l’educazione che io
e Matteo stiamo dando quotidianamente a nostra figlia». E non dubitiamo che sia così, ci limitiamo a sottolineare che mentre in privato Salvini insegna rispetto, lealtà e valori, ad amare e non odiare in pubblico il senatore e papà fa esattamente il contrario. Liberissimo di farlo, per carità. E liberissimi noi di far notare come mai fino ad ora l’ex compagna di Salvini abbia sentito il bisogno di intervenire a difesa delle figlie di altre mamme e di altri papà. Una libera scelta, ci mancherebbe, che però stona un po’ con l’accorata richiesta di rispetto di amore e di tutti quei buoni sentimenti da mulino bianco.

Prendere di mira ragazzine e bambine è un gesto gratuito, miserabile e ignorante

Dov’era Giulia Martinelli quando Salvini paragonava Laura Boldrini, una donna, una madre e una figlia, ad una bambola gonfiabile? Dov’era Giulia Martinelli quando il padre di sua figlia – tra un selfie in montagna con le mucche e l’altro – metteva alla gogna delle ragazzine o insultava un ragazzo autistico scatenando l’odio feroce dei suoi fan? Dov’era quando per ben due volte ha messo alla gogna una giovane donna per le sue idee dandola in pasto alla “Bestia”? Dov’era quando invocava la sterilizzazione di una donna e invocava l’allontanamento dei figli? Dov’era quando attacava la madre di un ragazzo vittima di insulti razzisti di non rispettare «la richiesta di legalità degli italiani»?

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Dov’era quando Salvini definiva “fritti misti” le famiglie omosessuali o parlava di “bambini confezionati” riferendosi ai minori non accompagnati che arrivano in Italia? Oppure quando rideva delle battutine sulle “troie di Ormea” che si sollazzano con i migranti? Eppure anche queste persone sono, come sua figlia, come me, come Salvini e come lei, figli di qualcuno. La strategia della Lega è stata proprio quella di prendere di mira questi figli, queste figlie soprattutto. Per farle passare da amiche e compagne di scuola a nemiche della Nazione. Ma non siamo ipocriti: sappiamo che Giulia Martinelli non aveva alcun obbligo di dire qualcosa, di intervenire, di prendere le difese di chicchessia. Eppure avrebbe potuto farlo, da madre di una bambina.

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«Personalmente in tanti anni non ho mai detto né scritto una parola, non sono mai intervenuta pubblicamente» scrive Giulia Martinelli a Libero «ma mai come oggi si era arrivati così in basso,
e mai come oggi si è mai offeso e vilipeso il rifugio affettivo e sicuro di una bambina di sei anni». In realtà in questi anni si è arrivati così in basso, e pure più giù. Solo che le vittime erano i figli degli altri. E magari in privato la signora Martinelli se ne è pure dispiaciuta e si è addolorata, siamo convinti sia così perché è sicuramente una brava mamma che insegna ad amare e non odiare, per l’esempio dato dal padre della figlia sui social.

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Siamo vicini a Giulia Martinelli, e siamo d’accordo con lei: sfregiare l’intimità e l’equilibrio psicologico dei minori a fini politici è un delitto imperdonabile. Non siamo d’accordo sul fatto che sia un delitto “giornalistico” visto che si sta parlando di una dichiarazione su un profilo Facebook, non di un articolo di giornale o non di un attacco che parte da una pagina con milioni di fan e follwer. Siamo d’accordo con Giulia Martinelli quando scrive che è un gesto «gratuito, miserabile e soprattutto ignorante». Forse se l’avessimo scritto noi ci saremmo presi una querela. Ma in fondo noi non diamo velatamente del pedofilo ad un giornalista dicendo che “gli piace tanto riprendere i bambini”. Noi ci limitano a ricordare che così come Mirta Salvini ha diritto alla sua privacy e alla sua serenità così lo hanno anche tutte le figlie di quelle mamme che Salvini ha costantemente preso di mira. È chiedere troppo?

 

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