Il diabolico piano di Raggi e Appendino per avvelenare i torinesi coi rifiuti di Roma

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-12-14

Come tutti sanno per il M5S i termovalorizzatori – impropriamente chiamati inceneritori – sono il male assoluto: fanno guadagnare le mafie e avvelenano i cittadini e l’ambiente. Non tutti gli inceneritori sono cattivi però, ad esempio se i rifiuti di Roma dovessero andare a Torino improvvisamente quello di Gerbido diventerebbe un termovalorizzatore solidale. Miracolo dello spirito del Natale o della propaganda a 5 Stelle?

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L’incendio al TMB AMA Nuovo Salario rischiava di creare un bel problema per la sindaca di Roma Virginia Raggi. Senza quell’impianto di trattamento dei rifiuti, che si occupava dello “smaltimento” di circa un quinto delle 4.500 tonnellate di indifferenziato prodotte giornalmente nella Capitale, il sistema di gestione dei rifiuti della rischia di andare al collasso. Per di più a pochi giorni dalle festività natalizie. La Raggi ha dovuto quindi escogitare un sistema per evitare, o quantomeno scongiurare, l’ennesima emergenza rifiuti.

Per il M5S i rifiuti di Roma sono problemi di altri

La soluzione più ovvia è quella di esportare in altri impianti italiani i rifiuti prodotti nella Capitale. Ma dove? Ieri il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini è stato categorico. Memore delle polemiche scatenate ad arte dai pentastellati un anno fa ha dichiarato all’AdnKronos «Voglio vederli chiederci una mano dopo che ci hanno irriso e deriso lo scorso anno solo perché avevamo dato disponibilità. Quindi mi auguro che nessuno ci venga a chiedere nulla». Lo scorso anno a Bonaccini arrivò una richiesta da parte della Regione Lazio (su richiesta di AMA) per l’utilizzo del termovalorizzatore di Parma; la Regione diede il consenso e «poi mi arrivarono gli insulti del Movimento 5 stelle dicendo che volevo strumentalizzare politicamente», ricorda Bonaccini.

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Effettivamente fu proprio così. Bonaccini accettò di aiutare Roma, sommersa dai rifiuti, e per tutta risposta il M5S mise in modo la macchina del fango per spiegare che nella Capitale non c’era nessuna emergenza spiegando quello degli inceneritori è un “business ghiotto” (quindi moralmente sbagliato?) e che se la monezza di Roma andava fuori Regione era colpa del PD e del Governo. Alla fine i rifiuti romani se ne andarono in Abruzzo, senza troppo clamore. E nei giorni scorsi è già stata inoltrata una richiesta di proroga. Oggi poi Virginia Raggi ha fatto sapere via Twitter che Torino è pronta a sostenere Roma dopo l’incendio all’impianto dei rifiuti. Nessuna proposta formale, per il momento, ma la disponibilità della Appendino c’è. C’è un problema però: a Torino c’è un inceneritore.

Ma gli inceneritori non erano il male assoluto che uccideva i cittadini?

Quest’anno la musica è cambiata, e non si parla più di strumentalizzazioni. Al governo ci sono i 5 Stelle che proprio qualche tempo fa sono stati protagonisti di un simpatico battibecco con la Lega sulla questione dei termovalorizzatori (che il M5S si ostina a chiamare inceneritori). Da sempre il MoVimento 5 Stelle è contro i cosiddetti “inceneritori”, al punto che Grillo si era detto pronto a “passare sul cadavere di Pizzarotti” nel caso quello di Parma fosse entrato in servizio. Non è andata così, ed anzi sono molti i sindaci pentastellati che mandano i rifiuti prodotti dai loro cittadini negli impianti di termovalorizzazione.

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Come il M5S Piemonte la pensava sull’impianto di Gerbido nel 2016

A Roma la questione è ancora più delicata. La sindaca Raggi non vuole un inceneritore sul territorio comunale di Roma perché gli inceneritori avvelenano la gente (oltre ad essere un ottimo affare per le mafie, come hanno ricordato Di Maio&Fico). Allo stesso tempo però la Raggi, come Comune di Roma, spedisce i rifiuti dei romani in giro per l’Italia, dove finiscono in impianti di termovalorizzazione. Al tempo stesso però il presidente e AD di AMA (scelto dai 5 Stelle) ha chiesto il revamping – la riaccensione – dell’inceneritore di Colleferro. E non finisce qui perché ACEA – la multiutility di cui il Comune è azionista di maggioranza – è proprietaria di due termovalorizzatori quello di Terni e  quello a San Vittore del Lazio.

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Dal programma elettorale di Chiara Appendino

Quello della Raggi è un classico esempio di sindrome NIMBY, not in my back yard. L’importante è che i rifiuti vadano altrove, non importa come e dove. Caso curioso quindi che sia proprio Torino, amministrata dal M5S, ad offrire il suo aiuto alla Raggi. Evidentemente se un inceneritore è a 5 Stelle non inquina. Oppure i cittadini torinesi sono di serie B rispetto ai romani? Fatto sta che quando il M5S sabaudo era all’opposizione aveva ben altri progetti per l’inceneritore di Gerbido. Al punto che nel programma elettorale di Chiara Appendino era stato messo nero su bianco la promessa di una progressiva riduzione del rifiuto indifferenziato conferito all’inceneritore. Con l’arrivo dei rifiuti romani però l’inceneritore finirebbe per lavorare “di più” e non di meno. Ovvero, stando alla stringente logica pentastellata, ad inquinare di più e ad avvelenare di più. Poco male però, perché ad essere “avvelenati” saranno i cittadini di Torino e non gli elettori della Raggi. Curioso poi come ad aprile la sindaca di Torino avesse ribadito che lo spegnimento dell’inceneritore continuava ad essere una priorità della sua giunta. Non si registrano però atti concreti in tal senso perché – spiegavano i 5 Stelle torinesi – l’inceneritore ora è un impianto regionale «ed è tutto più complicato». Ma se il termovalorizzatore è un impianto regionale, concretamente, che potere decisionale e che disponibilità può dare Chiara Appendino a Virginia Raggi?

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