Tutti gli sbarchi che Salvini ha dimenticato mentre era al Pap…al Viminale

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-09-24

Dei migranti non si butta via niente: quando era al governo Salvini attaccava le Ong che secondo lui erano “vicescafisti” e piantava casino per una cinquantina di migranti. Oggi che è all’opposizione il leader della Lega scopre che le Ong portano “solo il 10%” dei migranti. E allora perché in questi 14 mesi ha fatto la guerra alle ONG e non agli scafisti?

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Come arrivano i migranti in Italia? Se ci dovessimo basare unicamente sulle dichiarazioni di Matteo Salvini degli ultimi 14 mesi dovremmo rispondere che i migranti che sbarcano nel nostro Paese arrivano quasi esclusivamente a bordo delle navi delle ONG. I più attenti, quelli che si ricordano dei vari casi Diciotti o Gregoretti, potrebbero aggiungere: e della Guardia Costiera o della Marina Militare. Ebbene, durante la gestione Salvini dell’immigrazione sono sbarcati in Italia 8.397 migranti. Tutti con le Ong? No.

Ma dov’era Salvini quando i migranti sbarcavano lo stesso?

Per la precisione dal 1 gennaio al 1 settembre 2019 in Italia sono sono sbarcati 5.025 migranti (tutti mentre Salvini era al governo). Di questi però solo 472 sono arrivati a bordo delle imbarcazioni delle ONG. Gli altri 4.553 sono arrivati in un altro modo. Eppure se si dovesse prestare fede unicamente alle parole dell’ex ministro saremmo portati a pensare che gli unici migranti arrivati sono quelli che sono scesi dalle varie Mediterranea, Open Arms e via dicendo. Perché è solo in quei casi che Salvini ha fatto la voce grossa, chiudendo i porti, firmando decreti e tenendo la gente in mezzo al mare per giorni.

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Oggi che non è più ministro Salvini scopre che di migranti si può parlare a tutto tondo. Non più solo quelli che arrivano con le ONG ma anche degli altri. Ad esempio oggi a SkyTg24, senza che nessuno provasse minimamente a rinfacciargli i dati Salvini ha commentato l’accordo raggiunto a Malta. «L’Europa quali si riprenderà, forse, nei prossimi mesi? Quelli che arrivano solo sulle navi delle ONG, che sono il 10%. Tutti gli altri, barchini barchette..» ha detto Salvini. Che forse non si è accorto di aver ammesso che in questi 14 mesi ha fatto la guerra a quelli che lui definisce “vicescafisti” ma che in realtà non trasportano che una piccola percentuale dei migranti.

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Credits: Matteo Villa via Twitter.com

E tutti gli altri? Quelli sono arrivati con barchini e barchette (e talvolta con navi della Guardia Costiera). Gli stessi per i quali oggi Salvini dimostra di essere preoccupato visto che sarebbero esclusi dall’accordo di ripartizione. Accordo che però in 14 mesi lui non è mai riuscito a far siglare. E anche quando il governo Conte otteneva che altri stati europei si facessero carico dei migranti si è sempre parlato di quelli a bordo di quelle che Salvini chiama “navi organizzate”. Ed è un peccato che la Guardia Costiera abbia smesso dal 2018 di pubblicare il dossier sull’attività SAR nel Mediterraneo Centrale, altrimenti sapremmo con esattezza la ripartizione dei migranti salvati.

Perché nessuno interrompe Salvini quando piega la logica per fare propaganda?

E non si capisce quindi come mai oggi quell’accordo per Salvini «sia una sola, una fregatura» mentre quando c’era lui invece lui la ripartizione dei migranti salvati dalle ONG veniva presentata come la tanto attesa vittoria del governo sovranista contro l’Unione Europea. Non si capisce nemmeno come Salvini possa dire impunemente (ovvero senza che nessun giornalista gli rinfacci la verità) che «Conte ha riaperto i porti italiani» quando tutti sappiamo che i porti sono sempre rimasti aperti e che al massimo Salvini ha fatto divieto unicamente alle navi delle ONG di sbarcare. E lo ha fatto, bisogna aggiungere, solo per un limitato periodo di tempo. Perché nella maggior parte dei casi di “crisi” sui migranti aperti da Salvini quelle persone sono sbarcate in Italia alla fine della sceneggiata sovranista.

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Credits: Matteo Villa via Twitter.com

«Io ho più che dimezzato il numero di morti nel mar Mediterraneo, meno partenze, meno morti, meno problemi», continua Salvini. E anche questa volta in studio nessuno gli dice che in proporzione al numero degli sbarchi le partenze non sono affatto diminuite e che il termini assoluti il numero dei morti non è affatto dimezzato. Senza contare che in rapporto alle partenze il rischio di morire nella traversata è aumentato. Salvini può sciorinare i numeri che vuole, ad esempio dire che a settembre 2019 sono sbarcate più persone che a settembre del 2018 e collegare questo dato alle politiche del nuovo governo che agirebbe come pull factor per i migranti. In fondo qualche giorno fa raccontava che la Guardia Costiera libica, quella che spara ai migranti e che li riporta nei campi di detenzione, da quando lui non è più al Viminale sarebbe addirittura demotivata. Demotivata a fare cosa di preciso?

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«Grazie al governo del tradimento e dei porti aperti ne partiranno di più, ne sbarcheranno di più e più persone rischieranno di morire» scrive oggi Salvini su Facebook. Ma la sua non è una preoccupazione per le sorti dei migranti, altrimenti avrebbe trovato il modo di evitare che il tasso di mortalità nel Mediterraneo centrale aumentasse. E quando Salvini dice che questi cento o duecento migranti che sbarcano in più (perché stiamo parlando di poche centinaia di persone) «ce le troveremo in giro per le nostre città a Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo» lasciando intendere che si dedicheranno ad attività criminali non spiega che fine hanno fatto tutti quelli cui con il Decreto Sicurezza ha tolto la protezione umanitaria e ha sbattuto fuori dai centri in mezzo ad una strada senza alcun diritto. Ma quello era il Salvini di Governo, che nascondeva sotto il tappeto i migranti. Oggi ci tocca il Salvini di lotta, lo stesso di prima, lo stesso che anni fa parlava di invasione e sostituzione etnica.

Leggi anche: Lamorgese, Salvini e i sommelier degli accordi internazionali sui migranti

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