Tutte le supercazzole raccontate ai noeuro leghisti per spiegare la nuova “strategia” di Salvini

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-12-11

Ieri Salvini ha mentito ai giornalisti dicendo che nel programma di governo della Lega non era prevista alcuna uscita dall’euro o dall’Unione Europea. Subito i parlamentari noeuro si sono messi al lavoro per spiegare ai patridioti che quello che ha detto il vicepremier fa parte di una raffinatissima strategia per metterlo in quel posto agli europeisti. Una strategia così raffinata che non se ne è accorto proprio nessuno

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«La posizione si è evoluta non da marzo, da qualche anno, nel programma di governo della Lega e del centrodestra non c’era nessuna ipotesi di uscita dalla moneta unica o dall’Unione Europea». Parole & musica di Matteo Salvini che ieri durante l’incontro con i giornalisti della stampa estera ha ribadito che «nel programma di governo della Lega non c’era nessuna uscita né dall’euro né dall’Europa e così è da tempo». Il ministro dell’Interno rassicura tutti, il programma l’ha scritto lui e sa bene cosa c’è scritto.

Davvero l’uscita dall’euro non è nel programma di governo della Lega?

La situazione però è leggeremente diversa da come la racconta Salvini. Perché nel programma di governo della Lega – quello che ha scritto lui – è scritto che l’Italia non può uscire dall’Europa (intesa geograficamente come continente) ma che nulla vieta di uscire dall’Unione Europea qualora non venissero ridiscussi tutti i Trattati «tornando di fatto alla Comunità Economica Europea precedente al Trattato di Maastricht». Ovvero ad una situazione in cui ogni Stato aveva la sua moneta nazionale e sovrana. Nel programma presentato per le elezioni di marzo 2018 si legge anche che la Lega ha sempre cercato «partner in Europa per avviare un percorso condiviso di uscita concordata» e si promette che «continueremo a farlo».

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Salvini su Twitter poi ha continuato a mostrare quanto è bello essere europeisti. Scrivendo ad esempio che la Lega (o il governo?) vuole cambiare l’Europa dall’interno e nessuno ha in testa l’idea di una Brexit all’italiana.

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Addirittura il Capitano, da fine stratega qual è, ha suggerito anche l’ipotesi di “rinnovare un nuovo asse Roma-Berlino” ora che in Francia ci sono dei problemi. Se questa tattica sembra già sentita non è per il richiamo all’asse Roma-Berlino voluto da Hitler e Mussolini ma perché è più o meno quello che hanno detto qualche tempo fa gli esponenti del MoVimento 5 Stelle quando spiegavano che avrebbero voluto andare in Europa a negoziare tenendo nel cassetto la pistola dell’uscita dall’euro.

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Luigi Di Maio disse proprio di voler approfittare della “debolezza” dell’asse franco-tedesco per strappare condizioni più favorevoli per il nostro Paese senza dover per forza di cose arrivare ad un’uscita dall’Euro: «Non credo che sia più il momento per l’Italia di uscire dall’euro, perché l’asse franco-tedesco non è più così forte e spero di non arrivare al referendum sull’euro che comunque per me sarebbe una extrema ratio». Insomma sono mesi, prima dei gilet gialli, prima ancora dell’arrivo al governo, che la maggioranza racconta di Parigi e Berlino “molto indebolite”. I fatti però dimostrano che la Commissione Europea non è stata così arrendevole con l’Italia.

Lo strategismo sentimentale dei noeuro leghisti

Salvini ha detto di non aver cambiato idea sull’uscita dall’euro. Diversamente la pensano i molti sovranisti no-euro che hanno votato Lega e che ieri hanno inondato di commenti preoccupati e arrabbiati Twitter e i social. C’è da capirli, del resto Salvini ha davvero fatto anni di campagna contro l’euro e in Parlamento la Lega ha fatto eleggere due che l’euro non lo possono proprio vedere come Claudio Borghi e Alberto Bagnai.

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E sono proprio Borghi e Bagnai a dover spiegare al Popolo la classe, la lungimiranza e lo strategismo del Ruspa. Borghi rassicura gli animi dicendo che «Salvini si sta comportando da grande politico che ha capito esattamente dove incunearsi all’interno di un asse eurista inscalfibile». Peccato che al di là dei problemi interni francesi la posizione di Macron sull’euro non sia cambiata. Come non è cambiata quella dei tedeschi. Al limite si può sperare di accodarsi alle eventuali richieste di maggiore flessibilità che potrebbe avanzare Parigi dopo le promesse fatte ai gilet jaunes. Ma questa non è una strategia da condottiero, è la tattica di uno che va al rimorchio. E se Macron riuscisse ad ottenere dalla UE quello che Salvini, Conte e Di Maio non hanno ottenuto in sei mesi di governo ci sarebbe ben poco da incuneare.

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Anche Bagnai su Twitter cinguetta sibillino la sua interpretazione delle parole di Salvini. Il senatore leghista ricorda quello che il Segretario della Lega disse durante una riunione a maggio: «Vi succederà di non capire. Ci sono due modi di non capire: non capire aspettando di capire, e non capire rompendo i coglioni. Scegliete voi». Che tradotto può voler dire che Salvini ha in mente una raffinatissima strategia per far credere alle istituzioni europee che la Lega ora è passata dall’essere no-euro all’essere quantomeno aperta alla possibilità di poterci rimanere a certe condizioni. 

lega no euro salvini - 2Ma in realtà, si legge tra le righe, la Lega non ha certo cambiato idea. Ha semplicemente deciso di fare come Odisseo che liberare i compagni dalla grotta di Polifemo prima accecò il gigante e poi li fece uscire aggrappati al ventre delle pecore. Ecco quindi che mentre Salvini si presenta alla stampa estera come uno che non vuole distruggere l’euro dall’interno su Twitter i suoi invece “spiegano” ai noeuro leghisti che in realtà Salvini sta solo cercando di tranquillizzare l’Unione Europea per poter avere spazi di manovra. E l’idea dell’asse Roma-Berlino si può presentare come il più classico dei divide et impera.

Quando i noeuro leghisti spiegavano che la Lega voleva uscire dall’euro

Ah se in Europa fossero tutti così ingenui. Perché se qualcuno si prende la briga di guardare quello che dicevano qualche mese fa Borghi e Salvini sull’uscita dall’euro. Ad esempio a novembre 2017 (poco più di un anno fa) Salvini prometteva di cambiare i trattati europei a partire da Maastricht. In caso contrario si sarebbe passati al Piano B (come quello elaborato dal ministro Savona che guarda caso è al governo).

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Anche all’epoca i noeuro non capivano questa cosa di ridiscutere i trattati. Ma Claudio Borghi chiariva ogni dubbio: Maastricht è l’euro!  Cosa c’entra il Trattato di Maastricht – che è del 1992 – con l’euro? Il trattato di Maastricht è quello che ha fatto nascere la moneta unica e fissato i parametri per lo sforamento del rapporto deficit/pil.  Nel luglio del 2017 Borghi e Giorgetti spiegavano sul Populista (il giornale della Lega) che la riscrittura dei trattati aveva «l’obiettivo di tornare allo status di cooperazione pre-Maastricht che ha imposto moneta, parametri inventati di finanza pubblica e che col fiscal compact è diventato ancora più assurdo».

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Borghi si è così stufato di dover spiegare che “rinegoziare Maastricht” significa tornare ad una condizione in cui ogni Paese membro della UE avrà la sua moneta (per quello non è necessaria una “italexit”) che lo ha appuntato tra le “regole” del suo account su Twitter.

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Per spiegare la geniale strategia – di cui nessuno in Europa si è accorto – Borghi citava direttamente il programma della Lega. Proprio quel programma che Salvini ha detto di aver scritto e dove ha detto che non c’è alcun riferimento ad un’uscita dall’euro o dall’Unione Europea. Non è così. Ed è strano che Salvini non si sia limitato a rispondere che l’uscita dall’euro “non è nel contratto di governo” come sono soliti fare gli esponenti della maggioranza quando non sanno come rispondere ad una domanda.

Leggi sull’argomento: Le Iene e il servizio non trasmesso su Tiziano Renzi

 

 

 

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