Come Matteo Salvini prova a far dimenticare chi ha chiuso gli ospedali

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-03-20

Due settimane fa per il leader della Lega era colpa dei migranti se non c’erano abbastanza posti in terapia intensiva in Lombardia e Veneto. Oggi è colpa dell’Unione Europea. Ma quand’è che Salvini si accorgerà chi governa da vent’anni in quelle due regioni e e scoprirà chi ha ordinato di chiudere reparti e ospedali?

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«Occorre rivedere tutte le regole europee. Negli anni passati bisognava CHIUDERE gli ospedali, le scuole… perché ce lo chiedeva l’Europa». Matteo Salvini, il leader responsabile che vuole tirarci fuori dall’emergenza coronavirus con la sola forza dei suoi tweet ha deciso di andare all’attacco contro l’Unione Europea che ci ha costretto a chiudere gli ospedali e le scuole. Lo fa con il solito mantra del “bisogna cambiare l’Europa”. Lo dicono tutte le forze politiche del continente: ma per la Lega significa che “o si cambiano le regole o si esce”.

Dopo i migranti che ci fanno chiudere gli ospedali oggi è colpa della UE

Cosa c’entrino le scuole lo sa solo lui, al momento sono chiuse a causa dell’epidemia di Covid-19, che decisamente non ha nulla a che fare con le regole europee. E gli ospedali? Vi sorprenderà scoprire che lo stesso Matteo Salvini che oggi dà la colpa alla UE che ci ha chiesto di chiudere gli ospedali non più tardi di quindici giorni fa sosteneva che se non c’erano abbastanza posti nei reparti di rianimazione era colpa delle politiche di accoglienza dei migranti. Ora che di invasione, migranti, barconi e porti chiusi non si parla più Salvini gioca la carta del nemico europeo. E chissà se qualcuno tra gli elettori della Lega si ricorda che il Carroccio è anche quello che ha chiesto a gran voce la Flat Tax (le tasse servono per finanziare il SSN) o che ha approvato Quota 100 e il Reddito di Cittadinanza (quanti miliardi sono costati?). Difficile che lo dica Salvini, proprio oggi che vengono richiamati in servizio i medici mandati in pensione con Quota 100.

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Se avanza tempo ci si può soffermare sul fatto che l’emergenza sanitariala crisi dei posti letto in terapia intensiva, sta avendo luogo in Lombardia e in Veneto. Due regioni dove da decenni è la Lega a governare. Se dei tagli ci sono stati non è certo stato per fare spazio ai migranti (a proposito, vi ricordate di quanto “spendeva” lo Stato per i migranti con la Lega al governo?) o perché ce lo chiedeva l’Europa ma a causa di precise scelte politiche. Chi ha svenduto la sanità lombarda ai privati? Chi ha tagliato i posti letti ospedalieri in Veneto? Chi aveva predisposto sei miliardi di euro di tagli lineari a scuola e sanità per il 2020? Chi è che aveva detto che i medici di famiglia non sono poi così importanti perché ormai i cittadini (che hanno sufficienti disponibilità economiche) si rivolgono direttamente agli specialisti nei centri di medicina privati? Di chi è stata la decisione di “azzerare” l’addizionale IRPEF in Veneto e così avere meno risorse a disposizione per la Sanità?  Risposta a tutte queste domande: la Lega. In quelle regioni vent’anni di politiche leghiste sulla Sanità hanno portato ai risultati che abbiamo sotto gli occhi di tutti. E con l’Autonomia Differenziata (a proposito, come mai non se ne parla più?) Veneto e Lombardia hanno chiesto maggiori competenze, anche in ambito sanitario.

Ma quando è che l’Europa ci ha chiesto di chiudere scuole e ospedali?

È vero, l’Unione Europea si sta muovendo troppo lentamente e la Presidente della BCE Christine Lagarde prima di annunciare un bazooka finanziario da 750 miliardi di euro ha fatto una dichiarazione che ha molto danneggiato il nostro Paese. Ma non è di questo che sta parlando Salvini. Il quale essendo stato parlamentare europeo l’opportunità per “cambiare le regole europee” la ha avuta. Così come ha avuto la possibilità – da ministro dell’Interno – di cambiare l’atteggiamento della UE rispetto all’immigrazione.  Ma quando era a Bruxelles Salvini non andava quasi mai a lavoro. E quando era al Viminale ha disertato quasi tutti i vertici europei.

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Cosa ha fatto l’Europa (cioè noi)? Ci ha chiesto di ridurre gli sprechi, e gli sprechi sono quelle spese che non producono maggiori servizi per i cittadini ma solo vantaggi per alcuni. Ci ha imposto dei parametri, delle regole, rispetto al debito pubblico. Ha detto al nostro Paese (e a tutti gli stati membri) che non potevano fare troppo debito pubblico. La ragione è semplice: bisogna tenere i conti in ordine perché poi può succedere che in un periodo di crisi ad esempio basti poco per far salire il famigerato spread oltre la soglia di sicurezza. Oppure perché c’è il rischio di fare default, che significa non avere più soldi per garantire i servizi essenziali. La Lega invece ha risposto proponendo i Minibot, oppure di fare più deficit per finanziare la Flat Tax (salvo magari dire che voleva usare “la ricchezza degli italiani”) non per aumentare gli stanziamenti a favore di scuole e ospedali. Nel 2020 i due grandi provvedimenti della stagione di governo gialloverde come RdC e Quota 100 costeranno la bellezza di 12 miliardi di euro. Soldi che si sarebbero senz’altro potuti investire altrove. Ma quando Lega e M5S “lottavano” con la Commissione Europea per il famoso 2,4% non stavano pensando a scuole ed ospedali.

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