Lorenzo Fioramonti: chi è il ministro dell’Istruzione del governo Conte Bis

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-09-04

A giugno minacciava le dimissioni. Ora è al vertice di viale Trastevere. Piccola storia della resistibile ascesa di Lorenzo Fioramonti, da Pretoria al vertice del governo italiano

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Ha invitato a non votare MoVimento 5 Stelle. Ha preso una durissima lezione di economia da Veronica De Romanis in tv. E ha avuto il “merito” di portare con sé Dino Giarrusso a indagare sui concorsi universitari, salvo poi rimangiarsi tutto. Lorenzo Fioramonti, che nel giugno scorso minacciava le dimissioni da viceministro all’Istruzione, è diventato ministro dell’Istruzione del governo Conte Bis in uno di quei stravolgimenti della storia che rimarranno per chissà quanto incomprensibili ai più.

Lorenzo Fioramonti: chi è il ministro dell’Istruzione del governo Conte Bis

Docente all’Università di Pretoria dove dirige il Centre for the Study of Governance Innovation, viene generalmente presentato come “economista”, ma non lo è dal momento che detiene un dottorato in Comparative and European Politics. Da candidato “di spicco” del pacchetto presentato agli elettori da Luigi Di Maio alle elezioni del 4 marzo 2018, Fioramonti rimediò una figuraccia epocale a confronto con Veronica De Romanis. Tra gli scambi tra i due segnaliamo in particolare questo:

De Romanis: Nel vostro programma volete tagliare gli enti inutili, lo ha promesso anche Renzi e non lo ha fatto. Il vero costo però è il personale. Se togliamo i sussidi ai trasporti locali significa aumentare il costo del biglietto.

Fioramonti: C’è bisogno di svecchiare il contesto amministrativo italiano.

De Romanis: Ma lei pensa di licenziare le persone della pubblica amministrazione?

Fioramonti: Noi vogliamo addirittura creare il reddito di cittadinanza. Noi vogliamo creare un cuscinetto che eviterà che qualunque persona in Italia abbia meno di 780 euro.

lorenzo fioramonti m5s otto e mezzo - 2

Successivamente Fioramonti, che era candidato ministro allo sviluppo economico del fantagoverno Di Maio, finì nelle polemiche per un suo boicottaggio nei confronti di Israele: venne denunciato da Emanuele Fiano, che oggi fa parte della stessa maggioranza che appoggia il suo governo.

emanuele fiano lorenzo fioramonti israele boicottaggio m5s - 1

La notizia è riportata sul quotidiano The Daily Vox che aveva intervistato Fioramonti all’epoca per chiarire le motivazioni che lo avevano spinto a rifiutare di prendere parte al Water Summit 2016. Fioramonti spiegò che oltre al costo del biglietto che il pubblico avrebbe dovuto pagare per assistere alla conferenza aveva appreso dalla stampa che: «a public official from Israel would be participating on the panel, apparently to present Israel’s advancements in desalination and drip irrigation as a potential best practice for South Africa».

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Se da un lato il costo per l’ingresso era visto da Fioramonti come un modo per limitare l’accesso all’evento ai solo benestanti dall’altro il professore dell’Università di Pretoria sottolineava come fosse in atto un boicottaggio accademico nei confronti dei rappresentati di Israele. Boicottaggio che Fioramonti considerava la chiave per poter raggiungere la pace in Medio Oriente.

Il boicottaggio a Israele e l’invito a non votare M5S

Successivamente lo stesso Fioramonti tentò di negare la vicenda con scuse piuttosto risibili. Poi finì in una tipica macchina del fango a 5 Stelle dove veniva accusato di essere massone e al servizio dei Rotschild: tutte menzogne create ad arte per sputtanarlo da parte della frangia complottista grillina. Poi c’è la storia del suo invito a non votare M5S. Durante un incontro che si era svolto nell’Aula del Senato accademico dell’Ateneo La Sapienza il viceministro aveva risposto ad una domanda di un ricercatore che rinfacciava a Fioramonti come molti dei precari della ricerca italiana abbiano votato per il MoVimento 5 Stelle alle elezioni del 4 marzo.

La risposta del viceministro fu spiazzante e delirante allo stesso tempo. Fioramonti suggeriva infatti come soluzione quella di revocare il consenso. La proposta non aveva alcun senso perché il voto non si può revocare, non esiste nell’ordinamento italiano la possibilità di un “recall” degli eletti come nel M5S (possibilità per altro mai messa in pratica). Quello che Fioramonti intendeva era un’altra cosa: non votare più per il MoVimento 5 Stelle.

fioramonti miliardo dimissioni

Nel giugno scorso poi propose di alzare le tasse sulle bevande zuccherate per finanziare la ricerca, minacciando di dimettersi se la sua proposta non fosse stata approvata. Come è finita lo sappiamo tutti: soldi in più per la ricerca non ce ne sono ma lui è diventato ministro.

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