I pastori sardi e tutti gli altri che sono stati fregati da Salvini

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-08-29

Quattordici mesi di Salvini al governo, quattordici mesi di fregature per gli elettori leghisti. Dai pastori sardi ai padani che sognano l’autonomia passando per gli antivaccinisti che volevano abrogare la Lorenzin, quelli che speravano nell’abolizione delle accise, i patridioti che volevano i #portichiusi e quelli cui Salvini aveva promesso di chiudere i campi Rom

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«Non è un addio, è un arrivederci a prestissimo», così Matteo Salvini oggi durante la sua diretta dal tetto del Viminale. L’ultima, visto che con la nascita del Conte bis il leader del Carroccio sarà costretto a lasciare l’ufficio (dove per altro è stato molto poco in questi 14 mesi). E se Salvini promette che tornerà c’è da credergli, lui è un maestro nell’arte della promessa. E dopo un anno di governo di promesse ne ha fatte tante. Quante ne ha realizzate? Decisamente poche.

I pastori sardi e la soluzione che Salvini non ha mai trovato

Sappiamo già cosa dirà, che è colpa del M5S, di Conte, di Bruxelles, di Macron o della Merkel. Ma per uno che chiede di sottoporsi al giudizio degli elettori (curiosamente appena prima della manovra di Bilancio che avrebbe messo in luce altre bugie) è assai comodo dare sempre la colpa a fantomatici poteri forti. E dovrebbe spiegarci Salvini in che modo l’Unione Europa gli ha impedito di mantenere la promessa fatta ai pastori sardi. Era 12 febbraio del 2019 quando Salvini cinguettava: «Ho incontrato al Ministero i #pastorisardi, obiettivo: risolvere il problema entro 48 ore».

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Il problema era quello innescato dalle proteste dei pastori sardi che chiedevano di aumentare il prezzo di acquisto al litro del latte di pecora destinato alla produzione del pecorino. La richiesta degli allevatori era di arrivare ad un euro al litro, le aziende avevano offerto invece 72 centesimi al litro. Dopo sei mesi la situazione è invariata. Con l’unica differenza che la Lega ha vinto le elezioni regionali. Salvini ha ottenuto quello che voleva mentre i pastori sardi sono rimasti fregati. Anche perché il pecorino non viene venduto attualmente ad un prezzo sufficientemente alto da consentire l’aumento del prezzo del latte. Questo significa che gli allevatori potrebbero addirittura dover restituire l’anticipo concesso dai produttori che avevano fissato il prezzo del latte a 72 centesimi al litro (con conguaglio a novembre).

Dall’Autonomia differenziata a Quota 100: tutte le volte che Salvini ha preso in giro i suoi elettori

Ma non pensate che Salvini abbia fatto promesse solo ai pastori sardi. Le ha fatte a tutti gli italiani quando ha detto che avrebbe abbassato le accise sulla benzina. Ma quelle accise non solo non sono state tagliate, Salvini le ha aumentate. Ci sono poi le promesse che per fortuna non sono state mantenute, come quelle fatte al popolo free/no/vax di abrogare i vaccini obbligatori. Salvini lo aveva promesso durante la campagna per le politiche e successivamente durante quella per l’elezione del Presidente della Regione Abruzzo. Oppure c’è quella di chiudere tutti i campi Rom e di radere al suolo la casa della “zingaraccia”. Chi ha creduto che Salvini potesse farlo e gli ha dato il suo voto è rimasto fregato, come sempre quando si parla di Lega e Rom. La fregatura più bella Salvini l’ha però rifilata al “suo” Nord.

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In quattordici mesi il ministro dell’Interno e vicepremier non è riuscito a far approvare l’Autonomia Differenziata per Lombardia e Veneto. La secessione delle regioni ricche è rimandata o finirà nel cassetto? I leghisti non hanno ancora il coraggio di ammettere che le richieste del Veneto sono assurde e che l’ipotesi più probabile è che si arrivi ad un accordo sul modello delle richieste dell’Emilia Romagna. Ma per il Presidente del Veneto Luca Zaia la colpa è solo del M5S. Eppure è evidente che se Salvini avesse voluto l’autonomia l’avrebbe saputa ottenere, così come ha saputo ottenere leggi inutili come la revisione della legittima difesa o i Decreti Sicurezza.

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Ma Salvini sa bene che non può avere l’Autonomia Differenziata al Nord e continuare a raccogliere voti al Sud. E senza i voti del Sud la Lega se lo sogna il 36% (o il 40% o quel che sarà). Ecco quindi che i padani del lombardo-veneto sono stati sacrificati sull’altare delle percentuali (e delle poltrone, di conseguenza). C’è poi il caso curioso del viceministro leghista Massimo Garavaglia che oggi su Twitter avverte riguardo al rischio che il Conte bis possa svendere il patrimonio pubblico con 18 miliardi di privatizzazioni. Ma come gli ricorda il deputato M5S Stefano Buffagni è stato il MEF ad a scrivere e approvare le privatizzazioni. All’epoca della prima (e unica) manovra del governo gialloverde il ministro dell’Economia Tria (messo lì proprio dalla Lega) aveva chiesto all’Europa 3,6 miliardi di flessibilità in cambio dei 18 miliardi di privatizzazioni poi messi a Bilancio. Poi ci sono i lavoratori: quelli cui Salvini aveva promesso che Quota 100 avrebbe creato più posti di lavoro. Non è successo, anzi al posto dei tre lavoratori per ogni pensionato siamo ad un rapporto tre lavoratori ogni dieci pensionati. Infine c’è il grandissimo successo dei Porti Chiusi e del Decreto Sicurezza: i migranti continuano a sbarcare. E i patridioti che hanno votato Lega pensando che Salvini fermasse l’invasione e rimpatriasse “i clandestini” sono rimasti fregati, di nuovo.

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