I Blood & Honour di Varese: chi sono gli ultras di Belardinelli

di Mario Neri

Pubblicato il 2018-12-28

Un gruppo neonazista i cui capi storici sono morti o in carcere. La Comunità militante dei dodici raggi alla base degli ultras. E una strategia di guerriglia urbana che cambia con le leggi

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Daniele Belardinelli, 35 anni, una moglie e due figli, era capo del gruppo ultras Blood and Honour di Varese, gruppo legato a una corrente transnazionale di chiaro stampo neonazista e da sempre gemellato con le frange più estreme della Curva Nord dell’Inter.

Blood & Honour di Varese: chi sono gli ultras

Blood & Honour, Sangue e Onore, era uno dei motti delle SS: Dedé era il capo del gruppo che rappresentava una sigla transnazionale “che –si legge in un appunto dei nostri Servizi segreti – fu utilizzata nel 1979, agli albori del movimento naziskin in Inghilterra, anche come vero e proprio bollettino del movime nto”. Nel primo numero di Blood and Honour l’editoriale di presentazione fu dedicato a Rudolf Hess, uno dei gerarchi più vicini ad Adolf Hitler. Attraverso Blood and Honour si è costituita a livello europeo una vera e propria Internazionale nera.

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Da leggere: Vito Jordan Bosco: il fondatore di Blood & Honour ricercato per droga

 

Ma proprio la pagina Facebook dei Blood & Honour di Varese ieri è rimasta muta davanti alla morte di Belardinelli. Niente status, niente saluti al “capo” e niente reazioni, come se quanto accaduto in via Novara a Milano non li riguardasse. In compenso molti ultras hanno espresso solidarietà alla famiglia e hanno regalato un “Riposi in pace” a lui. Tra queste persino pagine di ultrà napoletani:

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I rapporti tra Blood & Honour e i tifosi dell’Inter

Scrive oggi il Fatto Quotidiano in un articolo a firma di Davide Milosa che i Blood & Honour sono vicini al gruppo degli Irriducibili, manipolo ultras nato sulle ceneri del gruppo Skins Inter. Teste rasate, “lame”e mani tese.

Non è un caso, si ragiona a livello investigativo, che due degli arrestati di ieri siano riconducibili proprio alla parte della curva che sta sotto lo striscione degli Irriducibili. Il terzo è invece legato al gruppo storico dei Boys. Tutti e tre non hanno Daspo. Due invece hanno precedenti per reati da stadio, l’altro è incensurato. Pizzicati dalle telecamere sono stati subito fermati. La Digos però non li ritiene gli organizzatori degli scontri, ma semplicemente dei medi livelli all’interno della curva.

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Contro gli ultras del Como Dedè Belardinelli nel 2012 si è preso il suo secondo Daspo. Cinque anni per la guerriglia fuori dallo stadio prima dell’amichevole Como-Inter. Ancora prima, è il 2007, altri cinque anni di Daspo per scontri durante Varese-Lumezzane. Dedè un ultras. Pochi dubbi in questo. E come tale mercoledì sera, assieme ad altri della curva del Varese, ha dato l’assalto ai camioncini dei napoletani. Lui che oltre al tifo curvaiolo, aveva la passione per le arti marziali e la“scherma corta”. Tradotto: coltelli.

La violenza fuori dalle curve

Tra le “imprese” dei Blood & Honour c’è anche la contestazione a sfondo razziale del 2012 contro Osarimen Ebagua, attaccante nigeriano, allora al Varese. I capi storici erano fino a poco tempo fa Saverio Tibaldi e Filadelfio Vasi. Il primo, cranio rasato e svastica tatuata, è stato ucciso a coltellate in una rissa, nel 2003, a Torremolinos, località turistica nel sud della Spagna, dove si trovava per evitare l’esecuzione di una condanna a 11 anni per episodi di violenza da stadio. Lo striscione “Saverio presente” è in bella vista a ogni partita all’Ossola. Vasi è invece in carcere per reati comuni: nelle carte di un’inchiesta, una testimone racconta i riti violenti di fedeltà ai sottoposti del gruppo.

Oggi il capo è Matteo Bertoncello, che è anche vicepresidente di Do.ra, la Comunità militante dei dodici raggi. Paolo Berizzi su Repubblica spiega che da tempo nel mondo ultrà l’onda dell’odio è tornata a salire. In attesa che la tessera del tifoso introdotta dal “cattivissimo” Maroni vada in soffitta e che le regole si allentino in nome dei “colori” e della “passione”, gli hooligan italiani — un esercito di 45mila persone divise in 420 gruppi, la maggior parte connotati politicamente a destra — hanno deciso di portare lo scontro fuori dalle curve e dagli stadi. E così ecco gli agguati negli autogrill e le risse tra tifosi in autostrada, fino all’assedio in via Novara.

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