Ma davvero Salvini non ha niente da dire sul pizzino con il 4% per la Lega nella trattativa del Metropol?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-10-02

L’ex ministro dell’Interno continua a parlare di rubli, euro, dollari e fiorini che non ci sono. Ma il problema è un altro: il suo ex portavoce ha condotto una trattativa che nelle intenzioni serviva a far arrivare denaro nelle casse del partito. Salvini non ha mai preso le distanze da Savoini, ed è questa la vera questione politica

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Matteo Salvini continua a ripetere che lui sul caso Metropol e il Russiagate all’italiana non ha nulla da dire. Non parla perché c’è un’indagine in corso e rispetta il lavoro della magistratura anche se sa che tutto si sgonfierà nel nulla. Non va in Parlamento a riferire (quando era ministro) perché non c’è nulla da dire e quello che aveva da dire lo ha già detto. Eppure non è possibile liquidare così il rapporto con Gianluca Savoini, oggi Presidente dell’Associazione Lombardia-Russia che ha sede nello stesso stabile dove ha sede la Lega, vicepresidente del Corecom Lombardia e già suo portavoce.

Il pizzino di Savoini che mette nei guai la Lega

E Salvini ribadisce anche oggi quello che dice da quando è esploso lo scandalo del Metropol: «non c’è un dollaro, una lira, un fiorino, un rublo. Io non ho mai visto o chiesto niente e nessuno della Lega ha visto o chiesto niente. Possono fare e pubblicare tutti i disegnini che vogliono. Aspettiamo che chiuda l’inchiesta che va avanti da un anno. Parliamo di cose serie, questa non è una cosa seria». Eppure Savoini è indagato (assieme a Francesco Meranda e Gianluca Vannucci, difesi dall’avvocato Ersi Bozheku) per corruzione internazionale. Il fatto che i soldi non ci siano non rileva dal punto di vista giuridico perché per corruzione non si intende solo il passaggio di denaro ma anche la promessa di denaro o altre utilità.

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Vale la pena di ricordare qui che Salvini aveva promesso che sarebbe andato al Senato a riferire sui suoi rapporti con Savoini, ma non lo ha fatto. Nessuno ha chiesto all’ex ministro dell’Interno di spiegare perché Savoini si è incontrato al Metropol nei giorni in cui lui stesso era a Mosca. Nessuno ha chiesto a Salvini di restituire denari che non si sa se siano mai passati di mano, anzi il problema non è nemmeno quello visto che anche nell’inchiesta di BuzzFeed e dell’Espresso si dice che alla fine quell’affare moscovita non andò in porto. In fondo Salvini non è ancora riuscito a spiegare dove sono finiti i famosi 49 milioni della Lega.

Per quanto tempo ancora Salvini riuscirà ad evitare di rispondere alle domande su Savoini?

La questione non è giudiziaria, è politica. E oggi Salvini non deve rispondere sul presunto passaggio di denaro o sulla presunta corruzione internazionale. Dovrebbe rispondere su quello che è saltato fuori dal cellulare di Savoini. Perché nello smartphone del Presidente di Lombardia-Russia (associazione della quale fa parte Claudio D’Amico, leghista ed ex consigliere di Salvini a Palazzo Chigi) è stato trovato la foto di un “pizzino” (scattata da Meranda e poi inviata a Savoini e Vannucci). Appunti dove sono indicate due percentuali dell’affare da 65 milioni di euro: 4% per la Lega e 6% per gli intermediari russi seduti al tavolo del Metropol. La prova, secondo alcuni, che tutta quella trattativa era stata intavolata proprio per finanziare la campagna della Lega per le europee, esattamente come dice Savoini nell’audio pubblicato da BuzzFeed. Uno dei tre indagati italiani (che secondo la procura sarebbe Meranda) durante l’incontro spiega che «l’idea concepita dai nostri ragazzi politici» di uno sconto del 4% su 250 mila tonnellate al mese per un anno che «possono sostenere una campagna».

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Fonte: La Repubblica del 02/10/2019

E proprio in quell’incontro si parlò dell’acquisto di una partita di tre milioni di tonnellate di gasolio russo da vendere in Italia con uno sconto di almeno del 4% sul prezzo di mercato. In questo modo, scriveva all’epoca BuzzFeed, la Lega avrebbe potuto incassare almeno 3 milioni di euro. Di nuovo: il punto non è il passaggio di denaro ma la promessa di finanziamento. E soprattutto il fatto che Savoini stesse trattando in qualche modo a nome della Lega, o quanto meno per favorire il partito di Salvini. Ed è questo che il capo del Carroccio dovrebbe spiegare.

Perché sappiamo che Savoini ha accompagnato Salvini in Russia, che era presente a numerosi incontri ufficiali del Ministro dell’Interno (come quello del 16 luglio con l’omologo russo di Salvini) e che in alcune occasioni (ad esempio un incontro organizzato da Alternativ für Deutschland) veniva presentato come “consigliere politico della Lega”. Matteo Salvini potrebbe partire da qui, dai rapporti di Savoini con la Lega, dal ruolo dell’Associazione Lombardia-Russia. Invece fino ad oggi il capo del Carroccio non ha scaricato Savoini, anzi ha sempre ricordato che sono amici da vent’anni. Certo, si può anche ipotizzare che Savoini abbia utilizzato il suo “ruolo” (quale?) e la sua vicinanza con la ledarship leghista per motivi personali, quindi in questo caso la Lega sarebbe vittima di Savoini. Però non si spiega come mai allora pur essendo a conoscenza dell’inchiesta i leghisti continuino a difendere Savoini e la sua poltrona al Corecom della Lombardia.

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