La scoppola della Libia a Salvini sugli hotspot

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-06-25

Matteo Salvini ce la sta mettendo davvero tutta per far vedere al mondo quanto è bravo. Dopo aver perso la battaglia contro Malta è riuscito a farsi dire di no da un paese il cui governo non ha ancora il controllo su tutto il territorio

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Oggi è il grande giorno della visita del ministro dell’Interno Matteo Salvini in Libia. Il valoroso Capitano della Lega è andato laggiù, oltre le acque del Mediterraneo infestate da quei buonisti delle Ong per fare gli interessi degli italiani. C’erano tutte le premesse per portare a casa il risultato. Dopo le ultime settimane passate a fare la voce grossa contro un’isoletta come Malta finalmente Salvini aveva l’opportunità di andare a parlare con chi comanda nel paese da cui partono i gommoni.

Salvini a Tripoli propone la creazione di hotspot il Libia

Per rimarcare meglio la differenza con i governi precedenti Salvini ha scelto di non utilizzare uno dei lussuosi aerei “Obama style” alla Renzi che fanno parte della flotta della Repubblica. Come ci ha tenuto a rimarcare su Facebook Luca Morisi – il Casaleggio/Casalino della Lega – Salvini «viaggia “no frills” su un velivolo militare». Del resto il ministro è notoriamente uno ruspante, che bada più alla sostanza che alla forma. L’importante è ottenere dai libici quello che già Conte aveva proposto di chiedere in Europa al vertice informale sui migranti.

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Al punto due dell’European Multilevel Strategy for Migration è scritto nero su bianco che per risolvere il problema dell’immigrazione l’Unione Europea dovrà creare centri di protezione internazionale nei paesi di transito come Libia e Niger al fine di valutare le richieste d’asilo e offrire assistenza giuridica ai migranti. In una parola i famosi hotspot. Per Salvini l’imperativo è uno solo: «fermare le navi delle ong, che aiutano il traffico di esseri umani» perché «solo le autorità libiche dovranno pattugliare le acque libiche e bloccare le navi delle Ong che vogliono sostituire i governi aiutando l’immigrazione illegale». E poco importa che i salvataggi da parte delle Ong avvengano ormai in acque internazionali quindi al di fuori dell’area di giurisdizione libica.

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Durante un colloquio con il vice premier libico Ahmed Maitig Salvini ha spiegato che a differenza di alcuni paesi europei che vorrebbero che gli hotspot venissero creati in Italia (quei cattivoni) il governo del cambiamento ritiene che ci sia un’altra strada da percorrere. Una che non costituisca un problema né per il nostro Paese né per la Libia. Perché – spiega il ministro dell’Interno – «non si interromperebbe il flusso di immigrati». Assieme ad altri paesi europei l’Italia invece proposto la creazione di «centri di accoglienza posti ai confini a Sud della Libia per evitare che anche Tripoli diventi un imbuto, come l’Italia». Non è chiaro se per Salvini andranno posizionati in Libia o in Chad e in Niger. Quello che è certo è che il governo guidato da al-Sarraj – l’interlocutore ufficiale del governo italiano e della comunità internazionale – non ha il pieno controllo della parte meridionale del Paese.

Un’ora dopo il vice premier libico dice che la Libia non vuole alcun tipo di campo o hotspot per migranti

Probabilmente in Italia c’è qualcuno che crede che questa proposta sia davvero geniale. Salvini dice che con gli hotspot in Italia (ovvero ai confini Sud dell’Europa) non si fermerebbero i “flussi della morte”. Ecco quindi la soluzione: spostare gli hotspot più a Sud, abbastanza a Sud da impedire ai migranti di arrivare sulla costa e farli diventare un problema italiano. Dove? In Libia. Di sicuro i libici accetteranno un piano del genere che semplicemente sposta il loro problema un poco più a Sud ma pur sempre sul loro territorio e che toglie loro anche la “valvola di sfogo” delle partenze via mare.

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I flussi migratori verso l’Europa Fonte 

Il problema è che il governo libico non ragiona come l’elettorato di Lega e MoVimento 5 Stelle. Ed infatti durante la conferenza stampa congiunta con Salvini il vice premier Maitig non usa mezzi termini: «rifiutiamo categoricamente la presenza di campi per migranti in Libia. Questo non è accettato dai libici né è consentito dalla legge libica».  In poche parole i libici non hanno alcuna intenzione di fare il lavoro sporco per l’Italia e per l’Europa. O meglio: bisognerà trovare un modo per convincerli. Del resto i migranti non hanno alcuna intenzione di fermarsi nel paese visto che il loro obiettivo è raggiungere le coste italiane ed europee.

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In pratica il vice premier libico Ahmed Maitig non vuole che la Libia diventi un imbuto, esattamente come diceva Salvini. Ma a differenza di Salvini non ritiene che la generosa proposta dell’Italia sia accettabile e vantaggiosa. Fortunatamente la conferenza stampa, trasmessa da Al Jazeera era tradotta in inglese e quindi ben pochi elettori della Lega si sono accorti della scoppola rimediata dal Capitan Salvini a Tripoli.

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