“Se siete davvero No Tav dimettetevi”: come i grillini hanno preso la supercazzola di Di Maio

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-07-24

Mesi e mesi di minacce di dimissioni nel caso il Governo avesse dato il via libera alla Torino-Lione si sono rivelate oggi per quello che sono: delle patetiche scuse che il M5S ha usato per gettare fumo negli occhi degli elettori mentre lavorava per fare la TAV

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La prima TAV non si scorda mai, ma fate bene attenzione: quella cui il M5S si è opposto fin dalla sua nascita era la TAV zero. Quella che il Parlamento si accinge a votare invece è la TAV, la differenza è sostanziale. Che il MoVimento 5 Stelle avrebbe finito per dire di sì alla linea Torino-Lione lo avevano capito pure i sassi. Nella prima bozza del contratto di governo era scritto nero su bianco, mentre nella stesura definitiva non si parla di bloccare l’opera ma di «ridiscuterne integralmente il progetto».

Lo psicodramma del senatore Airola che ha scoperto che non vuole più dimettersi

Ieri è arrivata la doccia fredda di Conte. L’Avvocato del Popolo ha detto che per lui, per il Governo, il parere sull’opera è favorevole. Quel buco inutile nella montagna per il Governo dove siedono i vari Di Maio, Toninelli e Castelli, si farà. Ma, come ha scritto poco dopo Di Maio su Facebook “sarà il Parlamento, nella sua centralità e sovranità” a decidere e a prendersi le responsabilità del caso. Il Capo Politico del MoVimento preferisce sorvolare sul dettaglio che lui fa parte di quel Governo che secondo Conte ha espresso parere favorevole. La patata bollente passa all’Aula dove i pentastellati sanno che la maggioranza è a favore della TAV.

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Il giochino però questa volta non funziona. Di Maio non riesce a convincere i No TAV che il MoVimento è ancora contro la Torino-Lione. Pesano senza dubbio i tradimenti sull’Ilva e sul TAP, dove il M5S ha fatto esattamente il contrario di quello che aveva promesso. Ma la ragione principale è che tutti, ma proprio tutti, si sono accorti che quella del M5S sulla TAV è stata una sceneggiata lunga quasi un anno.

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L’interprete migliore in questo senso è senza dubbio il senatore pentastellato Alberto Airola che appena due giorni fa scriveva sulla sua pagina Facebook: «non credete alle favole. Il TAV si può fermare senza terremoti politici. Basta volerlo»  e spiegava che nel caso dovesse passare «è perché non hanno fatto nulla per fermarla, compresi Toninelli, il nostro bravo capo politici Di Maio e il nostro Presidente Conte».  Toninelli però che giusto ieri minacciava dimissioni su dimissioni in caso di sì al TAV  la pensa già diversamente: «resto al mio posto. Conte ha riconosciuto che i tre miliardi risparmiati sono anche grazie al lavoro del ministero. Li useremo per opere utili».

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Ieri, dopo il discorso di Conte, Airola era “affranto”: il premier non aveva evidentemente letto le mail che gli ha scritto per spiegargli come fermare la TAV. Ma Conte e Di Maio non sono gli unici ad aver cambiato idea. Il senatore Airola aveva infatti giurato che se si sarebbe dimesso se fosse passata la linea del sì alla TAV. Indovinate un po’, oggi dice che l’aveva detto “d’impeto”. Di dimettersi lui non ci pensa proprio. Anzi spiega che: «a dimettersi dovrebbero essere tutti gli altri 5 Stelle, non io che sono rimasto coerente». Perché ha scoperto improvvisamente se si dimettesse ora «non conterei più nulla».

Quelli che vogliono far cadere il Governo sulla TAV

Ma non c’è solo Airola ad aver scoperto che non solo Conte ma addirittura Di Maio e Toninelli sono a favore della TAV. C’è un fantastico Marco Travaglio che oggi sul Fatto Quotidiano ci spiega il trucco di Di Maio e scrive che «nascondersi dietro a Conte, capo di un governo a maggioranza M5S, è come perdere la partita senza neppure giocarla». C’è un ex pentastellato come Ivan Della Valle, quello passato alla storia per Rimborsopoli ed aver scoperto – una volta espulso – che il M5S è il male assoluto. Ci aveva provato lui a dirci «quanto è diventato schifoso questo MoVimento», peccato solo che avesse provato a farlo solo dopo essere stato preso con le mani  nella marmellata.

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Sotto al post con cui Di Maio prova a rigirare la frittata dando come sempre la colpa al PD si è radunata una nutrita folla di pentastellati incazzati per il tradimento del M5S. C’è da capirli: la lotta contro la Torini-Lione è LA battaglia che il MoVimento ha combattuto prima ancora di diventare un “non-partito”, quando ancora c’erano i meetup degli amici di Beppe Grillo. E lo stesso Garante si è speso in prima persona andando ai presidi No TAV in Val Susa. Dopo le regionali in Piemonte il quadro è cambiato, la maggioranza dei valsusini ha votato per partiti Sì Tav e questa è una delle scuse che i grillini usano per giustificare l’annuncio di Conte.

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Ma in pochi si bevono la storiella del voto in Parlamento e della sovranità dell’Aula. Perché sanno che se il Governo avesse voluto fermare la Torino-Lione lo avrebbe potuto fare. «Se il governo è davvero No TAV dimissioni di tutti i nostri ministri domani mattina», scrivono in molti che non si fanno abbindolare. «Chiaramente il Parlamento sovrano voterà Sì Tav, tranne voi e così vi salvate la faccia?», troppo comodo dopo anni di lotta.

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Qualcuno si chiede in che modo il M5S ha provato a fermare la TAV in questo anno di governo. La risposta è che non è stato fatto nulla, e la posizione più complicata ora è quella della sindaca di Torino Chiara Appendino, che è stata eletta anche grazie al voto dei NO TAV.

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La mossa di Conte è stata vista come l’ennesimo tradimento dei 5 Stelle, ultimo di una lunga serie che hanno contribuito a trasformare la creatura di Grillo e Gianroberto Casaleggio nella nuova Democrazia Cristiana.  La parte più divertente è che proprio grazie alla TAV quelli dell’uno vale uno, della democrazia diretta e partecipata (a proposito qualcuno consulterà gli iscritti su Rousseau?) scoprono ora che il voto del Parlamento non è poi così importante. Perché sanno che in Parlamento il M5S è in minoranza e da che mondo è mondo la democrazia è bella solo se tu sei la maggioranza. Gli elettori del 5 Stelle sono così disposti all’estremo sacrificio: far cadere il governo, andare di nuovo alle elezioni e perdere milioni di voti pur di non fare la TAV. Sul piatto della bilancia però ci sono le tante promesse che il partito di Di Maio deve ancora mantenere, e soprattutto c’è una legge di Bilancio che tra Flat Tax e clausole di salvaguardia sull’Iva si preannuncia scoppiettante. Ma che volete che sia in confronto ai sani principi del M5S?

Leggi sull’argomento: Il giochino tra Conte e Di Maio per fregare il M5S sulla TAV

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