I sovranisti all’attacco di Rula Jebreal al grido di #BoicottaSanremo (come ogni anno)

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-12-30

L’Italia è quel paese dove chi non guarda sanremo “da almeno vent’anni” si sente in dovere di criticare le scelte della direzione artistica di un Festival che non ha intenzione di guardare

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Poi non dite che non ci tengono alle tradizioni. Archiviato il Santo Natale e le battaglie per il presepe nelle scuole e i canti di fine anno i sovranisti sono già pronti a dedicarsi ad un’altra delle loro classiche battaglie. Nemmeno il tempo di smaltire pandori o panettoni (o forse proprio a causa dell’indigestione degli stessi) e parte impetuosa la voglia di boicottare Sanremo. Ogni anno infatti i nostri valorosi patrioti da tastiera trovano un motivo per annunciare urbi et orbi che loro il prossimo Festival di Sanremo non lo guarderanno mica.

Per quest’anno, non cambiare, c’è Sanremo da boicottare

Abbiamo avuto anni di “boicottaggi” per l’invito di artisti dichiaratamente omosessuali appartenenti alla lobby gender e altri in cui tutta l’attenzione era concentrata sui soldi che si sarebbero potuti dare ai terremotati.  Addirittura ci sono state crociate contro comici “satanici“. Quest’anno i sovraonanisti potevano vivere di rendita: è ancora calda la polemica per la scorsa edizione giudicata troppo filoimmigrazionista a causa della vittoria di un italiano di nome Alessandro Mahmoud, in arte Mahmood. Ma la notizia è che per una sera la “valletta” che affiancherà il conduttore Amadeus sarà Rula Jebreal.

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Per i difensori dei confini nazionali la Jebreal è un nemico: è italiana ma di origine palestinese (quindi non è davvero italiana), è una “buonista” e soprattutto è una donna. Un mix letale per il sovranista da tastiera. tra le altre cose Rula Jebreal è anche una giornalista nonché visiting professor alla Miami University, insomma è una professorona. E se per il consigliere della vigilanza Rai Giampaolo Rossi (in quota Fratelli d’Italia) la notizia è che la Jebreal sia esperta di musica (non risulta del resto che lo fossero, fatte le debite proporzioni, personaggi del calibro di Dulbecco).  E soprattutto secondo Rossi «sono note le sue posizioni ideologiche radicali, filoislamiste e dichiaratamente antisraeliane», curioso, visto che la Jebreal ha la cittadinanza israeliana. Per altri invece il problema è che non è italiana, ma non lo erano nemmeno Eva Herzigova, Laetitia Casta, Ines Sastre, Bar Rafaeli o Belen Rodriguez (giusto per citarne alcune).

Il sessismo strisciante dei sovranisti contro Rula Jebreal

Secondo il giornalista della Verità Daniele Capezzone il problema è che “con i soldi del Canone RAI” Rula Jebreal verrà a Sanremo per «spiegarci quanto le facciamo schifo». Tutto perché in un editoriale del 2018, dopo l’attentato di Macerata, Rula Jebreal scrisse sul Guardian che l’Italia stava scivolando in mano a razzisti e fascisti. Un anno dopo stiamo ancora discutendo di quell’argomento, scoprendo magari le radici neonaziste della Lega e di professori antisemiti annidati all’Università che intrattengono amicizie con importanti leghisti. Ma non sapevamo Capezzone prevedesse il futuro o avesse accesso ai copioni del programma. Per Marco Gervasoni invece grazie alla “gnocca senza testa” ci dovremo aspettare un Sanremo «pro clandestini, pro islam, pro lgbt, pro utero in affitto, pro sardine, pro investitori d’auto (purché con suv)».

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Prima regola: se il buonista è maschio si parla dei suoi attici a Nuova York o dei suoi Rolex, se è donna si fa sessismo

Poi c’è il duo di Vox Italia rappresentato da Diego Fusaro e Mario Improta. Il primo ha già scoperto il complotto, ordito con precisione chirurgica, da parte del circo mediatico e dal clero giornalistico.

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Il secondo invece ha lanciato una petizione online per chiedere al Presidente della Rai Marcello Foa di non chiamare Rula Jebreal a Sanremo. Ironia della sorte qualcuno qualche tempo fa lanciò una petizione per dare un programma Rai a Marione, ma erano altri tempi. E non finì bene.

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Ma quello che hanno scritto i difensori della dignità del Festival di Sanremo, preoccupati dal fatto che una tizia possa andare in televisione a lamentarsi del razzismo degli italiani (ma com’è che la libertà di parola vale solo quando si devono enunciare opinioni non conformi o fare satira sui campi di sterminio?), è nulla in confronto a quanto scrivono tanti piccoli fan nei commenti ai loro tweet.

#BoicottaSanremo ma poi lo guardano tutti

Consolati nello scoprire che non sono gli unici ad odiare Rula Jebreal decine di utenti sono usciti allo scoperto con le loro trascurabilissime opinioni. Ad esempio c’è il tale che – commentando una foto con Harvey Weinstein – suggerisce che è molto chiaro il modo in cui la giornalista ha fatto carriera. Fortunatamente ci risparmia i dettagli, anche se l’allusione è molto chiara.

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Un altro ripete la battutina sessista sulla “gnocca senza testa” citata da Gervasoni e annuncia che cambierà canale e non guarderà Sanremo (e sappiamo bene come vanno a finire certi proclami). Altri invece non vogliono perdere tempo e spiegano che bisogna fin da ora propagandare il boicottaggio del Festival perché «con i “soldi” del Canone Rai paghiamo l’accoglienza di extracomunitari e personaggi pro-islam e anti-italiani». E i terremotati niente!

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Non tutti però credono che sia sufficiente non guardare Sanremo per decretarne l’insuccesso, i poteri forti infatti truccano lo share (saranno contenti gli inserzionisti pubblicitari). Altrimenti come si spiega che da decenni ci sia gente che quando va in onda Sanremo ci tiene a farci sapere i suoi programmi alternativi o che ha rottamato la televisione e che il Festival continui a fare il pieno di ascolti (e di incassi per la Rai)? Chiaramente non cielo dicono.

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Tutta colpa delle “merde globaliste” che non perdono occasione per fare “becera propaganda politica” alle manifestazioni canore. Pensate come siamo messi, scrive una che magari era tra coloro che facevano propaganda politica sul tortellino al pollo o sulla maglia verde dell’Under 21.

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Non mancano gli attacchi a Rula Jebreal solo perché è donna, e non a caso viene accomunata alle varie Lilli Gruber, Laura Boldrini e chissà quante altre. C’è quello che la definisce «ricca odiatrice appassionata di poteri forti e arrampicatrice sociale», l’altro che la definisce «razzista contro gli italiani» solo perché ha osato criticare il comportamento degli italiani razzisti ma c’è anche quello che pur affascinato dalla «bellezza da sentirsi veramente male» riesce a tenere a bada i bollenti spiriti e a mantenere un contegno confermando che è una persona di «una pochezza intellettuale da stare peggio».

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E ci pare quasi di vederli, tutti questi sovranari, pronti all’odio social, alla rivolta dei tweet e degli hashtag che però non muoveranno un passo dalla loro poltrona per andare a Sanremo a “protestare” contro Rula Jebreal. E che anzi il giorno dopo la sua comparsata al Festivalone si metteranno alla ricerca dei video dell’intervista (se non hanno la tivvù) o la guarderanno in diretta, ma solo per vedere l’effetto che fa. Mica perché loro guardano Sanremo eh.

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