Tutte le fregnacce di Salvini in Senato su Aquarius e rifugiati

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-06-13

Il ministro dell’Interno oggi ha spiegato al Senato come è stata gestita la vicenda della nave Aquarius ricordando in più occasioni che lui parla soprattutto “da padre di famiglia”. Ma è un padre di famiglia che non sa fare i conti e che anche quando parla di dati e di numeri non la racconta giusta

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Il ministro dell’Interno Matteo Salvini oggi è intervenuto in Senato per informare il Parlamento sulla vicenda della nave Aquarius, l’imbarcazione della Ong SOS Mediterranee trattenuta al largo delle coste italiane dopo che aveva preso parte ad alcuni eventi SAR coordinati dall’IRMCC di Roma della Guardia Costiera italiana. Salvini ha raccontato la storia di come l’Italia ha cercato di chiedere a Malta di intervenire in una serie di eventi di salvataggio che si sono verificati in una zona di competenza italiana per spiegare che su Aquarius l’Italia è nel giusto (non è così). Ma è sulle cifre dei richiedenti asilo che il ministro si è dedicato alla disseminazione di alternative facts.

I numeri di Salvini sui richiedenti asilo

Nel corso del 2018 sono state presentate 28.613 domande d’asilo. Questo numero – che si evince facilmente dai dati messi a disposizione dal Viminale – riguarda le domande presentate nel corso del 2018. Questo non significa che i richiedenti asilo che hanno presentato domanda tra gennaio 2018 e maggio 2018 siano arrivati nel nostro Paese in quel periodo. I dati del Ministero dell’Interno infatti dicono che da inizio anno ad oggi (13 giugno 2018) sono arrivati in Italia 14.486 migranti. Nel periodo gennaio-maggio ne sono sbarcati 13.430. Diverse sono invece le cifre delle domande esaminate nel corso del 2018, che potrebbero essere state presentate nei mesi precedenti. Se si prende in considerazione questo secondo set di dati il totale ammonta a 40.123. Matteo Salvini in Senato ha detto che «Nel 2018 ci sono state 42mila domande d’asilo» l’affermazione è sbagliata perché al limite quel numero (che non è quello corretto) è quello delle domande prese in esame il cui iter è concluso.

Il ministro dell’Interno ha detto che «solo a 7 su 100 viene riconosciuto lo status di rifugiato politico, più un 4% di protezione sussidiaria». Per Salvini quindi c’è «una maggioranza assoluta delle domande che viene respinta perché non ha fondamento». Ma non è così. Perché è vero che mediamente solo il 7% delle richieste d’asilo viene accolta. Ed è vero che ad un altro 4% viene concesso lo status di protezione sussidiaria. Una persona che gode della protezione sussidiaria ha visto riconosciuto il pericolo di vita o di persecuzione qualora dovesse tornare al paese d’origine e ottiene un permesso di soggiorno rinnovabile della durata di 5 anni, l’accesso alle strutture sanitarie e all’istruzione scolastica, insomma diventa un immigrato regolare e può lavorare.

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Salvini però non dice che un altro 30% (circa) ottiene il riconoscimento della protezione umanitaria che viene concesso per «seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano», dura un massimo di due anni (rinnovabile) e dal momento che consente di poter lavorare nel nostro paese può essere anche convertito in permesso di soggiorno per lavoro. Nel complesso nei primi cinque mesi del 2018 sono state 15540 (su 40 mila) le persone che hanno ottenuto il riconoscimento di uno di questi tre status; il 38% del totale delle domande esaminate. Quindi non 7 su 100 come ha detto Salvini. Non bisogna poi dimenticare che nel computo non sono inseriti i casi che sono ancora in attesa di una decisione. Secondo l’European Asylum Support  Office (EASO) in tutta Europa ci sono circa 400 mila domande d’asilo ancora pendenti, naturalmente non tutte sono state presentate in Italia.

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Nel corso del 2017 a fronte di 81.527 domande esaminate il 42% delle richieste è stato accolto in varie forme. Vale la pena ricordare che contrariamente a quanto si possa pensare non è vero che tutti quelli che sbarcano in Italia chiedono automaticamente di poter accedere ai meccanismi di protezione; nel 2017 sono arrivati 119.369 migranti. Salvini ha detto che l’Italia è uno dei paesi più accoglienti, anche qui i dati lo smentiscono. Altra informazione interessante, non tutti quelli che fanno richiesta d’asilo devono per forza provenire da paesi come Siria o Iraq dove “c’è la guerra”. C’è anche chi viene dal Venezuela (un paese dove secondo il M5S va tutto bene) o dalla Georgia.

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Durante il suo intervento Salvini ha rammentato quello che ha detto ieri sera a Otto e Mezzo ovvero che i primi per sbarco in Italia come numero «sono i tunisini: andrò presto dal mio collega tunisino perché mi sembra che la Tunisia sia un paese libero, non è vittima di guerra e carestia. Cercherò di portare tutti gli aiuti del popolo italiano perché questi ragazzi possano crescere nel loro paese invece che mettersi in viaggio su un barcone». Ora, a parte il fatto che nel 2011 la Tunisia è uscita da 23 anni di regime guidato da Ben Alì – e che il Paese è stato colpito da diversi attentati terroristi negli ultimi anni –  è vero da gennaio ad oggi quella tunisina è la nazionalità dichiarata più rappresentata. Ma i tunisini corrispondono ad appena il 20% del totale. Seguono i cittadini eritrei, che dai dati del Viminale si evince siano tra le nazionalità che più vedono riconosciute le richieste d’asilo.

L’attacco di Salvini agli avvocati d’ufficio

Non potendo fornire prove dell’esistenza di un business dell’immigrazione gestito dalle Ong e non avendo nemmeno prove sul coinvolgimento di Soros nella facilitazione dell’ingresso di migranti in Italia Salvini si riduce a parlare di un altro “business”. Non quello sotto gli occhi di tutti costituito dalle attività criminali degli scafisti e dei trafficanti; c’è il rischio che qualcuno gli ricordi che il comandante della guardia costiera libica è nella lista nera ONU. E nemmeno quello dei centri d’accoglienza, perché qualcuno potrebbe ricordarsi di quando al governo c’era la Lega e lo Stato spendeva 46 euro al giorno per i profughi. E del resto indovinate un po’ chi ha messo in piedi il sistema degli SPRAR e inaugurato il CARA di Mineo? La Lega Nord.

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Cosa poteva fare quindi Salvini se non denunciare – con coraggio e sprezzo del pericolo – il lucroso business degli avvocati d’ufficio che assistono i richiedenti asilo nella presentazione delle domande (e degli eventuali ricorsi)? Ed è proprio quello che ha fatto parlando del «business degli avvocati d’ufficio che fanno milioni di euro alle spalle di questi disgraziati ed occupano i tribunali». Ora tutti sanno che gli avvocati d’ufficio generalmente fanno fatica ad arricchirsi. Ma la cosa interessante è che per i richiedenti asilo non esiste l’avvocato d’ufficio. A confermarlo è l’avvocato Luigi Pansini, a nome dell’Associazione nazionale forense, che commenta così l’uscita del ministro: «Sicuramente Salvini si è espresso in maniera approssimativa e pretestuosa  senza conoscere l’impianto della nuova disciplina sulla protezione internazionale e senza sapere che in materia di patrocinio a spese dello Stato, cosa ben diversa dalla difesa di ufficio, vi sono precise condizioni da soddisfare per poterne fruire, regole che sono valide per tutti e che riguardano anche la fondatezza dell’azione da intraprendere». Probabilmente Salvini potrà fare un ripasso rivolgendosi all’avvocato del popolo Conte oppure al ministro della Giustizia Bonafede. Pansini si dice rammaricato dall’aver constatato «che sia del tutto sconosciuto ad un ministro della Repubblica l’istituto della difesa di ufficio, in cosa consiste, a quali finalità risponde. Parliamo infatti di uno strumento di civiltà giuridica e di democrazia che assicura l’effettività della difesa a tutte le ‘persone’ e ai cittadini e anche su questa questione che coinvolge l’Italia nel più ampio contesto europeo, in considerazione del suo ruolo di frontiera della Ue, le prese di posizione a uso e consumo di interviste o tweet, oltre che non corrette sul piano dei contenuti, non sono utili».

Davvero siamo il Paese con più immigrati irregolari?

Salvini poi se l’è presa con le Ong dicendo che «Non è possibile che siano associazioni private, finanziate chissà chi, a imporre tempi e modi dell’immigrazione». Ma non è vero, perché ad imporre i tempi delle migrazioni sono i trafficanti e per quanto riguarda le partenze dalla Libia chi “gestisce” i campi di concentramento. Prima del 2011 era Gheddafi a imporre i tempi e non risulta che la Lega si sia mai chiesta se veniva finanziato da Soros. Salvini, che ricordiamolo è un sostenitore della teoria del complotto del Piano Kalergi, ha aggiunto che «l’oggetto della prossima informativa sarà da dove vengono queste sovvenzioni, perché io amo il volontariato ma quando leggo che dietro c’è Soros qualche dubbio inizia a venirmi su quanto sia spontanea questa generosità». Ad oggi però le famose inchieste del Procuratore di Catania Carmelo Zuccaro sulle Ong non hanno portato alcun risultato. E non sorprende che Salvini non abbia portato le prove in Senato: non ci sono.

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Fonte: Eurostat

Il ministro dell’Interno ha ringraziato il Primo Ministro spagnolo dicendo però che «i numeri che dicono che l’Italia ospita 170 mila migranti richiedenti asilo, mentre in Spagna sono circa 16mila». Le statistiche di Eurostat però indicano come i cinque paesi che ospitano sul loro territorio il maggior numero di migranti irregolari provenienti da paesi extra UE sono stati, nel 2016, Germania (370.555) Greecia (204.820), Francia (91.«985), Regno Unito (59.895) e Austria (49.810). Infine è bene ricordare che dal 2014 al 2017  sono state 611.411 le persone salvate in mare nelle aree SAR di competenza italiana. Solo un sesto è stato soccorso dalle Ong (114.910 persone). Il grosso dei migranti – quasi 310 mila migranti – è arrivato in Italia dopo essere stato soccorso da personale della Guardia Costiera, della Marina Militare e della Guardia di Finanza. Oggi Salvini dice che l’Italia ospita 170 mila richiedenti asilo, segno che quindi tutti gli altri sono stati ricollocati, se ne sono andati o sono stati rimpatriati.

Cosa vuole chiedere Salvini all’Europa?

Il ministro Salvini dopo aver parlato di Soros, le Ong e la Spagna si è rivolto all’Unione Europea: «Se l’Europa c’è, batta un colpo adesso o taccia per sempre..», ha detto raccontando di aver ottenuto la solidarietà di molti colleghi europei. Salvini ha chiesto all’Europa di far diventare le frontiere italiane frontiere europee, chissà cosa ne pensano i sovranisti che fanno parte dell’alleanza di governo gialloverde. Il vicepremier, dopo aver riferito di contatti con esponenti di altri Paesi, ha ribadito che c’e’ una attenzione che non c’è mai stata, sta a noi adesso giocarci le carte in maniera propositiva non solo negativa» ed ha affermato che «il regolamento di Dublino va superato, hanno provato a imporci una norma che avrebbe ulteriormente aggravato la situazione in Italia. Abbiamo concordato un ‘no’ costruttivo e penso che con il collega tedesco e austriaco proporremo noi una nostra iniziativa, sul fronte interno e sul fronte esterno».

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L’eurodeputata Elly Schlein però ieri su Facebook ha scritto che «la Lega non ha MAI partecipato a nessuna delle 22 riunioni di negoziato che abbiamo svolto nel corso di due anni sulla riforma di Dublino». Quella riforma che va a superare il principio del “paese di primo approdo” e che stabilisce un nuovo meccanismo di “ricollocamento” dei migranti basato sulla redistribuzione delle quote dei richiedenti asilo e non di chi ha già ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiato. Per la cronaca durante il voto all’Europarlamento la Lega si è astenuta mentre il M5S ha votato contro. È questa l’idea di “no costruttivo” di Salvini?

Leggi sull’argomento: I rapporti tra Luca Parnasi e Matteo Salvini

 

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