Il ruolo di Vannucci e Meranda nell’inchiesta sui rubli alla Lega

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-07-18

Perquisiti l’ex massone e il bancario. L’avvocato sfrattato dal suo studio perché non pagava l’affitto. I servizi segreti italiani confermano che stavano sorvegliando Savoini

article-post

Ieri la procura di Milano ha fatto perquisire altri due protagonisti dell’inchiesta sui rubli alla Lega: l’avvocato ed (ex?) massone Gianluca Meranda e il consulente bancario Francesco Vannucci. Meranda è indagato per l’ipotesi di reato di corruzione internazionale, come Gianluca Savoini.

Vannucci e Meranda: nell’inchiesta sui rubli alla Lega

Meranda e Vannucci hanno contattato direttamente gli organi di stampa svelando di essere loro gli accompagnatori di Savoini al tavolo con i russi per contrattare un carico di gasolio da 1,5 miliardi di dollari che sarebbe stato venduto da un’azienda russa e acquistato dall’Eni. Durante questa compravendita sarebbe stato pianificato un “discount” di circa il 10%, a sua volta ripartito in un 4% (65 milioni di dollari) che sarebbe andato alla Lega per finanziare le ultime europee e in un rimanente 6% finito nelle tasche di funzionari russi vicini al Cremlino.

salvini savoini 1

Racconta oggi Il Fatto che i finanzieri accompagnati dal pm milanese Gaetano Ruta hanno perquisito l’abitazione romana dell’ex massone Meranda e poi si sono spostati in un piccolo deposito dove l’avvocato, sfrattato di recente dal suo studio perché non pagava l’affitto, tiene le carte. Gli scatoloni con i documenti sono stati trovati in un camion all’interno di un’autorimessa. I militari hanno poi consegnato a Meranda un avviso di garanzia. Per quanto riguarda Vannucci,  la perquisizione “presso terzi” è andata avanti per ore. Perquisiti i locali interni, ma anche il giardino, le due auto, una rimessa per gli attrezzi e addirittura i bidoni della spazzatura. Dopodiché, in serata, Vannucci è salito in auto con i finanzieri per andare a firmare il verbale di perquisizione. La “confessione” di Vannucci, chiamato nell’audio “nonno Francesco”risale a due giorni fa.

Savoini sorvegliato dai servizi segreti?

Intanto Carlo Bonini su Repubblica scrive che Gianluca Savoini, l’uomo al centro dell’affaire Metropol, e dunque le attività della sua associazione Lombardia-Russia e la sua rete di relazioni a Mosca, erano e sono da tempo nel radar del nostro spionaggio.

Sono le indicazioni che Luciano Carta, direttore dell’Aise, la nostra Agenzia di intelligence all’estero, ha fornito ieri mattina nella sua lunga audizione (quattro ore, di cui una dedicata interamente alla vicenda moscovita) al Copasir, il Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica. E, messe insieme, liquidano, ammesso ce ne fosse bisogno, la banalizzazione – «gossip» – che della vicenda russa ha continuato a proporre Salvini, con la sponda della presidentessa del Senato Maria Elisabetta Casellati, nel tentativo disperato di sottrarsi al confronto parlamentare.

salvini moglie russa savoini

Quando, di fronte a domande specifiche, mirate a definire con maggiore precisione quale tipo di intelligence l’Aise abbia sin qui raccolto su Savoini, il suo compare Claudio D’Amico, e la loro associazione, Carta si è rifugiato dietro al segreto istruttorio dell’inchiesta aperta dalla Procura di Milano. Il che, indirettamente,
ha confermato che l’attività istruttoria della magistratura, partita dai nastri del Metropol, si sta allargando ad acquisire ogni elemento utile a inquadrare i protagonisti di questa vicenda e le loro mosse nel contesto russo. E che a questi elementi di conoscenza sta dando o comunque ha dato il suo contributo anche
l’Ais

Vannucci e la Margherita

Intanto spuntano nuovi particolari sul passato dei protagonisti della storia. Nei primi anni 2000 Francesco Vannucci divenne vicesegretario della Margherita per tutta la provincia di Livorno, ma quando nel 2004 non fu nominato assessore provinciale, si aprì una fase critica all’interno del partito locale e nel 2006 l’allora segretario Maurizio Scatena gli tolse la delega con l’appoggio della direzione locale. Così, a Livorno, si ricorda l’impegno politico di Vannucci, l’ex bancario Mps poi divenuto consulente commerciale, che ha detto di essere stato presente alla cena dell’Hotel Metropole di Mosca con Meranda e Savoini. “Non lo vedo da anni ma mi ricordo che era molto dinamico e attivo nel partito”, dice oggi l’ex segretario provinciale della Margherita a Livorno nel periodo 2003-2007, Maurizio Scatena.

francesco vannucci

“Vannucci – ricorda ancora Scatena – divenne vicesegretario provinciale come esponente dell’area Piombino-Val di Cornia, da cui proveniva, e faceva parte della corrente di Francesco Rutelli”. Quindi, racconta ancora l’ex segretario provinciale della Margherita a Livorno, nel 2004, “quando Giorgio Kutufà venne eletto presidente della Provincia, Vannucci maturò l’aspettativa di essere chiamato a fare l’assessore, se non ricordo male al Bilancio. In realtà venne fatta una scelta diversa, non diventò mai assessore, da quel momento avviò un atteggiamento fortemente critico all’interno del partito, al punto che un paio d’anni dopo, nel 2006, mi trovai costretto a revocargli la delega da vicesegretario provinciale perché non si poteva andare avanti con quelle tensioni. In quella decisione ebbi ampio appoggio della direzione provinciale del partito”. Da questo momento l’attività politica di Vannucci su Livorno si riduce ma continua in Val di Cornia, dove vive ancora oggi e dove risulta che fu tra i fondatori del Partito democratico comunale a Suvereto.

Leggi anche: Le tre bugie di Matteo Salvini su Savoini

Potrebbe interessarti anche