La sponda vaticana per il governo M5S

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-03-12

Luigi Di Maio è convinto che il Vaticano non voglia un’alleanza organica tra Lega e grillini e che questo possa spingere il PD a cedere. Ma le cose sono leggermente più complesse

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Meglio Alcide De Gasperi che Steve Bannon. Dopo l’intervista alla Stampa dell’ex collaboratore di Donald Trump che aveva elogiato anche Virginia Raggi e che è stato cacciato in maniera non tanto carina dalla Casa Bianca, Luigi Di Maio torna a citare Alcide De Gasperi come aveva fatto nella lettera a Repubblica di qualche giorno fa. Con l’obiettivo di trovare sponde in Vaticano per un governo del MoVimento 5 Stelle.

La sponda vaticana per il governo M5S

D’altro canto nel suo articolo per il Financial Times che qualcuno ha voluto per forza equivocare anche James Politi ritraendo Luigi Di Maio aveva cominciato dalla partecipazione alla manifestazione per lo scioglimento del sangue di San Gennaro. Per questo ieri Di Maio è tornato a citare De Gasperi («Politica vuol dire realizzare») e, senza menzionarne il nome, Bassetti, accogliendo, ricorda oggi Ilario Lombardo sulla Stampa, il suo richiamo alla dottrina sociale della Chiesa e al «bene comune che è ciò che noi abbiamo chiamato “interesse dei cittadini”». Reddito di cittadinanza, eliminazione della povertà e un welfare familiare per far ripartire le nascite.

luigi di maio financial times

I canali di confronto tra i grillini e gli ambasciatori del Vaticano negli ultimi giorni sono stati molto attivi. I rapporti, raccontano, sono ottimi, rifioriti dopo il colloquio a Washington, lo scorso novembre, tra Di Maio e il segretario di Stato Pietro Parolin. Quel viaggio è uno snodo cruciale nella storia del M5S. Da quel momento il capo politico si fa vedere di più in Vaticano e quasi scompare dall’agenda mediatica dei 5 Stelle la lotta all’immigrazione irregolare.

L’argomento è essenziale per capire il dialogo tra le gerarchie ecclesiastiche e il grillino. All’indomani del voto, il 6 marzo, l’unica voce dal Vaticano è quella del numero due di Papa Francesco, il cardinale Parolin: «La Santa Sede sa che deve lavorare nelle condizioni che si presentano. Noi non possiamo avere quelle che vorremmo, quindi, anche in questa situazione, continueremo la nostra opera di educazione, che richiede molto tempo» per passare ad un atteggiamento più positivo nei confronti dei migranti, perché migrazione non sia «sinonimo di pericolo o di emergenza».

Di Maio a Palazzo Chigi, costi quel che costi

Di certo la Chiesa avrà apprezzato le abiure di Di Maio sui taxi del mare dopo gli attacchi alle ONG e il buco nell’acqua sostanziale delle indagini di Catania. Magari con un po’ di occhio lungo si potrebbe far notare che quella è una tipica abiura elettorale, fatta senza alcun pentimento per quanto scritto prima e soprattutto ad usum delphini, ovvero senza darne notizia al fronte interno degli attivisti che esultavano all’epoca al grido di ONG = COOP = Mafia Capitale = PD. Ma della tendenza trasformistica di Di Maio si saranno accorti anche Oltretevere, apprezzandola visto che appartiene a tutti i politici che poi hanno formato assi importanti con San Pietro.

elezione cambiare voto

D’altro canto se è vero che metà degli italiani cambia voto ad ogni elezione per il leader grillino al suo secondo (e ultimo) mandato nelle istituzioni è più importante l’oggi che il domani. Di Maio ha soltanto la chance di questa legislatura per andare a Palazzo Chigi, e l’appello della “sinistra europea” (in realtà finora mosso soltanto da due parlamentari di GUE tra cui Barbara Spinelli) non sembra poter scalfire le intenzioni del Partito Democratico, che dovrà comunque prima trovare una guida stabile dopo l’annuncio dell’addio di Matteo Renzi alla leadership e poi potrà ragionare intorno a possibili astensioni per favorire la nascita di un governo altrui.

Il Vaticano non vuole la Lega

Proprio ieri Avvenire, con un editoriale del direttore Marco Tarquinio, ha cominciato a evocare un «governo di tregua», ma «non con una Grande Intesa a forte connotazione politica che solo uno spettacolare colpo di scena, tipo un accordo Di Maio – Salvini, potrebbe propiziare». Insomma, i vescovi non amano l’ipotesi del Patto di Neanderthal caldeggiata invece ieri da Pietrangelo Buttafuoco sul Fatto e che potrebbe bearsi di molti punti in comune nel programma.

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Fonte: Il Sole 24 Ore del 06/03/2018

E soprattutto, caldeggiata dagli stessi elettori del MoVimento 5 Stelle che preferirebbero, di poco, un governo con la Lega invece che un governo con l’odiato PD. Ma oggi sentire gli elettori non va più di moda, così come l’ipotesi di una consultazione tra gli iscritti su Rousseau per l’ok a un governo di coalizione che era stata ventilata subito dopo i risultati delle elezioni è scomparsa, chissà perché, dall’agenda del M5S. Per ora.

Ma il governo qualcuno lo dovrà pur fare

Riusciranno le convergenze parallele di Vaticano e sinistra radicale a spingere il Partito Democratico a trattare con il M5S? Di certo le proposte di governo PD-M5S fioccano ma, come nel caso di Massimo D’Alema, arrivano quasi sempre da esponenti lontani o concorrenti del PD. Mentre all’interno il no sembra ancora reggere, sorretto dall’evidenza logica di una débàcle ancora peggiore alle prossime elezioni in caso di cedimenti di fronte alle lusinghe grilline. Chi cita poi il patto tra SPD e CDU per l’ennesima Grosse Koalition partita in Germania come al solito dimentica che quello della Merkel è un vero governo che deriva dall’accordo tra due partiti: il M5S non ha alcuna intenzione di dare al PD gli interni, gli esteri e il ministero dell’Economia come succede a Berlino.

sondaggio m5s lega
Il sondaggio di SWG: gli elettori del M5S vogliono la Lega

Precisamente, il M5S si trova nella condizione di chiedere al PD oggi quello che ha negato a Bersani nel 2013: consentire la nascita di un governo formato da un partito concorrente (e che concorrenza!) nella scorsa campagna elettorale. Nella scorsa legislatura fra i più accesi sostenitori del no a questa formula c’era Marco Travaglio. Ovvero il direttore di quel giornale che oggi vorrebbe quell’accordo. O tempora, o mores!

Leggi sull’argomento: Chi si somiglia si piglia: quanto hanno in comune i programmi di Lega e MoVimento 5 Stelle

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