Processo a Di Maio: come i grillini hanno preso la tranvata del M5S alle Europee

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-05-27

Beppe Grillo oggi si dedica all’ascolto di Radio Maria, all’interno del partito è iniziata la caccia al Di Maio mentre gli elettori pentastellati hanno le idee chiare: è tutta colpa del PD. Anzi, è tutta colpa degli italiani che non si meritano un governo a 5 Stelle, e allora sai che si fa? Meglio tornare all’opposizione!

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Un anno di governo per una batosta del genere. Non se lo aspettavano gli elettori del MoVimento 5 Stelle di vedere il loro partito addirittura sotto al PD. Eppure è successo. Il M5S è il terzo partito dopo Lega e Partito Democratico e le cose non si mettono bene per Luigi Di Maio. C’è chi se la prende con il Capo Politico per alcune scelte “prese in solitudine” (a partire da quella delle capilista) altri invece puntano il dito contro la “svolta a sinistra” impressa al partito nelle ultime settimane. Qualche coraggiosone invece dà la colpa all’astensione e cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno: il M5S come “ago della bilancia”.

Quelli che vorrebbero prendere il posto di Di Maio

Non certo in Europa però, dove gli alleati europei con cui Di Maio voleva fare il suo fantasmagorico eurogruppo non brillano. Per dire: quei simpatici fascistoni dei polacchi di Kukiz ’15 si fermano al 3,8%. In Italia c’è ben poco di cui essere soddisfatti per il partito che ha la maggioranza relativa in Parlamento (e nel governo). Diciasette punti sotto la Lega di Salvini, tre o quattro punti sotto il risultato delle Europee del 2014 e  soprattutto quindici punti sotto le politiche di un anno fa: un disastro totale. Il primo ad uscire dal bunker oggi è Beppe Grillo che in un tweet scrive «oggi Radio Maria e Canti Gregoriani». Cinque anni fa Beppe parlava di Maalox.

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«Se è così è un vero disastro. Non so quanto si possa reggere con il Pd sopra, la Lega che vola, la Le Pen primo partito in Francia» aveva detto ieri sera il senatore grillino Gianluigi Paragone. Ma la voglia di fare un processo a Di Maio è tanta. Sul Fatto Quotidiano Luca De Carolis racconta che Alessandro Di Battista avrebbe “una voglia matta” di rientrare in partita. E anche il Presidente della Camera Roberto Fico potrebbe farsi sotto per prendere il posto del Capo Politico e vicepremier. Oggi Di Maio si butterà a testa bassa nel lavoro, c’è da affrontare un dramma ben più grave: quei 1800 lavoratori di Mercatone Uno che si sono trovati disoccupati dalla sera alla mattina mentre il ministro era impegnato a fare il giro delle sette chiese televisive per le europee.

Gli elettori non ci meritano!

Ma mentre i vertici del MoVimento sono in subbuglio la base ha le idee piuttosto chiare. E quasi nessuno dà la colpa a Di Maio. Mario Improta, in arte Marione, se la prende in una vignetta con l’intero partito, colpevole di aver abbandonato i valori fondanti a favore di un approccio “democristiano” alla politica. Ma altrove la pensano diversamente. La colpa non è dei portavoce eletti o di Di Maio ma dell’elettorato. Non è certo la prima volta che accade, lo avevamo visto dopo la sconfitta in Abruzzo e quella a Taranto dove i grillini aveva scatenato il proprio odio sui cittadini che avevano “votato male” augurando letteralmente la morte a quelli che avevano fatto vincere gli altri.

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Le Europee non fanno eccezione. E non è tanto il successo ampiamente annunciato della Lega e di Salvini, che doppia il M5S, quanto il fatto di trovarsi dietro all’odiato PD e tallonati da una rediviva Forza Italia. Sembra quasi che ai pentastellati svegliarsi oggi come secondo partito sarebbe andato quasi bene, a patto che il primo non fosse il PD. Ed è tutta qui la spiegazione della sconfitta. Il M5S e il suo elettorato hanno pacificamente accettato, in nome del governismo, di assumere un ruolo di subalterni nei confronti della Lega e di Matteo Salvini.

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Trovarsi sotto al PD invece significa essere stati sconfitti dalla Casta. E questo è inaccettabile. Perché con Lega e M5S al primo e secondo posto ancora si poteva raccontare la storiella della “vittoria del governo Conte”. Ma così è proprio impossibile. Ed è dura, durissima, da mandare giù.

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Come al solito i grillini se la prendono con gli elettori ingrati che non hanno capito la portata del cambiamento. E allora basta con il Reddito di Cittadinanza, che non se lo meritano quei – pochi – italiani che lo hanno ottenuto. Basta tagliarsi lo stipendio. Gli italiani« si meritano la legge Fornero, gli ospedali chiusi, nessun RDC, nessun contratto a tempo indeterminato, nessuna Quota 100, nessun decreto spazzacorrotti». Insomma «vi meritate il peggio perché il meglio non lo avete capito». E modestamente il meglio sono le 5 Stelle.

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Ed è incredibile come lo stesso Paese che un anno fa aveva mandato a casa la Casta, i corrotti, i ladri e i farabutti dopo il voto di domenica si conferma che “la maggior parte del Popolo è ancora legato alla Mafia e alla Corruzione”. Servono camion e camion di Maalox per mandare giù la vista del PD poco sopra al M5S. E la cosa davvero divertente è che il PD non ha vinto e ha davvero poco da festeggiare visto che letteralmente dimezza le percentuali prese nel 2014. Ma l’elettore del M5S ha la memoria di un pesce rosso e deve ancora arrivarci. Tempo qualche ora e sicuramente qualche sveglione dirà che il PD ha perso molto di più del M5S.

Facciamo cadere il governo, anzi no!

Lo sconforto è tanto. C’è chi propone di far cadere il governo e tornare all’opposizione “in attesa che gli italiani imparino a votare”. Il che scritto da elettori del partito il cui leader si raccomandava di ciucciare bene le matite prima del voto fa sorridere. A deludere maggiormente sono gli elettori del Sud, dove anche se il M5S tiene (29,16%) non brilla perché è tallonato a breve distanza proprio dalla Lega che si ferma al 23,45%, un successo clamoroso per il partito di quello che insultava i terroni.

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Gli elettori del M5S però non si sono accorti delle numerose batoste alle regionali: in Abruzzo, in Sardegna o in Basilicata. Il motivo? I vertici hanno sempre minimizzato la portata di quelle sconfitte dicendo che il partito a quelle elezioni non aveva mai brillato (un po’ come alle elezioni comunali). Il paradosso del M5S era e rimane (nonostante le promesse di rinnovamento di Di Maio) quello di un partito nazionale che non esiste a livello locale. E da ieri nemmeno a livello europeo visto che è rimasto senza gruppo, torneranno con Farage?

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«Fare del bene non porta a niente» è il refrain del lamento del pentastellato disgustato da questa gentaglia. Dove la gentaglia sono i concittadini. E c’è chi in preda allo sconforto scrive che ieri è morto il sogno che l’Italia potesse diventare un Paese normale (forse non cogliendo la citazione dalemiana). Coraggio grillini domani è un altro giorno.

Leggi sull’argomento: Vi ricordate quando il M5S aveva una strategiAHAHAH di sinistra per vincere le elezioni?

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