L’incredibile spiegazione di Salvini per i cori razzisti contro Koulibaly

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-12-28

Ieri sera a Tiki Taka il ministro dell’Interno si è prodigato a minimizzare quanto avvenuto dentro e fuori lo stadio durante Inter Napoli. Ma ormai la brillante strategia salviniana di suscitare indignazione per poi presentarsi come “vittima” dell’odio dei rosiconi non fa più effetto. Il motivo? Gli elettori si sono accorti che la Lega non sta mantenendo le promesse, con buona pace dei panini alla Nutella e degli arancini

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Il ministro dell’Interno, papà, tifoso e amico di pregiudicati Matteo Salvini ieri è intervenuto telefonicamente a Tiki Taka su Italia Uno dove ha deliziato il pubblico con alcune delle sue grandiose trovate comunicative. Il leader della Lega infatti è considerato dai suoi stretti collaboratori – pagati coi nostri soldi – un infallibile comunicatore. Deve essere per questo che ieri ha detto di voler incontrare «la parte sana delle tifoserie organizzate. La responsabilità oggettiva deve essere superata da quella personale, bisogna colpire i colpevoli e invece assistiamo al festival delle generalizzazioni».

Salvini non è in grado di riconoscere il razzismo

Non si sa se Salvini ha capito di cosa sta parlando. Per la cronaca a Milano alcuni ultras dell’Inter hanno attaccato i tifosi del Napoli prima della partita. Uno di loro, Daniele “Dede” Belardinelli è morto dopo essere stato investito da un van. Belardinelli era capo del gruppo ultras Blood and Honour di Varese, gruppo legato a una corrente transnazionale di chiaro stampo neonazista e aveva numerosi precedenti “da stadio” tra cui un Daspo di almeno 5 anni. Salvini ha poi continuato il suo show parlando dei cori razzisti dei tifosi interisti all’indirizzo di Kalidou Koulibaly: «meno male che Mazzoleni non ha sospeso la partita, provate ad immaginare se si fosse sparsa la voce dei tafferugli con la partita sospesa cosa sarebbe successo».

Già, chissà cosa sarebbe successo. Se a dirlo è un vostro amico al bar mentre prende il caffè e commenta i fatti del giorno è una cosa. Se invece lo dice l’uomo che ha in carico la sicurezza degli italiani, e quindi anche dei tifosi del Napoli, e che dovrebbe far rispettare le regole la frase assume tutt’altro significato. Ma Salvini voleva semplicemente dire che non c’era motivo per interrompere la partita. Per lui i “buu” nei confronti del giocatore del Napoli non erano razzisti: «negli stadi cantano anche ‘Milano in fiamme’: questo sarebbe razzismo? Non mettiamo tutto nello stesso pentolone, anche Bonucci è stato coperto di ‘buuu’ da parte dei tifosi del Milan, anche questo è razzismo? Il sano sfottò tra tifoserie non è da considerare razzismo».

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Quando Salvini parlava di cori razzisti e non di sfottò Fonte

E se lo dice uno che da deputato durante un raduno a Pontida (quindi non allo stadio) intonava cori razzisti contro i napoletani c’è da crederci. In fondo pure quando bruciarono il pupazzo con la faccia di Laura Boldrini Salvini disse che era una sciocchezza. Nel mondo del ministro dell’Interno c’è molto poco che meriti attenzione in quanto problema “serio”. Certo, qualcuno potrebbe far notare al ministro che i “buu” erano contro un giocatore, che per inciso è di colore, e non uno sfottò tra opposte tifoserie. Ma il tifoso (e Ministro) Salvini ritiene probabilmente che il razzismo non esiste. E per dimostrarlo aggiunge «ricordo Gullit e Rijkaard che erano neri ma erano uomini». Forse anche l’odio razziale è stato abolito dal suo governo, come la povertà.

L’inutile vittimismo di Salvini

Le dichiarazioni del ministro, soprattutto quelle sul razzismo, hanno scatenato l’ira dei tifosi napoletani, che non hanno certo dimenticato gli “sfottò” leghisti a terroni e napoletani. Ma la Lega del 2018 non è più la Lega Nord del 2009. Perché Salvini ha sentito la necessità di minimizzare i cori razzisti nei confronti di un calciatore del Napoli? Tutto fa parte di una raffinatissima strategia del nostro eroe gialloverde: quella di far arrabbiare più persone possibile per potersi poi lamentare che “ce l’hanno tutti con me” e lanciare hashtag come #colpadiSalvini.

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Immaginate di aver costruito la vostra ventennale carriera politica utilizzando un solo strumento: l’offesa. Salvini in questi vent’anni, prima di iniziare a distribuire bacioni ai rosiconi ha insultato chiunque: immigrati, fedeli musulmani, “terroni”, zecche rosse, Rom, la Presidente della Camera, buonisti e via dicendo. Vi stupireste se dopo aver seminato così tanto odio qualcosa iniziasse a tornarvi indietro? Probabilmente no. E nemmeno Salvini ne è sorpreso, ha dichiarato di voler fare da “parafulmine” per i suoi elettori: in pratica si sacrifica perché ha le spalle grosse. Eppure Salvini cosa fa? Quando delle ragazzine minorenni se ne vanno in manifestazione con un foglio A4 (nemmeno un cartellone 6×3) in cui lo accostano a Piazzale Loreto le dà in pasto, senza censurarne i volti, ai suoi sostenitori. Un bravo papà si sarebbe comportato così? La risposta è no, perché quando Salvini è andato alla recita di Natale della figlia ha giustamente pubblicato una foto della bambina di spalle con cappello e parrucca dorati in modo da renderla irriconoscibile. Come mai i figli degli altri meritano un trattamento peggiore?

L’arancino del Capitano

Il problema di Salvini però non è il vittimismo. Certo, il Ruspa può continuare a postare foto di pizze salame piccante e cipolla, mandarinetti, capuccini, arancini, fette biscottate con la Nutella o tortellini al ragù di salsiccia nella speranza di “far arrabbiare i professoroni di sinistra” ma ultimamente ad arrabbiarsi sono soprattutto i suoi sostenitori. Emblematico il caso del panino con la Nutella che un sorridente ministro mostrava “ai suoi” all’indomani di un efferato omicidio e di una terribile scossa di terremoto.

Quando in conferenza stampa ieri un giornalista gli ha chiesto se lo avrebbe rifatto Salvini ha risposto “questa mattina ho mangiato pane e Nutella senza dirlo a nessuno”, sottointeso: alla faccia dei criticoni. E per tutta risposta Salvini ha postato una foto vestito da Vigile del Fuoco con un arancino. Ma quei rosiconi e odiatori non sono i soliti buonisti. Durante le feste di Natale molti italiani si sono trovati a tavola a parlare di politica. E contrariamente alle speranze dello staff della comunicazione di Salvini non hanno discusso se sia più buona la Nutella o la Nocciolata Rigoni; non si sono accapigliati se sia più corretto dire “arancino” o “arancina” e nemmeno si sono preoccupati dello stato di salute della mucca Mirtina che sta tranquilla in Valtellina.

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No, gli italiani a tavola si sono fatti due conti. Hanno scoperto che il governo di cui Salvini è vicepremier sta mettendo le mani nelle loro tasche, a partire da quelle dei pensionati “normali”. Si sono ricordati che non sono ancora state tagliate le accise sulla benzina (anzi, aumenteranno), il cui prezzo non accenna ad abbassarsi. E hanno notato che Lega e M5S hanno fatto una poderosa marcia indietro sul 2,4% di deficit.

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Gli elettori della Lega hanno ancora di più da recriminare. A loro era stata promessa, con astutissimi giri di parole l’uscita dall’euro: ma non si farà. Era stata promesso la “pace fiscale” un bel condono fiscale con un nuovo nome ma per il momento hanno visto che i pentastellati hanno fatto passare solo condoni edilizi. Qualcuno alla cena della vigilia si è accordo che la Flat Tax al 15% non è nella legge di Bilancio per il 2019. Altri invece hanno cominciato a fare i conti: il MoVimento 5 Stelle ha portato a casa il Reddito di Cittadinanza e un ridicolo “superamento” della Legge Fornero con Quota 100. E per il 2020 c’è il rischio di un aumento dell’IVA da capogiro.

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Ai leghisti cosa rimane? La misura “simbolica” dei porti chiusi non ci ha fatti diventare più ricchi e nemmeno più sicuri. La Torino-Lione è ancora bloccata, Roma continua ad essere “ladrona” visto che verrà mandato l’esercito (pagato da tutti noi) a riparare le buche. Ecco che Salvini, forte dei suoi sondaggi al 32% e dipinto da tutti come quello che ha messo nel sacco i 5 Stelle, finisce per essere quello che non ha portato a casa risultati concreti che piacciano davvero al suo elettorato. Salvini può continuare a postare tutte le foto che vuole, può preoccuparsi dei cani (che si sa sono meglio delle persone) e dei botti di capodanno e farci vedere anche lo spuntino di mezzanotte. Ma quello che gli chiedono i suoi elettori, per una volta solamente in qualità di ministro, è di fare politica e di occuparsi degli italiani. Salvini invece sembra più preoccupato dei professoroni rosiconi.

Leggi sull’argomento: I Blood & Honour di Varese: chi sono gli ultras di Belardinelli

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