La vera storia del terribile questionario “gender” sull’omofobia in Umbria

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-12-06

Il senatore e cacciatore di streghe Simone Pillon esulta oggi perché il ministro dell’Istruzione ha bloccato i “questionari omosessualisti” ma è la solita bufala dei cattolici radicali che hanno paura del gender e non credono all’esistenza di razzismo, bullismo e omofobia

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Rieccolo il Gender, il pericoloso complotto omosessualista e omossessualizzante che ha agitato i sonni dei genitori informati prima che il dibattito sui vaccini prendesse il sopravvento. Le polemiche sull’educazione di genere sembravano scomparso, o relegate ad un pugno di blog ultra-cattolici. Il nuovo attacco è stato sferrato in maniera coordinata in 54 istituti colpire questa volta ci pensa un questionario realizzato dal Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione dell’Università di Perugia.

Il nuovo attentato del Gender all’integrità sessuale degli italiani

Il questionario, rivolto agli studenti delle classi terze delle medie e del quarto anno delle superiori umbre è stato subito bollato come questionario gender e oggi, dopo due giorni di inutili polemiche e disinformazione il ministro dell’Istruzione Bossetti ha annunciato l’immediata sospensione della somministrazione del test. A cavalcare l’onda dell’indignazione è stato soprattutto il senatore leghista Simone Pillon, promotore del Family Day e noto cacciatore di streghe. Due giorni fa un allarmatissimo Pillon imbracciava il suo profilo Facebook per denunciare l’ennesimo indottrinamento gender di cui sono vittime i bambini umbri. Prima fake news il questionario non è rivolto ai bambini ma a ragazzi di terza media e di quarta superiore.

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Pillon non se ne capacita: «perchè mai esplorare in modo tanto invasivo la sessualità dei bambini?» si chiede. Ma in realtà il questionario non “esplora” la sessualità dei bambini e nemmeno quella dei ragazzi. Si sa però che il Gender è una brutta bestia (inglese per giunta, perché dire “genere” fa molta meno paura) ed ha a disposizione sofisticate antenne e sonde. È noto altresì come sconfiggere il gender sia molto facile: basta in genere mettere dei cartelli luminosi, vietare dei libri oppure aprire un call center. Un complotto così malvagio che si combatte così facilmente? Ma è un sogno!

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Ecco quindi che La Verità, il quotidiano scritto diretto e interpretato da Maurizio Belpietro ieri titolava a tutta pagina contro la deriva nelle nostre scuole con un test per sapere se  i ragazzi amano i gay. Accidenti. Davvero in Umbria abbiamo raggiunto livelli tali di perversione da voler schedare gli omosessuali (la notizia potrebbe essere interpretata anche in questo senso…)? La risposta è no.

L’educazione Gender non esiste

Il questionario è suddiviso in sette parti, è in forma anonima e solo chi pensa che con un paio di domandine si possa far diventare una persona omosessuale (e quindi mettere in dubbio la sua eterosessualità) può pensare che sia omosessualizzante. Il punto è che per gli omofobi qualsiasi cosa che indaghi la sfera sessuale è omosessualizzante. Ma di questi misteriosi processi di omosessualizzazione non sono stati ancora portati alla luce i meccanismi e le prove del funzionamento. Di fatto è lo stesso ragionamento di chi dice che esiste una correlazione di causa effetto tra vaccinazioni in età pediatrica e autismo. Non c’è alcuna correlazione causale. Così come chiedere ad un adolescente (non un bambino, se li si vuole difendere sarebbe bene imparare la differenza) come si rapporta alle persone omosessuali (quelle che conosce o a livello puramente teorico) non fa diventare quel ragazzo o quella ragazza gay o lesbica. Perché non è così che si “diventa” omosessuali.

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Ma diamo un’occhiata al terribile questionario infarcito di genderismo. È vero, il questionario nelle domande preliminari chiede come l’alunno definirebbe il suo orientamento sessuale. Ma prima ancora chiede l’orientamento politico e addirittura a quale religione appartiene. Curiosamente però Pillon e le sentinelle del Gender non hanno detto che quelle due domante puntano a far diventare tutti i “bambini” Buddhisti o Induisti solo perché sono due delle possibili risposte.

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E allora com’è che rispondere ad una domanda su “ti senti più eterosessuale o omosessuale” dovrebbe essere omosessualizzante? I difensori della purezza dei “bambini” non sanno che rispondere. Lo studio nasce da un accordo siglato nel 2017, a seguito dell’approvazione della legge regionale 3/2017 contro l’omo-transfobia, tra Università degli Studi di Perugia, Ufficio Scolastico Regionale, Ufficio per il Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Regione Umbria e Omphalos LGBTI. Sostenere che tutto è stato fatto di nascosto è un’altra fake news.

Cosa c’è nel famigerato questionario Gender

Seguono cinque serie di domande divise per macro aree. Una riguarda le opinioni (si tratta di indicare se si è in disaccordo o meno con la domanda) riguardo le donne e il ruolo della donna nella società. Ad esempio viene chiesto se “le donne si offendono troppo facilmente” ma anche se “le donne cercano di acquisire potere tendendo a freno gli uomini” oppure “le femministe pretendono dagli uomini cose irragionevoli”.

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Chi non vuole che le nuove generazioni vengano educate al rispetto delle differenze di genere ha tutto l’interesse a mantenere l’immagine della famiglia “naturale” dove magari la donna è “sottomessa” e non deve prendere cose assurde come parità di diritti o di trattamento economico. Qualcuno dovrebbe ricordarsi che conquiste come il diritto di voto per le donne sono relativamente recenti nella storia del Paese.

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In giallo le domande omosessualizzanti che rispecchiano le opinioni degli omofobi

Ci sono quindi le tre “sezioni” riguardanti il rapporto con l’omosessualità, gli uomini gay e le donne lesbiche. Dal momento che gli omosessuali esistono (al contrario dell’ideologia Gender che è un’invenzione dei cattolici) non è certo improbabile che un ragazzino o una ragazzina abbia avuto modo di confrontarsi con alcuni di essi. O anche solo formarsi un’opinione. Gli omosessuali devono avere pari diritti degli eterosessuali? Essere omosessuale è un disturbo psicologico? Ti imbarazzerebbe farti visitare da una dottoressa lesbica? Gli omosessuali rivendicano troppi diritti? Se le domande sull’omofobia sono domande sono omosessualizzanti allora si deve concludere che avere opinioni omofobe è al tempo stesso omosessualizzante. È ridicolo? Certo che sì.

Se per la Lega e il centrodestra razzismo, omofobia e bullismo non sono un problema

Secondo il senatore Pillon invece domande come quelle sul razzismo sono un diretto attacco alle politiche del governo: “colpetto alla linea politica del governo”. Si sa, il gender esiste mentre il razzismo non esiste affatto. Che dire invece delle domande sui comportamenti “da bullo”? Come abbiamo spiegato fino allo sfinimento educare alle differenze significa soprattutto evitare comportamenti vessatori o discriminatori. In una parola: il bullismo.

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Ma c’è di più, come spiega il professor Federico Batini, docente del dipartimento di Filosofia, scienze sociali umane e della formazione e coordinatore del progetto non si tratta di un piano preparato in gran segreto e senza informare nessuno (come teme invece il Ministro Bussetti): «Lo studio è stato illustrato nei dettagli in pubblico. Erano presenti oltre 200 persone, quindi credo ci saranno sufficienti testimoni. Sono state spiegate le metodologie e soprattutto è stato spiegato il questionario. E cioè il fatto che non nasca dal nulla, ma da uno studio di esperti della materia che se individuano di formulare quelle domande, e in quel modo, è perché rispondono a moduli verificati di conoscenza e non a logiche arbitrarie o motivate da ragioni diverse da quelle».

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L’obiettivo non è quello di omosessualizzare gli studenti ma invece di studiare il fenomeno dell’omofobia, del razzismo, del bullismo e dell’intolleranza nelle scuole. Continua Batini: «Noi registriamo che il fenomeno della violenza nei nostri istituti legati al bullismo omofobico, il razzismo, il sessismo, ha una dimensione che deve allertare chi di dovere, dalle istituzioni alle famiglie, ai docenti. Siamo a conoscenza persino di ragazzi che si sono suicidati, e di tanti giovani che cadono in forme di depressione molto gravi. Studiare questi fenomeno vuole dire provare a mettere in campo azioni per combatterle». Alla destra che dopo mesi si è accorta dell’esistenza del questionario però evidentemente questo non preoccupa, ma come, non sono loro che si presentano con nomi pittoreschi come comitato difendiamo i nostri figli e cose del genere?

Leggi sull’argomento: Simone Pillon: la caccia alla strega del senatore leghista

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