Attualità
Matteo Salvini e la ridicola retorica dei 60 milioni di Figli della Ruspa
Giovanni Drogo 06/06/2019
Chi sono gli italiani? Salvini dice che siamo tutti figli suoi. E lui da bravo papà sa cosa è meglio per noi, ed è proprio per questo che anche se professoroni e dottoroni dicono che mangiare sempre e solo Nutella non fa bene lui non cede di un millimetro. Peccato che a pagare il conto non sarà Salvini (come invece fanno tutti i papà) ma tutti gli italiani. Qualcuno però dovrebbe chiedere al ministro-papà come mai altri padri e madri, poveri e migranti, non hanno il diritto di fare tutto il possibile per salvare i propri figli dalla fame
«Se mio figlio ha fame e mi chiede di dargli da mangiare, secondo voi io rispetto le regole di Bruxelles o gli do da mangiare? Secondo me viene prima mio figlio. E i miei figli sono 60 milioni di italiani». Altro che Genitore 1 e Genitore 2, ieri pomeriggio Matteo Salvini ieri si è proclamato padre della Patria, ministro e papà di tutti noi che siamo discendenti «delle popolazioni che abitano l’Italia da qualche secolo». Dopo i Figli della Lupa ecco che l’Italia si prepara ai Figli della Ruspa. E scopriamo così di essere tutti bimbi di Salvini, speriamo di essere quelli del genere a lui gradito.
I figli della Ruspa
Perché a Salvini i bambini mica piacciono tutti. Intanto devono essere italiani, preferibilmente non arrivati già belli e confezionati sui barconi (quando arrivano, perché spesso muoiono in mare). Se sono nati in Italia ma sono figli di stranieri non vanno bene. O meglio: vanno bene solo se fanno qualcosa di eroico come salvare i compagni di classe (ma anche lì non è che siano poi così accettabili). Per tutti gli altri, quelli che vanno a scuola normalmente le cose sono diverse. Vogliono accedere alle agevolazioni per la mensa o per lo scuolabus? Devono portare documenti aggiuntivi. Così dice il partito del papà di tutti gli italiani. La strategia comunicativa è subdola, un po’ fa il verso a quello che diceva l’État, c’est moi! un po’ inizia un’opera di ridefinizione del concetto di cittadino, che in quanto figlio è creato ad immagine e somiglianza del papà (e ministro).
Salvini è un maestro della semplificazione. Quando paragona la Commissione Europea con le sue regole e le sue procedure di infrazione ad un’individuo che ti priva delle possibilità di sfamare i tuoi figli sta operando una semplificazione estrema di un problema assai complesso. Se il ministro dell’Interno dicesse come stanno esattamente le cose probabilmente la sua metafora (ma siamo certi lui preferirebbe parlare di “parabola”) non avrebbe senso. Perché dovrebbe dire che nella situazione italiana attuale il “figlio” è un bambino capriccioso, obeso e cardiopatico che vuole continuare a mangiare solo pastine a colazione pranzo e cena. Non solo: vuole le merendine più costose, quelle che il suo papà (e ministro) non può permettersi perché non ha i soldi per portare tutti i giorni il figlio al lussuoso bistrot dove fanno le sue pastine preferite. Certo, il buon padre di famiglia per il suo cucciolo farebbe tutto, anche indebitarsi fino al collo, ma difficilmente qualcuno potrebbe dire che è un padre coraggioso che lotta contro tutto e tutti per il bene del suo bambino. E sapete cosa succede quando il papà finisce i soldi? Niente più medicine per tenere a bada l’obesità, niente più giocattoli costosi, niente più bignè alla crema, e un caro saluto anche al precettore privato che avete assunto per evitare che il pupo venga bullizzato a scuola (tanto il bullismo è un invenzione del gender). Per uno Stato questo significa: tagli alla spesa pubblica, alla sanità, alla scuola, alla sicurezza. Il sovranismo è solo l’anticamera dell’austerità, non il suo contrario.
Come mai papà Salvini può fare quello che vuole per i suoi figli mentre altri padri e madri no?
Matteo Salvini tratta gli italiani come se fossero scemi, gli racconta che “usando la ricchezza degli italiani” può fare questo e quell’altro. Ma anche qui mente. Perché quando dice che in barba alle regole europee farà più debito non sta usando la ricchezza degli italiani (che fino a prova contraria non gli hanno affidato nemmeno un euro) ma quella di coloro – e sono banche, investitori stranieri e alcuni italiani – gli presteranno i loro soldi. Soldi che prima o poi vorranno indietro con gli interessi. E al momento i rendimenti continuano a salire perché i prestatori pensano che il bravo padre di famiglia non sia in grado di ripagare quel debito e vogliono delle garanzie. In un certo senso però è vero che Salvini vuole usare la ricchezza degli italiani: perché l’aumento dello spread e del debito lo dovranno pagare proprio i suoi “figli”, quei 60 milioni di persone cui il ministro vuole un bene dell’anima.
C’è poi un altro aspetto del discorso di Salvini su cui i suoi elettori dovrebbero riflettere. Il suo discorso da padre amorevole e preoccupato è lo stesso di quei padri e di quelle madri che per scappare dalla fame fanno di tutto. Ad esempio scappano dal loro Paese, attraversano fiumi e deserti, cercano di superare reticolati e filo spinato. E sì, si imbarcano su bagnarole e gommoni per venire in Italia, per venire in Europa. Perché l’Italia è un paese ricco, perché l’Europa è una terra di opportunità. Ma per loro Salvini non è papà, non è nemmeno patrigno. Così come non è papà per i figli dei Rom e dei Sinti che vivono nelle baracche e nei campi. I migranti rimangano in Libia nelle prigioni, i nomadi vadano a nomadare. E se vogliono e osano chiedere una casa popolare la risposta sarà prima gli italiani. Eppure il ministro dell’Interno non è ministro solo di alcuni, il governo non governa solo nell’interesse di alcuni, ma di tutti coloro che abitano in Italia. Perché è meglio essere liberi e uguali di fronte alla legge ella Costituzione che essere tutti uguali in quanto figli di Salvini. La prima non cambia idea, il secondo domani potrebbe decidere che voi siete dei figliastri.
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